Un approccio integrato per un controllo migliore

 Rapporti nazionali sui pesticidi nelle acque del Sistema nazionale di protezione dell’ambiente (Snpa) presentano un numero di dati, provenienti dai monitoraggi e dalle analisi del sistema delle Agenzie di tutto rilievo e rappresentano un contributo considerevole alla conoscenza del problema della presenza di sostanze attive nelle acque da origine agricola. 
Ora lo sforzo deve essere indirizzato a rendere sempre più omogeneo l’approccio di indagine attuato sul territorio nazionale, dal momento che a oggi sussistono ancora importanti differenze che spesso non rendono i dati immediatamente comparabili per le diverse aree del paese.

Verso un Rapporto pesticidi 4.0

L’approccio integrato che il Snpa sta facendo proprio è quello che dovrà guidare le attività future di analisi e di rendicontazione. Una rete di laboratori accreditati è la base di partenza (prevista anche dalla legge istitutiva del Sistema) da cui non si potrà prescindere. La sfida, poi, è sicuramente relativa alla quantità dei punti di monitoraggio e delle sostanze ricercate (identificando una lista delle principali sostanze che ogni realtà territoriale dovrà obbligatoriamente ricercare), ma anche alla qualità del dato, per cui il Sistema dovrà individuare criteri specifici per territorio e definire priorità che possano essere ricavate da diversi elementi da tenere in considerazione (dati di vendita, pressioni esistenti, potenziale pericolo e persistenza delle sostanze nell’ambiente, frequenza di rilevamento, ecotossicità, fattibilità analitica ecc.), con un’analisi previsionale delle principali criticità attese. Solo partendo dalla conoscenza diretta del territorio e dei problemi ambientali locali, infatti, è possibile attuare una corretta politica di prevenzione e protezione dell’ambiente.

La restituzione dei dati analitici, ad esempio, deve tenere conto della tipologia di acquifero in cui viene riscontrata la presenza delle sostanze ricercate e dei potenziali utilizzi dello stesso acquifero. In Emilia-Romagna, leggendo i dati quantitativi presenti nel Rapporto 2018, emerge un aumento dell’utilizzo di prodotti fitosanitari nell’ultimo triennio (8,2 kg per ettaro nell’ultimo anno di rilevazione). Un dato in controtendenza rispetto all’aumento della superficie agricola a produzione integrata (13% della superficie agricola utilizzata, Sau) e a produzione biologica (15% della Sau, vedi anche l’articolo a pag. 16); va considerato, in tutta evidenza, che il solo dato quantitativo non tiene conto delle tipologie fitoiatriche dei prodotti utilizzati e della loro tossicità. 
È necessario integrare l’approccio relativo alla rilevazione della presenza di fitofarmaci con il concetto di rischio, proprio della tossicologia ambientale, per tenere nella giusta considerazio nel’effettivo impatto della presenza delle sostanze sulla salute e sull’ambiente.

Per un monitoraggio più efficace e più rispondente all’esigenza di avere un quadro completo dello stato ambientale, inoltre, è opportuno incrociare i dati dei controlli con le informazioni e le descrizioni delle azioni e delle misure messe in campo dai Piani di sviluppo rurale, che forniscono una base di conoscenza essenziale a questo scopo. A questo proposito, sono già state avviate attività con l’obiettivo, anche tramite misure volontarie, di arrivare alla sostituzione delle sostanze attive più critiche con altre che si degradino più rapidamente o alla riduzione del loro utilizzo… Leggi l’articolo integrale in Ecoscienza 5/2018

Autore: Giuseppe Bortone, direttore generale Arpae Emilia-Romagna
Snpa

Altre risorse 

Ecoscienza 5/2018, servizi Agricoltura sostenibile e Monitoraggio fitofarmaci 

Rapporto Ispra sui pesticidi in Italia, 400 le sostanze ricercate nelle acque

Pesticidi nel fiume Po, il rapporto Ispra

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