Laboratori ARPAT: sviluppato un metodo per l’analisi in tracce di IPA e PCB nelle acque

Garantire il mantenimento di un’ampia rete di monitoraggio delle risorse idriche sul territorio regionale, con un numero consistente di punti di prelievo, sia di acque superficiali che sotterranee, si traduce oggi in un numero considerevole di analisi per la ricerca di sostanze prioritarie ed emergenti.

Tali analisi sono richieste in misura crescente dalla normativa europea e nazionale, che prevede la verifica di Standard di Qualità Ambientali e livelli di concentrazione da misurare sempre più bassi e sfidanti per le capacità analitiche dei laboratori di ARPAT.

Attualmente viene inoltre dedicata molta attenzione agli aspetti di igiene e sicurezza nei laboratori e alla riduzione dell’esposizione ad agenti chimici da parte degli operatori.

Negli anni lo sforzo nello sviluppo di nuovi metodi si è quindi concentrato, oltre che sull’aumento della sensibilità dei metodi, anche su

  • riduzione dell’impiego di solventi per l’estrazione di sostanze organiche dalle matrici ambientali,
  • contenimento della manipolazione dei campioni,
  • riduzione dei rifiuti di laboratorio prodotti,
  • miglioramento dell’automazione strumentale per la riduzione dei tempi di analisi.

Tra le varie tecniche oggi utilizzate per l’analisi di inquinanti organici nelle acque, la microestrazione in fase solida (SPME) ha conosciuto un notevole sviluppo negli anni, grazie alla possibilità di eliminare l’impiego di solventi di estrazione e quindi di eliminare o limitare la produzione di rifiuti pericolosi e di aumentare la produttività del laboratorio con una riduzione dei tempi di risposta, grazie all’automazione del procedimento analitico.

Il lavoro della sezione “microinquinanti” del laboratorio di Area Vasta Centro di ARPAT, nel 2019, si è quindi rivolto allo sviluppo di un metodo per l’analisi di idrocarburi policiclici aromatici e policlorobifenili nelle acque tramite la tecnica SPME.

picco cromatografico del benzo[a]pirene

Attraverso un complesso lavoro di ottimizzazione dei numerosi parametri sperimentali in gioco e l’utilizzo di uno spettrometro di massa di ultima generazione, tra i vari composti ricercati (16 idrocarburi policiclici aromatici e 29 congeneri dei policlorobifenili), è stato possibile raggiungere il livello di sensibilità richiesto in particolare per la sostanza prioritaria benzo[a]pirene, per la quale l’attuale normativa prevede per la classificazione dei corpi idrici superficiali uno standard di qualità ambientale media annuale pari a 0,17 ng/L (vedi immagine che riporta il picco cromatografico del benzo[a]pirene da un campione reale di acqua superficiale addizionato alla concentrazione di 0,10 ng/L).

La procedura analitica così ottenuta è stata validata attraverso la partecipazione a circuiti interlaboratorio e prove di ripetibilità e robustezza con matrici reali, secondo i requisiti previsti dalla norma UNI EN ISO 17025, e sarà quindi avviata al percorso di accreditamento nel corso del 2020.

Testo di Matteo Vitelli – Illustrazione di Raffaella Bocciolini

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