Il senso perduto dei pesci

Negli ultimi tempi si è registrata una notevole attenzione alla abnorme presenza di plastica e microplastica nei mari di tutto il mondo.

Un articolo di Pietro Greco su Micron evidenzia che “a inquinare il mare non c’è solo la plastica”.

Nell’articolo si cita un articolo di Elisabeth Preston, A growing sensory smog threatens the ability of fish to communicate, navigate, and survive, pubblicato sulla prestigiosa rivista Science.

L’autrice rileva che “esiste un vero e proprio insieme crescente di inquinanti di origine antropica che impedisce ai pesci di vedere, di odorare, di sentire e di parlare (nel modo in cui sentono e parlano i pesci).

Questo insieme è costituito da tre tipologie di “smog”: i rumori generati da navi, motoscafi, sottomarini e quant’altro che impediscono ai pesci di sentire e di farsi sentire; l’inquinamento con polveri di ogni genere e tipo (plastiche comprese) che riducono la limpidezza delle acque e impediscono di vedere; la crescente acidificazione delle acque a causa dell’aumento anche in esse della concentrazione di anidride carbonica che altera un po’ tutti i sensi, generando cambiamenti nel cervello.

Purtroppo, occorre aggiungere a tutto ciò il cosiddetto overfishing, ovvero la pesca intensiva realizzata a scala industriale e con un prelievo insostenibile, perché superiore alla capacità di molte specie di pesci di riprodursi.”

Vedi l’articolo integrale su Micron

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