Il progetto Return per la mitigazione dei rischi antropici

Nasce Return (Multi-risk science for resilient communities under a changing climate) – il partenariato esteso che vuole rafforzare le filiere della ricerca sui rischi ambientali, naturali e antropici a livello nazionale e promuovere la loro partecipazione alle catene del valore strategiche europee e globali.

26 partner (capofila l’Università degli studi di Napoli Federico II), tra cui 12 Università, 5 Enti di ricerca e Centri di competenza, 6 privati, 2 enti territoriali e il Dipartimento di protezione civile per un investimento erogato dal Ministero dell’Università e della ricerca di 115.100.000 euro. Tra i partner c’è anche Arpae Emilia-Romagna. Attraverso il potenziamento delle conoscenze di base, mirando all’applicazione e allo sfruttamento della tecnologia, il partenariato esteso Return contribuirà a rafforzare le competenze chiave, il trasferimento tecnologico e di conoscenze, nonché la governance italiana nella gestione del rischio di catastrofi, con il coinvolgimento di amministrazioni pubbliche, stakeholder e imprese private.

Questi i principali obiettivi scientifici del partenariato esteso Return, in linea con le nuove sfide proposte dagli obiettivi e dalle priorità del Piano nazionale della ricerca (Pnr):

  • migliorare la comprensione dei rischi ambientali, naturali e antropici, nonché la loro interrelazione con gli effetti dei cambiamenti climatici;
  • migliorare la previsione dei rischi e le metodologie per la prevenzione, l’adattamento e la mitigazione;
  • sviluppare nuove metodologie e tecnologie per il monitoraggio;
  • promuovere un uso più efficiente e sostenibile di dati, prodotti e servizi;
  • rafforzare il ponte tra la ricerca e i prodotti finali, valorizzando trasversalmente le competenze, il trasferimento tecnologico e l’integrazione dei servizi.

Il partenariato è stato presentato giovedì 1 dicembre 2022 a Napoli.

“Le recenti tragedie di Senigallia e Casamicciola confermano la drammatica e perdurante attualità dei rischi geoambientali nel nostro Paese – spiega il responsabile scientifico del progetto, Domenico Calcaterra -. La comunità scientifica italiana si accinge a rinnovare il proprio impegno nei confronti del Paese, dando il via al partenariato esteso Return, nell’ambito del quale si adotterà un approccio multirischio per la realizzazione di condizioni di resilienza in contesti urbani e metropolitani e in relazione alle infrastrutture critiche, per contrastare conseguenze ed effetti dovuti a rischi interconnessi e correlati al cambiamento climatico. Il partenariato esteso Return vedrà lavorare insieme per tre anni 26 soggetti tra università, enti di ricerca, aziende e Dipartimento della protezione civile. La Federico II avrà il ruolo di Hub, e quindi che coordinerà tutte le attività, affiancata dai 25 partner che sono ripartiti in otto spoke, ognuno dei quali affronterà una tematica particolare”.

Quattro di questi spoke affronteranno i principali rischi (legati all’acqua, alle deformazioni della superficie terrestre terremoti e vulcani, all’ambiente). Altri tre spoke si occuperanno degli impatti che i rischi hanno sulla popolazione e sul costruito, quindi aree metropolitane e urbane, infrastrutture critiche e uno dedicato alla comunicazione, un tema particolarmente importante per una più efficace mitigazione dei rischi e per convincere i cittadini ad adottare buone pratiche prima, durante e dopo l’accadere di eventi calamitosi. L’ottavo spoke, infine, si occuperà dei cambiamenti climatici, quindi, dello scenario che governa gran parte dei rischi e soprattutto quello idrogeologico.

Il partenariato esteso Return mira, quindi, a individuare strategie di mitigazione del rischio e di adattamento ai cambiamenti ambientali e del clima a partire da valutazioni del rischio naturale e antropico eseguite attraverso nuove metodologie, utili alla ricostruzione di scenari quantitativi degli effetti sui beni e degli impatti sociali ed economici.

Gli spoke saranno coordinati, dal punto di vista scientifico e amministrativo, dall’hub costituito presso l’Università degli studi di Napoli Federico II che, insieme agli altri partner, ha dato vita alla Fondazione Return.
In tale struttura, utile all’implementazione di una visione scientifica multi- e trans-disciplinare, il contributo direttivo del Dipartimento della protezione civile, coinvolto nella gestione nazionale del rischio di catastrofi, e l’esperienza del gruppo Ferrovie dello Stato, in termini di requisiti operativi nella gestione e mitigazione del rischio per le infrastrutture critiche, orienterà le attività verso la soluzione di grandi problemi, permettendo di passare direttamente dalla ricerca di base all’utilizzo dei suoi risultati.

I numeri del partenariato:

  • Data d’inizio del progetto: 1° dicembre 2022
  • Durata del progetto: 36 mesi
  • Partner coinvolti: 26, di cui 12 Università (Napoli Federico II, Alma Mater Studiorum Bologna, Bari, Cagliari, Enna Kore, Firenze, Genova, Padova, Palermo, Politecnico di Milano, Politecnico di Torino, Roma Sapienza), 5 enti di ricerca e Centri di competenza (Ogs, Cima, Enea, Eurac Research, Fondazione Ca’ Foscari), 6 privati (Gruppo FS Italiane, Almaviva, Engineering, Generali Assicurazioni, Iren, Eni Rewind), 2 enti territoriali (Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino meridionale, Arpae Emilia-Romagna), Dipartimento di protezione civile
    Ricercatori impegnati: 347
  • Contratti da attivare: almeno 100 ricercatori a tempo determinato di tipo A, oltre ad alcune decine di borse di dottorato e di assegni e/o contratti di ricerca.
  • Ente Capofila: Università di Napoli Federico II
  • Responsabili partenariato: professore Andrea Prota (Presidente Fondazione); professore Domenico Calcaterra (Responsabile scientifico)
  • Contributo erogato dal MUR: 115.100.000 euro

Un pensiero su “Il progetto Return per la mitigazione dei rischi antropici

  1. Se non si affronta la contraddizione tra l’allarme climatico e il delirio della crescita economica comunque sia, non si va da nessuna parte, anzi si va solo al disastro. Si continua allegramente a produrre cose inutili, futili e problematiche dal punto di vista ambientale, a promuovere consumi sconsiderati di qualsiasi stupidaggine proposta dalla pubblicità. Ogni giorno arrivano da ogni parte del mondo milioni di container pieni per lo più di cose di cui potremmo fare tranquillamente a meno, ma l’imperativo principale è stimolare i consumi, non sopperire alle necessità. Si possono trovare soluzioni tecnologiche vantaggiose, ma la tecnologia non può risolvere il problema principale: la stupidità e l’avidità umana.

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