Un Adriatico che incanta

Al lavoro sulla correlazione tra Covid-19, lockdown, inquinamento e stato dell’ambiente

Dallo scorso febbraio, quando il diffondersi della pandemia e le conseguenti misure emergenziali cominciavano a produrre i propri effetti sulla vita sociale ed economica del Paese, la questione ambientale è divenuta sempre più argomento privilegiato di dibattito a livello mondiale. 

Abbiamo chiesto al Direttore Generale dell’ARPAM Giancarlo Marchetti quale sia stata la risposta dell’Agenzia alle così importanti sollecitazioni e agli interrogativi cui il virus ci ha posto di fronte. “Sin dall’inizio dell’emergenza – ci ha risposto Marchetti – ARPAM non si è certo sottratta ai propri compiti. Innanzitutto ci siamo preoccupati di definire e dare immediata informazione su quali fossero i servizi garantiti dall’Agenzia e quali le modalità per entrarvi in contatto (vedi l’articolo); pur consapevoli dei disagi dovuti alle restrizioni allora in corso e con il personale a regime ridotto per il dovuto rispetto delle norme sul distanziamento sociale, posso dire che siamo riusciti a garantire la quasi totalità delle attività, con naturale priorità a quelle non differibili, sia tecniche che amministrative, alle quali ARPAM ha potuto addirittura affiancare la produzione e distribuzione di gel disinfettante a sanità e forze dell’ordine, all’epoca così scarso sul mercato”.

Inoltre, in un panorama che negli ultimi mesi ci ha immersi in un proliferare di informazioni e discussioni, a volte anche fuorvianti, il ruolo dell’ARPAM e in generale di tutte le Agenzie e enti che si occupano della questione ambientale si è rivelato ancora più incisivo, fornendo con l’autorevolezza del metodo scientifico numerosi studi e contributi puntuali.

Nel periodo contrassegnato dal lockdown e successivamente a questo, oltre a veicolare e diffondere informazioni sui comportamenti più corretti per la salvaguardia della salute e dell’ambiente come, ad esempio, quelle sulla limitazione degli effetti dell’inquinamento indoor e sulla corretta gestione dei rifiuti, ARPAM ha attentamente monitorato e pubblicato diversi Report utili ad indagare il rapporto tra diffusione del virus e condizioni ambientali. Ne sono un esempio quelli sulla qualità dell’aria presentati nei mesi di aprile e maggio e quello sul clima acustico, così come l’attenta e continua sorveglianza delle condizioni del mare – attuata anche in seno al progetto nazionale “Snapshot” – e delle acque di balneazione, contribuendo a mettere a sistema assieme a tutti gli enti del SNPA dati, informazioni e notizie di interesse sulle coste italiane all’avvio della stagione balneare.

A questo riguardo, quali sono i dati ambientali rilevati dall’ARPAM che hanno contraddistinto in modo particolare il periodo del lockdown? Può farci qualche esempio?

Il dato più significativo è certamente quello della qualità dell’aria, laddove i nostri strumenti hanno ad esempio rilevato nel mese di aprile sensibili riduzioni delle concentrazioni di inquinanti, risultate ad esempio per NO2 inferiori anche del 27% rispetto alle medie del triennio e per il PM10 con un calo a marzo del 18% rispetto ai due mesi precedenti. Anche il monitoraggio dell’inquinamento acustico, condotto confrontando i valori delle Fase 1 e Fase 2, ne ha evidenziato l’andamento, con riduzioni anche di 20 dB tra periodo diurno e notturno nel primo periodo e lentamente attenuatesi nel secondo. Gli ultimi dati di sicuro interesse sono quelli che attengono al mare e alla balneazione: i parametri rilevati poco prima dell’inizio della stagione balneare hanno visto aumentare significativamente (+16%) le acque classificabili come eccellenti e scomparire quelle sufficienti e scarse, mentre ancora nel mese di giugno il 98% dei campioni analizzati ha registrato cariche batteriche pressoché trascurabili.

L’attività dell’ARPAM si è spinta inoltre anche sul fronte della ricerca della possibile correlazione tra condizioni ambientali ed effetti sulla salute, nell’intento di comprendere non solo le modalità di propagazione del virus SARS-CoV-2 e dei suoi meccanismi di interazione con l’ospite, ma anche di indagare tutte le possibili concause che possono aver giocato un ruolo determinante nel numero dei contagi e nella severità della malattia. 

A questo proposito, fra i primi nel panorama italiano, ARPA Marche pubblicava lo scorso 17 Aprile uno studio condotto dal proprio Servizio di Epidemiologia Ambientale in collaborazione con ARPAE Emilia Romagna, Università Politecnica delle Marche e Università di Bologna che, rilevando alcune aree di ricerca meritevoli di ulteriori approfondimenti multidisciplinari, ha rappresentato la necessità di indagare più a fondo la possibile interazione tra gli inquinanti atmosferici e le infezioni respiratorie, anche sulla base del meccanismo di azione del virus con l’ospite. 

La tesi sostenuta nello studio, ripresa recentemente anche dal prof. Floriano Bonifazi, attribuisce all’inquinamento ambientale, come oggi molti studi sono arrivati ad affermare, non tanto una funzione di “trasportatore” del virus, quanto di “complice” della maggior probabilità di contrarre la malattia e di subirne maggior danno.

La ricerca dell’ARPAM in questo senso non è certo conclusa – ci ha detto Marchetti – L’attuale emergenza sanitaria apre prospettive ampie di messa a punto e utilizzo di tecniche di indagine scientifica che i nostri tecnici e professionisti stanno approfondendo su scala sia locale che nazionale, integrando le osservazioni ambientali con quelle dedicate alle componenti fisiche, chimiche e biologiche di potenziale interesse sanitario per indagare le risposte che oggi tutti ricercano”. 

Ancona sul mare
Ancona sul mare – Marche – Ambiente urbano – foto di Amelia De Lazzari

A livello nazionale, ARPA Marche è soggetto attivo in seno a diversi importanti progetti dedicati all’approfondimento del possibile legame fra inquinamento atmosferico e diffusione della pandemia, come ad esempio quello denominato PULVIRUS, condotto sinergicamente da ENEA, Istituto Superiore di Sanità (ISS) e

Sistema Nazionale per la Protezione Ambientale (SNPA), che si propone di mettere a fattor comune e verificare gli strumenti che la comunità scientifica si è data per supportare le policy ambientali e sanitarie. 

Allo stesso modo, l’Agenzia sta collaborando attivamente a un ulteriore progetto di studio epidemiologico nazionale promosso da ISS ed ISPRA-SNPA che si avvale del supporto scientifico della Rete Italiana Ambiente e Salute (RIAS), nata con l’obiettivo di condividere ed integrare, secondo un approccio interistituzionale, le conoscenze e i dati disponibili in materia ambientale e sanitaria. Il progetto vede il Servizio di Epidemiologia Ambientale di ARPAM direttamente coinvolto in gruppi di lavoro tematici cui fanno parte, oltre che esponenti di diverse istituzioni sanitarie, ambientali e di prestigiose università italiane ed estere, esperti provenienti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, dalla statunitense Harvard School of Public Health e dell’Inserm di Parigi. 

È però naturalmente sulla nostra regione che gli studi attualmente in corso rivolgono una particolare attenzione” ha proseguito Marchetti. 

Di sicuro rilievo si pone infatti, nella medesima direzione, un nuovo studio di dettaglio su scala regionale che ARPAM sta attualmente conducendo assieme alla Sanità regionale e all’Università Politecnica delle Marche e con la collaborazione di Arpa Emilia Romagna. Incrociando dati ambientali e sanitari, lo studio intende indagare il grado di esposizione agli inquinanti proprio laddove siano stati rilevati i casi positivi marchigiani, così da valutarne la possibile correlazione anche con riguardo al maggiore o minore interessamento dei territori marchigiani e alle diverse variabili socio-economiche e demografiche. 

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