Tartarughe marine piene di plastica

La Caretta Caretta come indicatore ambientale per monitorare la quantità e la dinamica della distribuzione delle plastiche nel Mediterraneo. Ispra e il progetto INDICIT.

INDICIT (Implementation Of Indicators Of Marine Litter On Sea Turtles And Biota In Regional Sea Conventions And Marine Strategy Framework Directive Areas) è un progetto biennale finanziato dalla Commissione Europea e composto da dieci partner internazionali. Obiettivo è quello di sviluppare una metodologia comune per rendere operativo e confrontabile fra i vari Stati l’indicatore sulla quantità dei rifiuti marini ingeriti dagli organismi marini, in particolare dalla tartaruga marina Caretta caretta.

Come nasce il progetto? Tutto è partito nel 2010, quando che la Commissione Europea decise di organizzare un gruppo di lavoro tecnico sul Marine Litter, al quale presero parte due esperti per ciascun Paese. Nei mari del Nord si utilizzava l’uccello marino Fulmarus Glacialis, ma la specie non è presente nel Mediterraneo ed il gabbiano non può essere utilizzato per la sua alimentazione in discarica.

Ispra ha, quindi, proposto a nome dell’Italia la tartaruga marina Caretta caretta come specie bio-indicatrice e abbiamo quindi avuto l’incarico di verificarne la fattibilità. Dopo un periodo di sperimentazione a cui hanno partecipato oltre a ISPRA, il IAM-CNR di Oristano, la Stazione Zoologica di Napoli, l’Arpa Toscana, l’Università di Siena, l’Istituto Zooprofilattico di Lazio e Toscana, sono stati pubblicati due importanti articoli sull’argomento (Camedda et al., 2014 e Matiddi et al., 2017), che dimostrano la massiccia presenza di plastica nei contenuti stomacali. Con il progetto INDICIT  sarà possibile sviluppare l’indicatore tartaruga  per tutto il Mediterraneo.

Dopo un primo anno di analisi eseguite su 611 tartarughe  (187 vive e 424 morte rinvenute sulle spiagge) è emerso che il 53% degli esemplari presentava plastica ingerita. Tra le tartarughe morte, il 63% aveva plastica nell’apparato digerente, mentre tra quelle vive è stata rinvenuta nelle feci nel 31% dei casi. I primi risultati del progetto mostrano, inoltre, quanto gli oggetti di plastica si spostino da un mare all’altro anche su grandi distanze per mezzo delle correnti marine. Ad esempio, nello stomaco di tartarughe spiaggiate in Italia è stato rinvenuto l’involucro di uno snack francese, insieme a cannucce, tappi, lenze e ami.

Le analisi che vengono utilizzate per INDICIT sono di due tipologie. Sulle tartarughe vive, ospedalizzate nei centri di Recupero, mediante l’analisi dei residui fecali. Su quelle spiaggiate morte, attraverso l’analisi dei contenuti stomacali che effettuiamo in collaborazione con gli Istituti zoo profilattici di Lazio, Toscana, Abruzzo, Molise, Sicilia e con i partner stranieri. Per misurare i livelli di ingestione, mettiamo in relazione i grammi di marine litter ingerito con i grammi di cibo naturale presenti nello stomaco dell’animale, considerando un esemplare con più grammi di plastica che cibo nello stomaco un animale in pessime condizioni di salute. Inoltre vengono registrati i casi di entanglement, cioè il numero di tartarughe che rimangono impigliate in pezzi di rete o corde o nelle buste di plastica.

Oltre all’Ispra il progetto vede coinvolti partner internazionali di Grecia, Spagna, Canarie, Azzorre, Francia, Tunisia e Turchia. Grazie ad INDICIT (https://indicit-europa.eu/) si sperimenta una nuova metodologia per utilizzare la Caretta caretta nello studio dei rifiuti marini e verificare l’impatto delle microplastiche nei pesci.

(a cura di Anna Rita Pescetelli, si ringrazia Marco Matiddi per la collaborazione)

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