Turismo di massa e rifiuti: problemi e progetti in Toscana

La Toscana nel 2017 ha registrato oltre 90 milioni di presenze turistiche, che hanno prodotto una pressione ambientale notevole. Basti pensare che nei 4 kmq del centro di Firenze in un anno sono state prodotte e raccolte 45.000 tonnellate di rifiuti. Anche per questo, con il progetto Urban Waste, la Regione ha voluto affrontare la questione dell’impatto dei rifiuti nelle città turistiche.
Il rapporto IRPET sulle presenze ufficiali e gli arrivi di turisti in Toscana, riferito all’anno 2017, mostrano un quadro molto positivo per il turismo toscano. Gli arrivi e le presenze in strutture ufficiali sono in aumento (rispettivamente +6,2 % e + 3,8%).
Il 2017 è stato un anno record, con 46,3 milioni di presenze turistiche registrate nelle strutture ufficiali, a cui, secondo IRPET, se ne devono aggiungere circa 48 milioni in alloggi non ufficiali, ovvero presenze in case ed appartamenti privati prenotabili on line ed ulteriori 3,9 milioni in strutture ricettive inadempienti l’obbligo di comunicazione delle presenze.
Firenze ed il territorio circostante si impongono negli ultimi dieci anni come meta ad altissima attrattività turistica. Le presenze in provincia aumentano del 5,7% dopo una crescita del +3,1% nel 2016 e sono trainate in particolare dal segmento extra-europeo.
Nel capoluogo toscano giunge un flusso enorme di turisti, che porta ricchezza e prestigio ma costituisce anche un’ulteriore fonte di pressione sull’ambiente urbano, gravato dall’aumento della produzione di rifiuti, del traffico, dalle emissioni acustiche e atmosferiche, da maggiori apporti di reflui urbani da depurare ed altro ancora.
In particolare il tema dei rifiuti e l’impatto del turismo sulla produzione degli stessi è stato al centro di attenzione da parte della Regione Toscana. Infatti solo nel capoluogo toscano, nel 2017, secondo i dati riferiti da Alia, gestore dei servizi ambientali della Toscana Centrale, sono state prodotte circa 234.000 tonnellate di rifiuti urbani, di cui circa 45.000 tonnellate nell’area dichiarata dall’Unesco patrimonio dell’umanità, che interessa circa 4 km quadrati di territorio cittadino.
Anche per questo, con il progetto URBAN-WASTE (#UrbanWasteEU), la Regione ha voluto affrontare la questione dell’impatto dei rifiuti nelle città turistiche.
Il progetto, finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma Horizon 2020, si pone l’obiettivo di supportare i decisori politici nella definizione di strategie efficaci ed innovative nella gestione dei rifiuti prodotti dai flussi turistici, mirando ad una migliore gestione ma soprattutto ad una loro riduzione.
La Regione Toscana è partner del progetto che coinvolge 11 città pilota europee, tra cui: Firenze (IT), Nizza (FR), Lisbona (PT), Siracusa (IT), Copenhagen (DK), Kavala (GR), Santander (ES), Nicosia (CY), Ponte Delgada (PT), Dubrovnik – Neretva (HR), Tenerife (ES).

Urban Waste si muove su un’asse operativa, il cui perno è rappresentato da una comunità di pratica, a cui hanno aderito il Comune di Firenze, la Città Metropolitana di Firenze, 4 Comuni del Chianti fiorentino, Alia Spa, Cispel, Ato Toscana Centro, il Dipartimento di Ingegneria industriale-Unifi, Confindustria, Confesercenti, Assohotel, Federagit, Fiepet, Federalberghi, Turismo senza barriere, Legambiente, ARRR, Camera di Commercio – Albo gestori ambientali, Firenze Marathon, associazioni di volontariato impegnate soprattutto nel sociale ed a cui ha preso parte anche Arpa Toscana.

Tra le misure proposte e discusse nel corso dei vari incontri tenuti dalla comunità di pratica, troviamo:

  • doggy bag,

  • prevenzione dello spreco di cibo ai buffet e ai ristoranti,

  • compostaggio nei siti turistici,

  • punti di raccolta per olii vegetali esausti,

  • raccolta differenziata di rifiuti organici in hotel e ristoranti,

  • promozione di accordi tra hotel e associazioni di beneficienza per iniziative di riuso,

  • sostituzione di prodotto usa e getta negli alberghi,

  • iniziative di riuso nei campeggi,

  • campagna di comunicazione sul riuso attraverso mercati di scambio,

  • differenziazione dei rifiuti nelle camere degli hotel,

  • consulenti per il riciclaggio per siti turistici,

  • contenitori per la raccolta differenziata nei luoghi turistici,

  • promozione dell’uso di acqua di rete,

  • istruzioni sulla raccolta differenziata in diverse lingue,

  • distribuzione di piccole scatole e portacenere,

  • linee guida per eco-eventi,

  • dispositivi di monitoraggio per alimenti,

  • WasteApp.

Lo spreco alimentare è risultato uno dei temi su cui si è focalizzata maggiormente l’attenzione da parte dei partecipanti della comunità.

A metà maggio 2018, il progetto è entrato in una fase operativa con la firma dell’accordo tra Regione Toscana, supportata da ARRR, Comune di Firenze, Città Metropolitana di Firenze, Alia Spa, Publiacqua Spa e vari portatori di interesse.

Quattro le azioni individuate concretamente per ridurre i rifiuti urbani prodotti dai turisti e dalle attività produttive maggiormente legate al turismo:

  • uso di doggy bags e prevenzione dello spreco ai buffet e nei ristoranti – misura realizzata in collaborazione con le associazioni di categoria, l’iniziativa consiste nella definizione e promozione di un menù “Urban Waste” che preveda un menu bambino e/o le mezze porzioni, e che metta in evidenza quei piatti della tradizione che utilizzano “scarti” della cucina, come il pane raffermo. Allo stesso tempo la promozione dell’uso di doggy bag con la quale il cliente può portare via i propri avanzi da consumare successivamente.

  • uso di acqua di rete – con questa azione verranno valorizzate le fontane pubbliche del centro storico che saranno inserite nella mappa di progetto e saranno realizzate borracce con il logo “Florence Urban Water” che i turisti potranno ricevere come premio per aver utilizzato la APP di progetto. Saranno altresì individuati locali “Urban Waste” con acqua pubblica, cioè una rete di pubblici esercizi disponibili a fornire acqua di rete, identificabili mediante un apposito logo. Sarà Publiacqua a analizzare l’acqua di rete del pubblico esercizio rilasciando idonea documentazione da esporre nel locale.

  • istruzioni sulla raccolta differenziata in diverse lingue – misura realizzata in collaborazione con Alia, l’azione riguarda la diffusione delle istruzioni per le modalità di conferimento dei rifiuti da parte di cittadini e turisti e per effettuare una corretta raccolta differenziata. In particolare verranno realizzati strumenti multilingue e una WasteApp realizzata nell’ambito del progetto Urban Waste.

  • donazione di cibo da parte di hotel e attività di catering a fini di solidarietà sociale – l’obiettivo di questa azione è creare una rete “solidale” in grado di mettere in contatto donatori e beneficiari, valorizzando la filiera corta nella quale il cibo donato viene raccolto dalle associazioni sul territorio che lo smistano direttamente ai beneficiari finali, evitando il più possibile stoccaggi intermedi. Per questa misura è già stata avviata una sperimentazione in alcuni hotel del centro storico di Firenze.

Stefania Calleri

5 pensieri su “Turismo di massa e rifiuti: problemi e progetti in Toscana

  1. Vergogna…
    nemmeno un appunto sulla necessità di vietare la plastica
    Basterebbe qesto a trasformare il rifiuto in una risrsa compostabile in grado di fissare gas serra come humus per i terreni agricoli
    che hanno perso almeno il 50% di humus negli ultimi 70 anni
    incremntando i gas serra…
    riportiamo l’humus alle campagne con il riciclaggi agroecologico della sostanza organica
    eliminando la plastica ovunque è possibile, in prmis nel settore alimentare , che rappresenta ‘80% della plastica ceh si SPRECA !!!
    Riciclare al plastica costa tantissimo n trasporti e rifacimento sterilizzazione e inquina la salute e al’ambiente con solventi e coloranti chimici
    Abolire la plastica… è il primo imperativo per il futuro dell’Umanità
    che oggi mangia micropartilcelle plastiche e pesticidi in abbondanza
    mentre nel mare c’è più plastica che pesci
    revisionate il progetto
    siamo a disposizione come Agroecologi
    Prof. Giuseppe Altieri
    http://www.agernova.it

    1. Buongiorno gent.le prof. Atieri,
      in primo luogo una domanda … chi si deve vergognare ? chi ha scritto l’articolo? la Regione Toscana e tutti gli altri soggetti pubblici e privati che hanno firmato un accordo per tentare di ridurre la quantità abnorme di rifiuti urbani prodotti non solo dai cittadini ma anche dai turisti ? l’Unione Europea che finanzia il progetto?
      Fatta questa premessa, personalmente non comprendo quale nesso ci sia tra il suo commento e quanto contenuto nell’articolo che racconta, in breve, il progetto che la Regione Toscana insieme ad altri soggetti (pubblici e privati) sta portando avanti, nel tentativo (magari piccolo ma importante) di ridurre la quantità di rifiuti urbani prodotti in città turistiche, quale Firenze, in buona parte anche dai turisti. Il progetto di cui abbiamo parlato cerca inoltre di avviare una riflessione sugli impatti, anche ambientali, prodotti dal turismo di massa ed apre una breccia alla possibilità di affermare un turismo sostenibile, tema odierno di AmbienteInforma.
      Detto ciò, proverò a rispondere al suo commento.
      Il problema della plastica (plastica non significa nulla …. almeno parliamo di plastiche, anche se siamo ancora molto nel vago) è di portata mondiale e di una complessità inaudita. Ora è molto al centro dell’attenzione, soprattutto mediatica, da quando la Cina ha deciso di non importare più plastiche da tutto il mondo, in particolare dall’Europa e dagli Stati Uniti dove tutti noi ne facciamo un uso assolutamente abnorme …. anche Lei, senza dubbio, ne sarà circondato. Fino a quel momento, nonostante il problema esistesse e la questione fosse già grave, nessuno aveva detto nulla, o comunque l’argomento era appannaggio di pochissimi esperti. Personalmente sono contenta che ora se ne parli ma bisogna farlo correttamente e senza farsi abbindolare da facili slogan.
      Ora pensare di risolvere questo problema, prevedendo di vietare l’uso delle plastiche, è forse, mi perdoni, troppo semplicistico …. sicuramente facile da enunciare a gran voce ma difficile da attuare in concreto e soprattutto in tempi brevi o medi. In primis, credo che per abolire l’uso delle plastiche ci voglia almeno una legge, chi la fa ? il Parlamento italiano? oppure l’UE con una direttiva, forse meglio un regolamento? oppure facciamo un accordo internazionale (una convenzione, un trattato) e speriamo che la maggiore parte dei paesi al mondo lo firmino e lo recepiscano nei loro ordinamenti?
      Mentre attendiamo che “qualcuno” faccia una norma per abolire “le plastiche”, continuiamo con qualche riflessione, mi scuso se sono “da bar”.
      Leggo sulle pagine di PlasticsEurope (https://www.plasticseurope.org/it/about-us/who-we-are), l’associazione europea dei produttori di materie plastiche, che quello delle plastiche è “un settore vivace” in Europa, “contribuisce all’economia europea con oltre 340 miliardi di euro all’anno ed offre interessanti opportunità di lavoro a più di 1,5 milioni di persone che lavorano in 60.000 aziende (principalmente imprese di piccole e medie dimensioni)”. Facciamo finta di non volere prendere in considerazione i miliardi di euro che si muovono nell’economia europea …. ma poniamo solo l’attenzione all’1,5 milioni di persone che lavorano in questo settore … queste persone che faranno ? Professore, perché non chiede loro cosa ne pensano dell’abolizione delle plastiche?
      Questi sono solo dati europei … non oso pensare quali possano essere i dati di occupazione a livello mondiale … tralascio di cercarli, per pudore !
      Continuiamo nelle riflessioni: se non ci fosse la plastica, che comunque è stata una grande invenzione, non ci sarebbe la possibilità di isolare all’esterno i fili della corrente elettrica ….. tanto per dirne una! Poi dovremmo rinunciare anche a buona parte della tecnologia che utilizziamo quotidianamente per esempio il pc con cui ci scambiamo queste mail “botta e risposta”! Inoltre già ora, molte plastiche contribuiscono alla sostenibilità ambientale, penso a tutti gli utilizzi che se ne fa nel settore delle energie rinnovabili, o in quello degli imballaggi cd “green” inoltre le plastiche ci aiutano a mantenere le nostre abitazioni più calde, il nostro cibo più conservabile, molti beni (di trasporto e non ) più sicuri, più leggeri, più facilmente maneggiabili. Con l’abolizione …. sparirebbe tutto questo?
      Credo che ormai sia chiaro che quello che, personalmente, mi auguro non è l’abolizione delle plastiche quanto piuttosto che:
      1) si riesca a renderle “più intelligenti”, più riciclabili, più risorsa e meno rifiuto, per non perdere i molti vantaggi che questo materiale possiede; per fare ciò ci vuole la ricerca e l’industria, che magari riuscirà anche, ricercando, a trovare un sostituto … spesso le nuove invenzioni nascono così.
      2) si riesca a farne un uso (e quindi un consumo) più attento, quindi meno spreco, per fare ciò ci vuole molta informazione CORRETTA in grado di sensibilizzare il maggiore numero di persone possibili.
      Infine, concludo, essendo piuttosto realista (ma non voglio peccare di presunzione) direi che le plastiche resteranno fra noi ancora per molto tempo e dovremo quindi farci i conti a lungo; nel frattempo, più che sperarne l’abolizione, mi auspico che i nostri amministratori gestiscano in modo oculato ed intelligente il ciclo dei rifiuti e quello della depurazione delle acque reflue, visto che molte plastiche giungono al mare anche per l’assenza di sistemi fognari e di depurazione … (ma su questo nessuno fa, per ora, il profeta ) e che si affermi nel più breve tempo possibile un’economia circolare che riduca quanto più possibile quella lineare.
      Un caro saluto
      Dott.ssa Stefania Calleri

  2. Bravissima dott. Ssa Calleri, grazie per il suo analitico e puntuale commento. Oggi tutti credono di poter parlare senza sapere niente di ciò su cui pontificano
    Daniela Sarsini

  3. Gentilissimi, Il mio intervento è chiaro: la platica è utilissima ma solo dove non è sostituibile…
    Ho chiesto l’abolizione della plastica nel settore agroalimentare (pare che sia l’80% dell’uso plastico complessivo), in quanto tossica e sostituibile con altri materiali…
    Con sviluppo di tecnologie ecologiche che danno molti più posti di lavoro, rilanciando l’agricoltura “biologica” e le fibre come la canapa. Contribuendo enormemente al benessere sanitario e ambientale, che solo in italia ci costa 100 miliardi per cure di patologie degenerative collegabili a interferenti endocrini e cancerogeni (soprattutto da pesticidi e plastiche). Ad esempio la “vergogna” delle bottiglie di acqua minerale in plastica (vedasi servizio di Report Rai 3)…
    Sono i Sindaci, in quanto tutori della salute dei propri cittadini a dover intervenire con ordinanze specifiche. Ed un progetto pilota (dei Sindaci di alcune città europee come la bellissima Kavala) che non elimini la plastica dall’agroalimentare, mi perdoni, ma ha poco senso…
    Inoltre è necessario prevedere alimentazione biologica e l’eliminazione degli alimenti animali d’origine industriale (responsabili primari dei gas serra), per il turismo e le scuole…
    Alimentazione Biologica sempre più richiesta dai cittadini e in via di forte sviluppo. In questo modo otterreste dei grandissimi risultati. Sono a vostra disposizione per eventuali collaborazioni, in particolare nel settore agroalimentare .
    Collaboro anche con il progetto ecofoodfertility (veda articolo su Repubblica di questa settimana) attraverso cui stiamo studiando l’influenza di pesticidi a altri inquinanti sulla fertilità (oggi spesso comrpomessa in Italia) e sui danni ai nascituri delle future generazioni (Spermatozoi e liquido seminale)… valutando i risultati della dieta biologica (vedasi su you tube il video ecofoodfertility)
    Purtroppo se non smettiamo di basarci sul petrolio. il sottoprodotto plastica sarà sempre più invadente…
    …le micro-plastiche sempre più diffuse… e i cambiamenti climatici sempre più devastanti.
    è già troppo tardi…
    troppo tardi per non fare nulla !!!
    saluti cari e coraggio
    e mi perdoni l’inciso…
    ma dopo 35 anni spesi a lottare per un futuro ecologico… mentre tutto sta crollando…
    non bastano i riconoscimenti personali come il Premio Internazionale Padre Pio 2016…
    o il Premi Sele delle amministrazioni locali…
    …bensì prevale la preoccupazione per i nostri figli
    Giuseppe Altieri, Agroecolgo Docente
    Dottorato di ricerca in agroecologia dello sviluppo rurale per la tutela della biodiversità e della salute ambientale – Univesità di Firenze
    http://www.cibusinprimis.it
    http://www.agernova.it

  4. Gent.le Prof. Altieri,
    tra le varie misure con cui il progetto Urban Waste cercherà di ridurre la mole di rifiuti creata anche dai flussi turistici, vi è l’uso di acqua di rete – con questa azione verranno valorizzate le fontane pubbliche del centro storico che saranno inserite nella mappa di progetto e saranno realizzate borracce con il logo “Florence Urban Water”.
    Saranno altresì individuati locali “Urban Waste” con acqua pubblica, cioè una rete di pubblici esercizi disponibili a fornire acqua di rete, identificabili mediante un apposito logo. Sarà Publiacqua a analizzare l’acqua di rete del pubblico esercizio rilasciando idonea documentazione da esporre nel locale.
    Questa è già una misura concreta che tende ad eliminare la plastica dal settore alimentare.
    Cordiali saluti

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