Rifiuti plastici nel mare della Toscana

ARPA Toscana presenta i dati del monitoraggio 2022 da cui emerge la quantità di microplastiche nel mare toscano. L’attività rientra tra gli obiettivi della Marine strategy – Strategia marina. L’Unione Europea, infatti, richiede agli Stati membri di reperire informazioni sui trend per individuare la quantità, la distribuzione e, se possibile, la composizione di microparticelle e nano plastiche presenti in ambiente marino con l’obiettivo finale di minimizzare la quantità di microplastiche e i danni da esse causate sulle reti trofiche.

ARPA Toscana, con cadenza semestrale, esegue campionamenti in mare lungo 4 transetti ortogonali alla costa, in corrispondenza di Fiume Morto (PI), Donoratico (LI), Carbonifera (LI) e Foce Ombrone (GR). Ogni transetto è caratterizzato da tre stazioni di campionamento poste a 6, 1,5 e 0,5 miglia nautiche dalla costa. In ogni stazione il retino “manta” (meglio descritto sotto) viene trainato per 20 minuti in direzione contraria alla corrente. Da questa attività di monitoraggio scaturiscono i dati sulle microplastiche e nano plastiche in ambiente marino.

I dati del 2022

Nell’ultimo anno di monitoraggio, 2022, il numero medio di frammenti di microplastiche raccolti con il retino manta nello strato superficiale (circa 25 cm) è risultato pari a 0,035 oggetti per metro quadrato (oggetti/m2). Nel 2021 risultava pari a circa 0,046 oggetti/metro quadrato, mentre, nel 2020, era di 0,054 oggetti per metro quadrato.

Nel 2022 nell’area settentrionale della Toscana (Fiume Morto e Donoratico) si rilevano concentrazioni mediamente inferiori (valore massimo: 0,025 oggetti/m2) rispetto all’area meridionale (Carbonifera e Foce Ombrone – valore massimo: 0,246 oggetti/m2mentre le forme più comuni sono il frammento (71%), il foglio (19%) e il filamento (6%), i colori dominanti sono bianco (68%), blu (15%) e verde (7%).

Quando e come viene realizzato il campionamento

ARPAT realizza il monitoraggio delle microplastiche nel settore del Mediterraneo occidentale, che comprende la Toscana, nelle 4 aree di indagine già richiamate. La scelta delle aree è stata fatta tenendo conto di quanto richiesto dalla Direttiva, ovvero presenza di aree di upwelling e downwelling, aree di accumulo per condizioni idrodinamiche locali, distanza da fonti di immissione diretta come ad esempio foci fluviali e distanza da strutture portuali o rilevanti insediamenti urbani. Upwelling e downwelling sono due fenomeni legati ai venti e alle correnti, che comportano lo spostamento di masse d’acqua. Quando tale fenomeno riguarda la risalita di masse di acqua più fredda e ricca di nutrienti si parla di upwelling; viceversa, quando le masse d’acqua più fredda e più densa per la presenza di nutrienti sprofondano verso il basso si parla di downwelling. Dal tratto percorso e dalla misura dell’apertura della bocca del retino si stima la superficie campionata risalendo così al parametro “numero oggetti/metro quadro per forma, colore, trasparenza opacità”.

Nell’ambito della Marine strategy, sono previsti 2 campionamenti all’anno (solitamente in aprile e in ottobre) nelle 4 aree indicate lungo 4 transetti.

Per transetto si intende una linea ortogonale alla costa sulla quale sono disposte le stazioni di monitoraggio collocate a 6, 1,5 e 0,5 miglia nautiche di distanza dalla linea di costa. In corrispondenza di ciascuna delle 3 stazioni viene calato il retino campionatore detto “manta” (le cui caratteristiche sono definite nella scheda metodologica della Direttiva) con maglia di 330µm trainato ad una velocità non superiore a 3 nodi per 20 minuti in direzione contraria alla corrente predominante. Il manta nella sua parte terminale ha un bicchiere collettore per la raccolta del campione. Il campione viene collocato in un barattolo, fissato con alcool e portato in laboratorio dove viene passato su 2 setacci (da 330µm e 5 mm) per isolare la frazione delle microplastiche. Al microscopio si procede poi alla separazione per forma (filamento, frammento, foglio, foam, granulo, pellet) e per colore (bianche, nere, rosse, blu, verdi e altro colore) suddividendo poi i frammenti anche in opachi o trasparenti.

Le informazioni così raccolte in termini di distribuzione, composizione e andamento delle abbondanze (trend) consentono di avere un quadro di evoluzione nel tempo ponendo magari anche l’attenzione a specifiche pressioni per giungere ad una minimizzazione delle particelle in mare.

Altri enti che, in Toscana, si occupano del monitoraggio delle plastiche in mare

A questa attività svolta dal personale del Settore mare di ARPAT si affianca, in Toscana, quella realizzata dal Consorzio LaMMa, che, da alcuni anni, è parte della rete Plastic Busters. L’iniziativa è guidata dall’Università di Pisa per valutare le dimensioni del problema, studiare le sorgenti e le cause di questa forma di inquinamento, identificare le aree di accumulo e le interazioni con gli ecosistemi marini ed offrire soluzioni per la mitigazione e la riduzione dell’impatto dell’inquinamento da plastiche nel Mar Mediterraneo. Recentemente questa iniziativa si è concretizzata nel progetto Plastic Busters MPAs che pone maggiore attenzione alle aree protette del Mediterraneo tra cui il Santuario Pelagos.

Il Consorzio LaMMa realizza un bollettino, a servizio di chi svolge attività di campionamento in mare, in cui traccia le traiettorie di dispersione dei detriti marini di superficie, costituiti per lo più da rifiuti plastici.

Cosa si sta facendo per prevenire e ridurre il problema

Secondo l’Unep l’inquinamento da plastica ha diverse origini:

  • le discariche illegali di rifiuti domestici e industriali e quelle legali mal gestite
  • lo scarso trattamento delle acque reflue e gli sversamenti di acque reflue
  • le cattive abitudini da parte delle persone che utilizzano le spiagge a fini ricreativi o per pesca sportiva
  • l’attività industriale, in particolare le industrie con processi che coinvolgono materiali plastici
  • i trasporti
  • le attività legate alla pesca
  • i contenitori per i rifiuti non adeguatamente coperti e le strutture per il contenimento dei rifiuti non chiuse ermeticamente
  • i rifiuti abbandonati al suolo che gli agenti atmosferi (pioggia o neve o vento) trasportano nei corsi d’acqua.

Questa forma di inquinamento risulta in aumento in tutti gli ecosistemi, dalla sorgente al mare, per questo è necessaria un’azione urgente, sia locale che globale a livello politico, che affronti questa crisi crescente anche agendo sui centri urbani da cui si stima giunga, attraverso i corsi d’acqua interni, una grande quantità di rifiuti plastici, anche micro e nanoplastiche dai rifiuti tessili.

In un prossimo futuro, è possibile che le città aumenteranno rapidamente la loro densità, per questo sono tra le prime a dover adottare soluzioni in grado di ridurre il loro impatto sull’ambiente. Per quanto riguarda la plastica, ciò significa prevenire, ridurre al minimo e gestire la plastica, come suggerito da Plastic Smart Cities, che sostiene l’agenda “no plastic in nature”. 

Oltre alle politiche locali anche quelle nazionali possono fare molto, in Italia, esiste un divieto di commercializzare prodotti per la pulizia e la cura della persona contenenti micro sfere plastiche con funzione esfoliante ed una normativa piuttosto stringente per quanto riguarda i prodotti per la pulizia della casa.

Per affrontare questo problema, risultano fondamentali le decisioni prese a livello internazionale, oltre che comunitario. Nel suo recente rapporto Turning off the Tap: How the world can end plastic pollution and create a circular economy, l’UNEP propone di combinare la riduzione dell’uso superfluo della plastica con una trasformazione del mercato che prediliga riutilizzo, riciclo, riorientamento e diversificazione, oltre a prevedere specifiche azioni per affrontare l’eredità dell’inquinamento da plastica. Il rapporto conclude affermando che queste soluzioni sono già disponibili e che una modifica del sistema, sostenuto dai necessari strumenti normativi, produrrà una serie di benefici economici e ridurrà i danni alla salute umana, all’ambiente ed al clima.

Alcuni progressi sono stati già stati fatti e la sensibilizzazione su questo specifico problema è in crescente aumento, dobbiamo continuare ad agire e non perdere la fiducia nella possibilità di essere soggetti attivi del cambiamento.

Per maggiori informazioni, consulta anche la scheda informativa sulla “Marine Strategy in Toscana” e guarda il video su rifiuti spiaggiati e microplastiche: l’attività di ARPA Toscana.

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