Su incarico del Dipartimento Tutela della Salute della Regione Calabria, a firma del dirigente generale Dr.ssa Iole Fantozzi, l’Arpacal ha aderito al progetto denominato SARI (Sorveglianza Ambientale Reflue in Italia) esecutivo sul territorio regionale del più ampio piano previsto dal Ministero della Salute e dall’Istituto Superiore della Sanità, nell’ambito della legge 106 del luglio scorso sulla “Istituzione di una sorveglianza sistematica del SARS-CoV-2 e delle sue varianti nelle acque reflue”.
Il progetto – che prende spunto dai lavori della Rete nazionale di Sorveglianza ambientale – è parte integrante del più ampio programma “Epidemiologia delle acque reflue: implementazione del sistema di sorveglianza per l’identificazione precoce di agenti patogeni, con particolare riferimento al SarsCoV2”.
L’epidemiologia basata sulle acque reflue (“Wastewater Based Epidemiology”) è un approccio che utilizza i reflui urbani come fonte di osservazione dinamica della circolazione dei patogeni. Inizialmente applicata ad alcuni virus, di recente è stata utilizzata per lo studio della circolazione di SARS-CoV-2 nella popolazione, anche in considerazione del fatto che molti gruppi di ricerca in numerosi paesi hanno identificato RNA del virus nelle acque reflue.
In tale progetto, sono stati individuati per la Calabria, quali centri urbani da attenzionare, le città di Reggio Calabria, Catanzaro, Corigliano- Rossano, Cosenza, Crotone e Lamezia Terme.
L’Arpacal, su incarico del Dipartimento Tutela della Salute della Regione Calabria, si attiverà quindi sulla base di linee guida operative stilate dall’Istituto Superiore di Sanità che fornisce un approccio metodologico comune per la determinazione di SARS-CoV-2 e delle sue varianti nelle acque reflue, applicando criteri di analisi comuni per ottenere risultati confrontabili.
I prelievi, che saranno eseguiti in corrispondenza dell’ingresso dell’impianto di depurazione prima dei trattamenti a cura di personale tecnico, prevedono procedure in cui possano essere usati anche campionatori automatici per ottenere un dato medio sulle 24 ore. I dati acquisiti e georeferenziati confluiranno in un data base nazionale in grado di fornire ulteriori informazioni utili per la prevenzione della diffusione del virus in quelle aree urbane.
“Proseguiamo sulla nostra linea di ampia collaborazione, come già avvenuto dai primi mesi di esplosione della pandemia – ha dichiarato il direttore generale dell’Arpacal, dott. Domenico Pappaterra – per dare il nostro supporto tecnico-scientifico dove il Sistema Regione, ed in questo caso anche il Governo, ha bisogno del nostro apporto. Proprio di questa collaborazione tra Arpacal, Regione ed Istituto Superiore di Sanità avevo parlato la scorsa settimana durante il convegno a Pizzo, organizzato dal Procuratore della Repubblica di Vibo Valentia, dott. Camillo Falvo, come una decisione che evidenzia nostre qualificanti attività sul terreno della tutela dell’ambiente e della salute”.