Da scarti di lavorazione a prodotti a elevato valore aggiunto: conglomerati di marmo per la bioedilizia

Nei giorni scorsi si è tenuto nel comune di Orosei (SS) un incontro con finalità divulgative e operative nell’ambito del progetto BIOMARMO “Da scarti di lavorazione a prodotti a elevato valore aggiunto: conglomerati di marmo per la bioedilizia”.

Il progetto, promosso e finanziato da Sardegna Ricerche e condotto dall’Università di Sassari (Dipartimento di Chimica e Farmacia) nell’ambito del POR FESR Sardegna Ricerche 2014-2020, affronta tematiche inerenti alla bioeconomia, la bioedilizia e la chimica verde. Più in particolare si propone di analizzare l’utilizzo degli scarti di lavorazione industriale (del marmo, delle materie plastiche, dell’industria del riso, delle centrali a carbone) donando loro valore aggiunto e al contempo risolvendo i problemi di impatto ambientale associati al loro smaltimento.
 
I nuovi materiali ottenuti possono trovare applicazione in vari settori: dalla bioedilizia al design, ai materiali avanzati. Grazie a BIOMARMO i rifiuti industriali potranno essere trasformati in pavimentazioni, sia stradali che da interni, materiali per l’arredo di bagni e cucine, oggettistica ornamentale, pannelli per l’isolamento termico e acustico e così via. 
 
BIOMARMO è uno dei 35 progetti cluster promossi da Sardegna Ricerche attraverso il programma “Azioni cluster top-down” e finanziati grazie al POR FESR Sardegna 2014-2020. I progetti cluster sono attività di trasferimento tecnologico condotte da organismi di ricerca pubblici con l’attiva collaborazione di gruppi di piccole e medie imprese del settore o di settori affini, per risolvere problemi condivisi e portare sul mercato le innovazioni sviluppate nei laboratori. Come per tutti i progetti cluster, anche per Biomarmo vale il principio della “porta aperta”: tutte le imprese interessate a partecipare possono chiedere di entrare a far parte del progetto in qualsiasi momento.
 
I coordinatori del progetto sono il professor Alberto Mariani dell’Università di Sassari, responsabile scientifico, e Graziana Frogheri di Sardegna Ricerche.

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