Il supporto di Arpae e Ispra alla criticità idraulica e idrogeologica in Emilia-Romagna

Impegnate sin dalle prime fasi dell’allerta meteo nella regione, proseguono le attività di Ispra ed Arpae nel fornire supporto tecnico-scientifico alle strutture preposte alla gestione dell’emergenza.

A distanza di diversi giorni dall’evento alluvionale, le immagini dei satelliti Sentinel-2 e Sentinel-3 del programma Copernicus EU, rielaborate da Ispra, mostrano come sia ancora intensa la portata dei flussi alle foci di fiumi e canali nel Mar Adriatico settentrionale. La colorazione dei pennacchi è associata al trasporto dei sedimenti e non è di per sé indicativa di possibili criticità ambientali

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La situazione di eccezionale maltempo che ha interessato il territorio dell’Emilia-Romagna ha visto due eventi in sequenza in meno di venti giorni e un livello di precipitazione cumulata mensile che ha superato i 450 millimetri in varie località. L’evento avvenuto tra il 15 e il 17 maggio ha causato l’esondazione di 23 fiumi e coinvolti negli allagamenti 43 comuni. Sul versante del dissesto idrogeologico, risultano “attive” un migliaio di frane: si tratta di masse il cui terreno è in fase di spostamento verso valle, di queste circa 300 sono concentrate in 54 comuni. Tutte le squadre di rilevatori (soprattutto nel ravennate e in provincia di Forlì-Cesena) sono in campo per aggiornare costantemente il quadro idrogeologico, anche con i droni laddove le strade non sono più percorribili.

Mappa di previsione allerta meteo per il 24 maggio 2023 – https://allertameteo.regione.emilia-romagna.it/web/guest/homepage/

A livello regionale è l’Arpae Emilia-Romagna, che è anche Centro funzionale per la Regione, a gestire i sistemi di monitoraggio e l’erogazione di servizi di previsione idro-meteo-climatica e a fornire supporto tecnico-scientifico ai sistemi di Protezione Civile, anche in situazione di emergenza. In particolare, in questa fase, i tecnici sono a supporto della Regione nel coordinamento degli interventi e nella valutazione della criticità di fiumi, smottamenti e frane.

Ispra partecipa come Centro di Competenza ai lavori del Comitato operativo di protezione civile e fornisce supporto tecnico-scientifico. In particolare, ultimata la prima fase del soccorso tecnico ancora in corso, i lavori proseguiranno con la pianificazione delle attività di gestione dei fanghi e dei rifiuti riversati sulle vie di comunicazione a seguito delle esondazioni e con eventuali sopralluoghi nelle aree maggiormente colpite.

Pericolosità e indicatori di rischio nella Regione

Un territorio costituito per il 50% da zone montano-collinari e il restante 50%
da pianure, sul quale sono state censite – prima dell’alluvione di questi giorni – oltre 80 frane su un totale di 620mila in Italia. L’appennino emiliano-romagnolo è costituito da terreni con un’elevata componente argillosa che presentano
quindi scadenti caratteristiche geomeccaniche di resistenza. Emilia-Romagna e Toscana sono le regioni con la maggiore estensione di territorio esposto a quella che si definisce “pericolosità da frana elevata e molto elevata: rispettivamente 3.270 e 3.707 km quadrati.

L’Emilia-Romagna è anche tra le regioni in cui le percentuali di territorio potenzialmente allagabile e di popolazione esposta a rischio di alluvione risultano superiori rispetto ai valori calcolati alla scala nazionale. Per uno scenario di “pericolosità media” le aree potenzialmente allagabili raggiungono il 45,6% dell’intero territorio regionale e la popolazione esposta supera ampiamente il 60%. Le province con maggiori percentuali di territorio inondabile sono Ravenna e Ferrara con percentuali che arrivano rispettivamente all’80% (87% di popolazione esposta) e quasi al 100% in caso di scenario di pericolosità media da alluvioni. Per Modena la percentuale di aree allagabili è il 41.3% (53.3% di popolazione esposta), Bologna 50% (56.1% di popolazione esposta) e Forlì-Cesena 20.6% (64% di popolazione). Ispra ha curato un rapporto tecnico sulle condizioni di pericolosità da alluvione in Italia e indicatori di rischio associati e l’Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia (IFFI) realizzato da Ispra e dalle Regioni e Province
Autonome. La copertura temporale dell’Inventario è di quasi 1000 anni (dall’anno 1116 al 2023, dalla data di attivazione della frana più antica).

Informazioni tratte dalla piattaforma IdroGEO di Ispra

A maggio due eventi meteo in sequenza a colpire la regione

Meno intensa di quella degli ultimi giorni è stata l’ondata di maltempo che ha colpito l’Emilia-Romagna tra il 1 e il 4 maggio scorsi. L’interazione con la catena appenninica aveva amplificato il fenomeno determinando sulla zona collinare tra le province di Bologna e Forlì-Cesena accumuli di precipitazioni rilevanti di oltre 200 mm. L’evento di pioggia, durato complessivamente 48 ore, è risultato il più intenso rilevato sull’intero territorio regionale per due giorni consecutivi dal 1997 ed il più intenso nella stagione primaverile dal 1961. Le precipitazioni maggiori si erano concentrate sui bacini collinari affluenti di Reno. L’andamento orario registrato dalle stazioni pluviometriche più significative dei suddetti bacini, ha mostrato la persistenza nel tempo delle piogge, che hanno raggiunto nelle 24 ore centrali dell’evento cumulate superiori ai 150 mm/24h, per le quali è stato stimato un tempo di ritorno superiore a 100 anni.

Alcune centinaia di fenomeni franosi si erano verificati sul territorio regionale in particolare nelle province di Bologna, Ravenna e Forlì-Cesena, e secondariamente anche nelle province di Modena e di Reggio Emilia.

Alluvione nel ravennate: indicazioni e norme di comportamento per i cittadini e i volontari coinvolti (a cura di Ausl Romagna)

3 pensieri su “Il supporto di Arpae e Ispra alla criticità idraulica e idrogeologica in Emilia-Romagna

  1. “ha mostrato la persistenza nel tempo delle piogge, che hanno raggiunto nelle 24 ore centrali dell’evento cumulate superiori ai 150 mm/24h, per le quali è stato stimato un tempo di ritorno superiore a 100 anni.”
    Scusate, cosa vuol dire “tempo di ritorno superiore a 100 anni”??
    Grazie buon lavoro

  2. E’ una espressione scientifica che si utilizza in svariati contesti. Il tempo di ritorno è un numero basato su elaborazioni statistiche e rappresenta il tempo medio stimabile tra il verificarsi di due eventi con le stesse caratteristiche. In particolare un evento piovoso come quello descritto, in base ai dati storici disponibili, non si prevede possa verificarsi prima di altri 100 anni almeno.

  3. Arsenio, non so il suo livello di conoscenza, quindi cosa sottoindenda la sua domanda. Sicuramente l’evento ha un tempo di ritorno superiore a 100 anni.
    Cosa vuol dire… Tutto e niente.
    Che quel giorno c’erano meno di 1 probabilità su cento che avvenisse l’evento meteo, non il disastro conseguente, per quello la probabilità temo fosse molto più alta.

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