#8marzotuttolanno

Alla vigilia dell’8 marzo è uscito il n.1-2020 della newsletter della Rete nazionale dei Comitati Unici di Garanzia.

Riproponiamo la parte del testo della newsletter dedicata alla giornata dell’8 marzo, nel quale si mette in luce il “gioco dell’oca” che caratterizza il percorso per la parità di genere, con passi avanti e passi indietro. Segnaliamo anche il comunicato diffuso dalla Rete nazionale.

Violenza

“L’approvazione della Legge del 19 luglio 2019, n. 69, il cosiddetto “Codice Rosso”, per la tutela delle vittime di violenza domestica e di genere ha introdotto nuovi reati importanti quali il revenge porn (porno vendetta), i matrimoni forzati e le lesioni permanenti al viso; sono state rafforzate le norme riguardanti il reato di violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona; è stato previsto un aumento del fondo in favore degli orfani di femminicidio. Tra le misure molto controverse invece, la previsione dell’ascolto della vittima entro tre giorni, che potrebbe causare pericolo per la vittima e la clausola di invarianza finanziaria, che potrebbe vanificare la legge per l’assenza di risorse. Passo avanti con la Cabina di regia operante da luglio presso il Dipartimento Pari Opportunità con il “Piano operativo strategico Nazionale sulla violenza maschile contro le donne”.

L’ultimo report diffuso dalla Polizia di Stato Questo non è amore, con i dati aggiornati al 2019, parla di 88 vittime ogni giorno: una donna ogni 15 minuti. L’Istat – in collaborazione con il Dipartimento per le pari opportunità e le Regioni – ha condotto la prima indagine sui 281 centri anti-violenza in Italia, secondo la quale nel 2017 si sono rivolte ai centri anti-violenza 43.467 donne (15,5 ogni 10 mila). Il 67,2% ha iniziato un percorso di uscita dalla violenza (10,7 ogni 10 mila).

Tra quelle che hanno iniziato questo percorso, il 63,7% ha figli, minorenni nel 72,8% dei casi. L’analisi Istat mette in luce un elemento su tutti: l’insufficienza dell’offerta dei centri anti-violenza. La legge di ratifica della Convenzione di Istanbul del 2013, infatti, individua come obiettivo quello di avere un centro anti-violenza ogni 10 mila abitanti. Al 31 dicembre 2017 sono attivi in Italia 281 centri anti-violenza, pari allo 0,05 centri per 10 mila abitanti.

Parità di genere

La legge di Bilancio 2020 ha aumentato a sette giorni il congedo obbligatorio per i padri ed è stato nuovamente disciplinato il Fondo per le politiche della famiglia con l’introduzione di ulteriori misure in tema di sostegno alle famiglie come l’introduzione del Bonus bebè universale, ma sempre calcolato in base all’ISEE, Bonus nido, Bonus latte e Bonus Mamma domani.

Approvata la direttiva 2/19 della ministra per la Pubblica amministrazione e del sottosegretario delegato alle pari opportunità “Misure per promuovere le pari opportunità e rafforzare il ruolo dei Comitati Unici di Garanzia nelle amministrazioni pubbliche”.

Conciliazione vita-lavoro

Il Parlamento europeo è intervenuto con la Direttiva 2019/1158/Ue per favorire l’equilibrio tra attività professionale e vita familiare, che costituisce uno dei risultati principali del Pilastro europeo dei diritti sociali. In Italia nel 2018, su 49.451 genitori che si sono dimessi volontariamente, le madri sono state 35.963.

È stato modificato l’art. 3 della Legge n. 81/2017 riguardante il “lavoro agile”, che vincola i datori di lavoro a dare priorità alle lavoratrici che hanno esaurito il congedo di maternità e ai ge-nitori di figli in condizioni di disabilità grave. Ai fini del pensionamento, prorogata fino al 2021 la misura “opzione donna”.

Lavoro femminile

In Italia il tasso di partecipazione femminile al lavoro nel 2018, è pari al 56%, è il più basso tra i 28 paesi dell’Unione europea. Gli ultimi dati Istat indicano che le dipendenti del settore privato prendono in busta paga il 29% in meno dei loro colleghi uomini parigrado. Allo stesso tempo secondo l’Osservatorio di UnionCamere ed Infocamere le imprese femminili crescono di anno in anno, tanto che a fine 2018 hanno superato un milione e 337mila unità e rappresentano il 22% del totale delle imprese anche grazie alle sempre più numerose imprenditrici straniere.

E’ stata prorogata la Legge 12 luglio 2011, n. 120 (Golfo-Mosca), relativa alla presenza delle “quote rosa” nei Cda delle società. In particolare, è previsto un nuovo periodo di vigenza del vincolo, che assicuri l’equilibrio tra i generi, per 6 rinnovi invece di 3.

Il “Protocollo d’intesa per lo sviluppo e la crescita delle imprese a prevalente partecipazione femminile e delle lavoratrici autonome”, sottoscritto il 4 giugno 2014, è stato prorogato fino al 31 dicembre 2019 . E nel 2020?

Cultura di genere

Ben vengano le Linee guida nazionali del MIUR per promuovere nelle scuole “l’educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le altre discriminazioni” approvate nel 2015 e finanziate col PON ”Per la scuola” fino al 2020. Ma è lo stesso MIUR che nella bozza dei programmi per il futuro concorso ordinario per i docenti della scuola superiore non prevede: nemmeno una donna tra i filosofi, solo tre autrici su 46 scrittori italiani, nessuna traccia del femminismo e delle questioni di genere.

L’ostacolo principale dunque si chiama “cultura“: cultura di una società e di un mondo aziendale in cui la parità di genere è lontana, in cui la divisione dei ruoli tra donne e uomini parte dall’interno della famiglia e si riflette nelle carriere professionali, in cui nei processi di selezione le donne non hanno le stesse opportunità degli uomini. È questa cultura che rende necessaria la battaglia #8marzotuttolanno.”

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