Emergenze ambientali in mare: Ispra effettua test di utilizzo dei droni

Migliorare la risposta in caso di emergenze da inquinamento marino e rischio chimico nei porti di alcuni paesi del Mediterraneo, attraverso un approccio integrato terra-mare. E’ l’obiettivo del progetto europeo IRA-MAR (Improving the Integrated Response to pollution Accident at sea and chemical risk in port) di cui Ispra è partner per l’Italia e che vede la partecipazione di altri paesi dell’area mediterranea (Spagna, Francia, Malta, Marocco, Portogallo e Tunisia).

Una delle linee di attività del progetto prevede alcuni test per verificare l’impiego dei droni in caso di fuoriuscite di petrolio e di altre sostanze pericolose in aree marine e costiere. Simulazioni che si svolgono dal 2 al 6 ottobre presso al largo dell’isola di Ventotene e che vedono l’impiego della nave oceanografica dell’Ispra. Ad accompagnare le attività, un momento di confronto con istituzioni ed enti coinvolti. “Lo sviluppo tecnologico e le sinergie operative sono strumenti indispensabili per affrontare e risolvere le emergenze in mare – ha dichiarato il presidente Ispra Stefano Laporta – Il supporto operativo dell’Istituto avviene sia in ambito nazionale, in collaborazione con il Ministero dell’ambiente e il Dipartimento della Protezione Civile, sia internazionale attraverso servizio europeo di protezione civile”.

Il progetto mira a migliorare l’operatività in caso di emergenza ambientale in mare, attraverso lo sviluppo di nuovi strumenti e attività di formazione. “Fino a qualche anno fa non era chiaro chi dovesse intervenire in caso di sversamenti in mare e di conseguente rischio ambientale – ha detto il direttore generale dell’Ispra Maria Siclari – “Doveroso sottolineare che l’Istituto crede così tanto nell’utilità delle operazioni antinquinamento marino da aver istituito un centro dedicato alle emergenze in mare, per cui siamo costantemente chiamati a dare supporto tecnico scientifico per il contrasto agli sversamenti accidentali e nel ripristino, con capacità di risposta dei nostri ricercatori h24 e sette giorni su sette”.

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