Efsa

PFAS negli alimenti

La Commissione europea ha chiesto all’EFSA una valutazione scientifica sui rischi per la salute umana legati alla presenza di PFAS negli alimenti. L’Autorità ha dunque rilasciato un primo parere scientifico riguardante i principali PFAS, noti come perfluorottano sulfonato (PFOS) e acido perfluoroottanoico (PFOA), due sostanze chimiche che persistono nell’ambiente a causa del loro lento degrado e che possono inoltre accumularsi nell’organismo umano impiegando molti anni prima di essere eliminate.

Le conclusioni a cui è giunta l’EFSA sono provvisorie e verranno riviste durante il completamento della seconda parte dello studio, che si concentrerà sulla valutazione dei rimanenti PFAS e sui possibili rischi per la salute umana provenienti da queste sostanze.

L’Autorità sta inoltre sviluppando, al momento, dei quadri metodologi per valutare l’esposizione congiunta a più sostanze chimiche: le conclusioni di questo quadro risulteranno utili ed importanti anche per lo studio sui PFAS che sono spesso presenti come miscele nella catena alimentare. L’EFSA ha già sviluppato alcuni approcci per valutare l’esposizione combinata dell’uomo a più pesticidi e contaminanti; al momento sta approfondendo nuovi metodi e strumenti per armonizzare le modalità con cui vengono valutati i rischi per l’uomo e l’ambiente connessi a sostanze chimiche multiple nella catena alimentare, ovvero le “miscele chimiche” e i loro “effetti cocktail”.

EFSA, sulla base dei dati a disposizione, ha indicato un livello di assunzione settimanale tollerabile: 13 ng/kg peso corporeo per PFOS e 6 ng/kg peso corporeo per PFOA. Per entrambi i composti, dai dati di contaminazione degli alimenti e dai database dei consumi alimentari, risulta che l’esposizione di una parte considerevole della popolazione supera le dosi proposte.

Gli alimenti che determinano i maggiori apporti sarebbero, secondo questa prima valutazione: “Pesce e altri frutti di mare”, “Carne e prodotti a base di carne” e “Uova e prodotti a base di uova” per PFOS e “Latte e prodotti caseari”, “Acqua potabile” e “Pesce e altri frutti di mare” per PFOA.

Le emivite stimate per PFOS e PFOA sono rispettivamente di 5 anni e 2-4 anni.

Sono stati inoltre identificati alcuni effetti critici: per entrambe le sostanze l’aumento del colesterolo totale nel sangue negli adulti e per PFAS anche la diminuzione della risposta anticorpale alla vaccinazione nei bambini.

Ricordiamo che la produzione, l’immissione sul mercato e l’uso dei PFOS sono disciplinati dalla legislazione europea sugli inquinanti organici persistenti (Regolamento (CE) 850/2004). Il 4 luglio 2020 entreranno in vigore restrizioni alla fabbricazione e all’immissione sul mercato dei PFOA, dopo le valutazioni scientifiche effettuate dall’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA).

Per approfondire:

A cura di Maddalena Bavazzano

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