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Percorso casa-scuola: è necessario favorire la scelta di una mobilità dolce

L’inquinamento atmosferico rappresenta una grave minaccia per la salute, soprattutto delle categorie più sensibili, come i bambini. Come ricordato dalla Rete Italiana Ambiente e Salute nella sua recente scheda su Inquinamento e rischi per la salute dell’infanzial’esposizione ad inquinanti è associata ad un maggior rischio di disturbi dell’apparato respiratorio e del neurosviluppo dei bambini.

Non c’è dubbio che una fonte significativa di tale inquinamento provenga dal traffico cittadino, in particolare da quello generato dalle auto, fra i mezzi più inquinanti, considerato che generano oltre il 60% del totale delle emissioni di anidride carbonica e sono tra le principali sorgenti di emissione di ossidi di azoto.

La stessa scheda sopra citata ci ricorda che, indipendentemente dalla qualità dell’aria, l’esposizione locale ad una strada ad alto traffico ha effetti negativi sullo sviluppo polmonare dei bambini.

Se pensiamo quindi che il nostro Paese è al primo posto in Europa per penetrazione di veicoli privati fossili (6 auto ogni 10 abitanti) (Rapporto città MEZ 2020) si può comprendere quale sia la dimensione del problema da affrontare.

È per questo che da tempo ci si interroga su come poter ridurre l’esposizione dei bambini a tale fonte di inquinamento, partendo da uno dei luoghi da loro maggiormente frequentati, come le scuole, e dal tragitto per raggiungerle.

Una ricerca condotta a Milano è andata ad indagare proprio l’esposizione dei bambini agli agenti inquinanti in questo percorso quotidiano; si è trattato di un processo partecipato che ha coinvolto insegnanti, alunni, genitori per il campionamento di black carbon, uno dei componenti chiave del particolato atmosferico la cui fonte principale è il traffico veicolare. I picchi più elevati di esposizione sono stati rilevati proprio durante il tragitto casa-scuola.

Cosa fare per tutelare questo percorso che i bambini ogni giorno svolgono

Innanzitutto è sbagliato pensare che accompagnandoli in macchina possiamo ridurre la loro esposizione: l’abitacolo dei veicoli può infatti diventare un ambiente ad alto rischio per la salute per la concentrazione di molte sostanze inquinanti; se l’auto non è dotata di un’opportuna barriera filtrante, l’aria inquinata entra in auto e vi rimane raggiungendo così un livello di inquinamento ben superiore a quelli esterni. In un suo intervento pubblicato qualche anno fa su The Guardian, il professor Sephetn Holgate, esperto di asma dell’Università di Southampton e presidente del gruppo di lavoro del Royal college of physicians sull’inquinamento atmosferico, aveva affermato come l’inquinamento all’interno della vettura è da nove a dodici volte maggiore che all’esterno.

È necessario allora continuare a puntare su progetti che facilitino l’abbandono dell’auto e favoriscano invece la mobilità dolce soprattutto quando i dati ci dicono che oggi il 75% del traffico automobilistico europeo viene percorso per coprire, in media, una distanza di soli circa 5 km, distanza che potrebbe essere percorsa a piedi o in bicicletta; la media italiana è leggermente più alta, secondo i dati del 17° Rapporto sulla mobilità degli italiani, ma ci dice comunque che in un contesto urbano, nonostante gli spostamenti più brevi e in spazi più congestionati, l’auto è utilizzata nel 54,9% dei casi. 

Il pedibus

All’inizio dell’anno scolastico abbiamo osservato come in Toscana i progetti pedibus fossero sensibilmente aumentati rispetto al procedente anno, complice anche la pandemia e la necessità di distanziamento fisico. Siamo andati a fare una nuova verifica e abbiamo potuto apprezzare come in qualche mese questi siano ancora cresciuti e si siano aggiunti nuovi servizi.

In Provincia di Firenze a a Campi Bisenzio da novembre sono state sperimentate 7 linee nuove, il Comune di Figline e Incisa Valdarno ha aggiunto una nuova scuola al servizio. A Grosseto il progetto Piedibus, iniziato in via sperimentale, è divenuto definitivo nel mese di febbraio 2021; coinvolge genitori, volontari e polizia municipale che gestisce la viabilità. In Provincia di Lucca, a Capannori è partito nel mese di febbraio ed è gratuito per gli utenti di due scuole primarie. A Lucca il Comune ha supportato la realizzazione del servizio che conta sulla collaborazione dell’associazione Auser. A Carrara il servizio è nato grazie al progetto ScuBIm – Scuole a Basso Impatto, promosso dai Comuni di Carrara e Massa e finanziato dal Ministero dell’ambiente.

Cosa continua ad ostacolare la diffusione della pratica di percorrere il tragitto casa scuola a piedi o comunque non in auto?

La ricerca partecipata condotta a Milano e sopra citata ha rilevato, ad esempio, come in questo caso giochi un ruolo fondamentale la conciliazione dei tempi di vita/lavoro (“ti accompagno in auto perché poi mi reco in ufficio con lo stesso mezzo..”). Atri fattori che disincentivano sono il traffico e la pericolosità del percorso.

Durante la prima puntata di MobilitARS, il simposio sui temi della mobilità, e il primo appuntamento del ciclo di incontri Mobilityamoci sulla mobilità scolastica sostenibile, si è parlato proprio di questo e gli esperti intervenuti hanno raccontato esperienze che hanno favorito la mobilità dolce nel tragitto casa-scuola.

Il mobility manager scolastico

Una via da intraprendere è sicuramente quella di investire sulla figura del mobility manager scolastico, prevista dalla Legge 221/15 e ancora poco sviluppata eccetto che nel contesto universitario; tra i compiti di questa figura troviamo infatti “organizzare e coordinare gli spostamenti casa-scuola-casa del personale scolastico e degli alunni..favorire l’utilizzo della bicicletta e di servizi di noleggio di veicoli elettrici o a basso impatto ambientale…”.

Mobilità ciclabile

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MOVE_nice – Veneto – Mobilità sostenibile – foto di Amelia De Lazzari

Un’altra strada è anche quella della realizzazione di corsie ciclabili che consentano e agevolino la scelta della bicicletta come mezzo alternativo all’auto nel tragitto casa/scuola.

Non si tratta però solo di realizzare i percorsi, ma di mettere in piedi progetti che agevolino un cambio di mentalità e l’acquisizione di una cultura della mobilità sostenibile.

Si veda a tal proposito la recente ricerca di Legambiente e Confindustria ANCMA che hanno analizzato le politiche di mobilità sostenibile su due ruote in alcune città italiane o l’esperienza toscana di Livorno dove il Comune premia gli studenti delle scuole superiori che scelgono la bicicletta per gli spostamenti casa-scuola.

Zone scolastiche

Una soluzione potrebbe venire anche dal nuovo codice della strada, modificato dal Decreto legge “Semplificazioni”, che introduce la zona scolastica ovvero quella “zona urbana in prossimità della quale si trovano edifici adibiti ad uso scolastico, in cui è garantita una particolare protezione dei pedoni e dell’ambiente..”, ad esempio tramite la chiusura di strade o l’introduzione di un limite di velocità inferiore.

Già prima delle novità del codice della strada, la campagna Strade Scolastiche aveva realizzato un vademecum per aiutare a dialogare con le istituzioni e richiedere la sperimentazione delle Strade Scolastiche.

Ricordiamo che in Toscana, già da qualche anno, tra le misure previste dal Piano regionale per la qualità dell’aria vi è l’istituzione di zone di rispetto davanti alle scuole, dove è vietata la fermata e la sosta in coincidenza con l’entrata e uscita degli alunni, che i comuni critici per il materiale particolato fine PM10 possono prevedere.

Questi interventi rischiano di limitarsi però solo a certe fasce orarie, mentre con un maggior coraggio potrebbero trasformarsi in misure strutturali e permanenti, dove lo spazio antistante le scuole diventa a tutti gli effetti un’area pedonale, un’estensione della scuola stessa, un luogo pubblico dove scuola e cittadinanza si incontrano e fruiscono l’una dell’altra. Questi progetti, come quello di Barcellona che ha previsto importanti finanziamenti per realizzare una piazza davanti ad ogni scuola, o quello di Parigi, con il modello della città in 15 minuti, che considera la scuola il centro di ogni quartiere, vedono nella strada non solo uno spazio di mobilità, ma le attribuiscono un ruolo educante a tutti gli effetti.

Living street

Esperienze più spinte applicano questo concetto a tutta la mobilità cittadina e intendono lavorare sullo spazio strada a 360°, concependole come luogo pubblico, democratico, a servizio delle persone e non (solo) delle automobili. È il concetto di “living street”, una strada cioè progettata nell’interesse di pedoni e ciclisti, uno spazio sociale che consenta ai bambini di giocare e che incoraggi le interazioni sociali a misura d’uomo, in modo sicuro.

Zone 30

Un’altra via per incentivare e facilitare la mobilità dolce nel tragitto casa-scuola è l’adozione delle “zone 30”, aree cioè dove ci si muove ad una velocità ridotta, 30 Km/h, e in cui le persone possono godere degli spazi pubblici in totale sicurezza, per andare a piedi o in bicicletta.

Città come BolognaPiacenzaMilanoParmaCesenaPomeziaLucca in Italia, hanno lavorato su questo aspetto. Guardando all’estero, ad esempio, la città di Edimburgo, con un progetto pilota di zona 30, ha ottenuto un incremento del 5% degli spostamenti in bici e del 7% di quelli a piedi e una diminuzione del 3% di quelli in auto, un incremento dal 4 al 12% dei bambini che vanno in bicicletta a scuola e dal 3 al 21% degli adolescenti che vanno in bicicletta a scuola.

Marciapiedi più larghi

Un modo per incentivare il ricorso alla mobilità dolce nel percorso casa-scuola è sicuramente anche quello di dare più spazio ai camminamenti pedonali, come ad esempio ha previsto la città di Milano nel progetto Strade Aperte.

Tante sono dunque le possibili soluzioni per favorire la scelta di una mobilità dolce nei percorsi casa-scuola, ma è chiaro che oltre alle iniziative messe in atto dalle amministrazioni ci sia bisogno della disponibilità di ciascuno di noi a cambiare le abitudini quotidiane e per fare ciò è necessario investire anche sulla comunicazione e sull’educazione ambientale, per creare una nuova cultura della mobilità, che guardi alla qualità della vita dell’intera comunità.

Testo di Maddalena Bavazzano

Andare a scuola – Pillole di sostenibilità

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