La strategia europea sul mare e il monitoraggio di ARPA Marche

Preservare la diversità ecologica, la vitalità dei mari e degli oceani affinché siano puliti, sani e produttivi, mantenendo l’utilizzo dell’ambiente marino a un livello sostenibile e salvaguardando il potenziale per gli usi e le attività delle generazioni presenti e future.

Ormai da oltre un decennio è questo l’obiettivo primario della Direttiva Europea sulla Strategia per l’Ambiente Marino (Direttiva 2008/56/CE del 17 giugno 2008, recepita in Italia con il d.lgs. n. 190/2010), basata su un approccio integrato e pilastro ambientale della politica marittima dell’Unione volta al raggiungimento del “buono stato ambientale” per tutte le acque marine entro il 2020.

Fase essenziale al raggiungimento di tale traguardo è stata la definizione di programmi di monitoraggio ideati per valutare il grado di salute del mare: il Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare (MATTM) ha affidato dunque alle Regioni il compito di avviare le prime esperienze di monitoraggio e poi a partire dall’anno 2015 molte delle attività previste dalla Direttiva sono state affidate direttamente alle ARPA. E’ stato quindi possibile per le 15 ARPA/ARTA interessate istituire una rete di strutture pubbliche e creare un Sistema in grado di svolgere in modo incisivo, coerente e coordinato le indagini e i controlli necessari alla tutela del mare.

ARPA Marche, sulla base di specifici protocolli d’intesa stipulati tra il MATTM e le ARPA della sottoregione adriatica, ha avviato un primo ciclo triennale di monitoraggio riferito al periodo 2015-2017 ed attualmente sta svolgendo le attività relative al 2° ciclo (2018-2020). L’area d’indagine di propria competenza, valutata utilizzando il proprio mezzo nautico “BLU ARPAM” è quella delle acque di mare ricomprese nella fascia tra le 1,5 e 12 miglia nautiche dalla costa: le attività sono organizzate in appositi moduli operativi caratterizzati da operazioni di prelievo e indagini di laboratorio sulle diverse matrici: acqua, sedimenti e biota.


Foto 1: aree di indagine

Le aree di indagine nelle Marche sono state localizzate con l’intento di caratterizzare l’intera estensione costiera regionale, tenendo conto dei gradienti trofici, principalmente da riva al largo, nonché degli importanti apporti di acque dolci fluviali e degli impatti derivanti dalle aree portuali. Sono stati pertanto individuati 2 transetti posti rispettivamente a Nord e a Sud del Promontorio del Conero: il primo sotto l’effetto diretto degli apporti padani dell’Alto Adriatico combinato agli impatti locali della foce dell’Esino e del Porto di Ancona, e il secondo dove le influenze padane sono meno significative, lasciando il campo a quella della foce del fiume Chienti.

Sul fronte dell’innovazione, ma con uno sguardo particolare agli approcci operativi più significativi, le attività previste dalla Strategia Marina hanno permesso ad ARPA MARCHE diindagare nuovi descrittori prima non inseriti nei normali programmi di monitoraggio.

Oltre infatti allo studio dell’abbondanza del plancton, associata al rilievo dei principali parametri chimico-fisici delle acque comprese fra 3 e 12 miglia da costa, sono state avviate indagini sulle particolari caratteristiche geomorfologiche e batimetriche del fondale marino, ponendo attenzione alla presenza di particolari habitat bentonici (di fondo) e valutando gli effetti esercitati dalla pesca a strascico. L’acquisizione di uno strumento dotato di telecamera subacquea e controllato da remoto, ha permesso di filmare e di fotografare il fondale marino, rendendo possibile la caratterizzazione di alcuni tratti particolari dei fondali e il rilevamento degli impatti dovuti all’attività di pesca (per un approfondimento, si veda questo articolo).


Foto 2: monitoraggio spiagge

E’ divenuto inoltre possibile avviare una prima analisi sulla quantità e qualità dei rifiuti in mare, il cui impatto non si esaurisce sul fronte ecologico, investendo diversi aspetti anche economici e sociali. L’attività di ARPA Marche di monitoraggio delle spiagge e della presenza di microplastica in mare ha rilevato che è soprattutto la plastica ad arrivare in percentuale altissima in mare e a rappresentare un crescente problema per l’intero ecosistema marino. In quest’ambito vengono monitorate 4 tipologie di spiagge nelle Marche, una presso una foce fluviale (Foce Fiume Chienti), una in prossimità di un’area portuale (Porto S. Benedetto), una in un’area remota non raggiungibile con mezzi di trasporto da terra, in corrispondenza del Parco Naturale del S. Bartolo di Pesaro, ed infine una spiaggia in area urbanizzata in corrispondenza del centro abitato di Senigallia in provincia di Ancona.

Infine, un altro campo di indagine ha riguardato i “trend nella quantità, nella distribuzione e nella composizione di microparticelle”, in particolare microplastiche, così come richiesto nell’indicatore 10.1.3 della Direttiva-quadro 2008/56/CE. Il microlitter marino comprende tutto il materiale solido con dimensioni inferiori ai 5 mm disperso nell’ambiente, la cui parte preponderante – prettamente di origine antropica – è costituita dalla componente microplastica, deriva dal processo di frammentazione di materiale di dimensione maggiore (macrolitter) dopo periodi più o meno lunghi di permanenza nell’ambiente, ed è da considerarsi ubiquitario anche in assenza di sorgenti puntuali di inquinamento.


Foto 3: campionamento in mare

Per dimensione e densità le microplastiche tendono ad accumularsi principalmente in superficie, ma anche nella zona basale del termoclino. I campionamenti sono stati effettuati mediante l’utilizzo di una rete metallica di tipo “manta” con apertura rettangolare, che presenta un vuoto di maglia di 330 µm e che viene calata in mare e trainata per 20 minuti con una velocità inferiore ai 3 nodi, in modo da filtrare l’acqua in senso opposto alla corrente. Una volta recuperato, il contenuto della rete viene raccolto in bottiglie di vetro e quindi destinato all’analisi.

I dati numerici raccolti vengono normalizzati per volume totale di acqua filtrata durante il campionamento; le relative concentrazioni sono espresse per numero di oggetti per m3 di acqua filtrata.


Foto 4: microplastiche

Le microplastiche identificate sono quindi classificate per forma (sfera, filamento, frammento, foglio) e per colore (bianco, nero, rosso, blu, verde, trasparente, altro colore). Al momento, il protocollo di intesa prevede il solo conteggio dei frammenti, con dimensione compresa tra i 300 µm ed i 5 mm, e non la speciazione qualitativa chimica del tipo di plastica. Tuttavia, nel corso del primo anno di monitoraggio, il Laboratorio del Dipartimento Provinciale ARPAM di Pesaro ha accolto la richiesta di procedere, in via sperimentale e facoltativa, alla caratterizzazione qualitativa di almeno il 10% dei frammenti di microlitter plastico: dall’analisi della frazione caratterizzata qualitativamente tramite spettrometria FTIR (scelta in base alla dimensione, poiché è necessario ai fini dell’analisi che i frammenti presentino frazioni minime nell’ordine del millimetro), è emerso che i tipi di plastica rinvenuti, considerando anche la separazione per densità dovuta al campionamento superficiale, sono prevalentemente Polietilene, Polistirene e Polipropilene.


Foto 5: spettri

Attualmente, in ogni caso, resta senza dubbio essenziale anche la questione della diffusione dei risultati ottenuti dalle attività previste dalla Direttiva; ARPA Marche, così come ogni altra Agenzia coinvolta, ha infatti costantemente provveduto a trasmettere i dati e le elaborazioni di propria competenza alla Agenzia capofila per la sottoregione Adriatica (ARPAE Emilia Romagna), secondo le modalità e le tempistiche indicate dall’Accordo Operativo, per il loro successivo inoltro al Ministero.

Di questo si è propriamente parlato lo scorso 27 marzo a Roma al Seminario Iniziale “Programmi di monitoraggio della strategia marina: risultati, esperienze e prospettive” che, nell’ambito del progetto CReIAMO PA (Competenze e Reti per l’Integrazione Ambientale e per il Miglioramento delle Organizzazioni della PA – Linea di intervento 2, WP 2) si prefiggeva di rendere noti i risultati ottenuti dal primo ciclo di programmi di monitoraggio (2015-2017) a tutti gli attori coinvolti nella loro messa a punto e successiva esecuzione.


Foto 6: Seminario Iniziale “CReIAMO PA”

Nel corso dei lavori, il sottosegretario di Stato all’Ambiente on. Salvatore Micillo si è espresso nel senso di una pronta divulgazione dei dati anche “in continuo, avviando un sistema che allinei temporalmente le indagini a mare e la diffusione dei loro risultati, anche sotto forma di dati grezzi”. Micillo ha inoltre sottolineato quanto possa essere importante che questo patrimonio di conoscenza vada diffuso, portato sul territorio e condiviso, così da “garantire a tutti la possibilità  di usufruire delle informazioni che derivano dalle attività di studio e controllo dei nostri mari” svolte, non dimentichiamolo, da organismi pubblici.

Una necessità, questa, che non si può che condividere, mentre si attende l’avvio della campagna di informazione condotta in collaborazione dal Ministero e da ISPRA, che vedrà presto svolgersi eventi dedicati alla conoscenza dei temi del mare, con uno sguardo particolare alla sfida di dimensione globale della lotta contro la presenza di rifiuti e plastica.

A cura di Manuela Ercolessi, Referente ARPAM Gruppo tecnico di coordinamento delle Agenzie della Sottoregione Adriatica

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