Il 26 giugno scorso, presso il Centro di Ricerche Agro-ambientali “Enrico Avanzi” a San Piero a Grado (Pisa), si è svolta la seconda edizione dei “Dialoghi sulla Terra e sul Creato. L’ecologia integrale ai tempi della crisi climatica”, un’iniziativa che ha riunito rappresentanti del mondo scientifico, religioso, culturale e accademico. Organizzata da ARPAT, dai Circoli Laudato Si’, dal Centro di Ricerche Agro-Alimentari dell’Università di Pisa, dal MEIC Toscana, in collaborazione con il Conservatorio “Pietro Mascagni” di Livorno, la giornata si è inserita nel percorso del Filo verde del Giubileo sostenibile, promosso dal Sistema Nazionale di Protezione Ambientale (SNPA). Dopo un momento introduttivo, il dialogo si è articolato in due tappe che hanno affrontato due temi:
- come la natura cooperi per il benessere collettivo e possa, così, divenire modello per educare alla pace
- come la scienza e la tecnologia possano contribuire a rafforzare l’agricoltura sostenibile che mette al centro la persona e l’ambiente
Riflessioni introduttive ai Dialoghi sulla Terra e sul Creato – L’ecologia integrale al tempo della crisi climatica
“È sempre più urgente proteggere la nostra casa comune, perché la salute del pianeta è inscindibile da quella delle persone”, ha esordito Pietro Rubellini, direttore generale di ARPAT, richiamando il principio di One Health. “Il creato – ha sottolineato – è un’unità indissolubile che lega il mondo inorganico e quello organico. Lo sviluppo senza limiti non è sostenibile. L’uomo deve riscoprire il proprio ruolo di custode, non di dominatore.”
Rubellini ha poi evidenziato il valore del dialogo tra approccio scientifico e fede, citando il modello “Gaia” e la visione ecologica dell’enciclica Laudato Si’ di Papa Francesco. Gli effetti del cambiamento climatico – desertificazione, alluvioni, salinizzazione dei suoli – sono ormai sotto gli occhi di tutti. “Proseguire su questa strada – ha avvertito – significa compromettere la salute, la sicurezza e il benessere delle generazioni attuali e future.”
A fare gli onori di casa è stato il professor Angelo Canale, direttore del CiRAA, che ha illustrato le attività del centro: oltre 1200 ettari dedicati a sperimentazione agricola, zootecnia sostenibile, biodiversità e filiere corte. “Il nostro centro – ha spiegato – è uno dei più grandi d’Europa per lo studio dei sistemi agricoli sostenibili. Ogni attività qui trova senso nel rispetto della terra e della comunità.”
Rosalba Esperiani, rappresentante dei Circoli Laudato Si’, ha sottolineato come l’enciclica di Papa Francesco continui a ispirare comunità globali verso la “conversione ecologica”: un cambiamento di stili di vita, sostenuto da fede, azione e consapevolezza. “I Circoli nascono come ‘cerchi caldi’ – ha spiegato – comunità fondate su solidarietà, giustizia e dialogo, strumenti necessari per una vera cultura della pace.”
Il riferimento a San Francesco, all’ecologia profonda e alla responsabilità verso la creazione ha fatto da filo conduttore all’intervento. “Non possiamo restare immobili di fronte alla devastazione ambientale. Dobbiamo recuperare il senso della connessione tra tutti gli esseri viventi.”
Prima tappa: educare alla pace anche prendendo spunto dalla forza cooperatrice della natura
La prima tappa del percorso ha visto confrontarsi Elena Falaschi, docente di Pedagogia all’Università di Pisa, e Fabio Caporali, già professore di Ecologia agraria. Si è discusso del ruolo fondamentale dell’educazione per costruire una cultura della pace, partendo dalla consapevolezza individuale.
“Dobbiamo formare cittadini responsabili e critici – ha affermato Falaschi – capaci di relazioni autentiche e consapevoli del proprio impatto sul mondo. Il principio dell’‘I care’ di Don Milani deve diventare fondamento educativo.” Caporali ha evidenziato come in natura predomini la cooperazione, e che l’agricoltura – se riconnessa ai suoi valori spirituali e ambientali – può diventare veicolo di pace e armonia.
Seconda tappa: perseguire un’agricoltura sostenibile che metta al centro le persone e l’ambiente
Nella seconda tappa del percorso, Fatma Ezzahra Ben Azaiez, ricercatrice post-doc in scienze agronomiche presso l’Università di Pisa, e Daniele Antichi, professore di Agronomia e coltivazioni erbacee all’Università di Pisa, hanno esplorato le potenzialità della scienza agronomica e della tecnologia per affrontare la crisi climatica. “Serve una nuova cultura agricola – ha detto Ben Azaiez – in grado di unire efficienza produttiva e sostenibilità ambientale, senza cedere a semplificazioni.”
Antichi ha aggiunto: “L’agricoltura moderna ha portato benefici, ma ha anche causato squilibri. Ora dobbiamo tornare a una visione etica e spirituale del lavoro della terra. Ogni atto agricolo è anche politico e culturale.”
I “Dialoghi sulla Terra e sul Creato” sono occasioni di riflessione collettiva sul messaggio di Papa Francesco: “La crisi climatica è un appello a un cambiamento di paradigma. La pace si costruisce partendo dall’unità, dalla giustizia sociale e dalla cura per l’ambiente.”
In un tempo segnato da conflitti e catastrofi ambientali, l’incontro ha rappresentato un’occasione preziosa per ripensare il rapporto dell’uomo con il pianeta. Un invito a riconoscere che “tutto è connesso” e che solo un impegno comune – tra scienza, fede e cittadini – potrà garantire un futuro giusto e sostenibile per tutti.