Il numero di giugno 2021 del La Voce dei CUG affronta vari temi, quali i Codici di condotta nelle PPAA, il consenso consapevole nei rapporti sessuali, gli effetti dei big data sui nostri comportamenti e il Bilancio di genere attraverso l’intervista a Sveva Avveduto, coordinatrice del Gruppo di Lavoro che ha redatto il primo bilancio di genere del Centro Nazionale della Ricerca -CNR.
La ricercatrice Avveduto afferma come il bilancio di genere abbia reso possibile il riconoscimento del valore delle risorse umane del CNR , grazie ad “una più approfondita conoscenza della comunità umana e professionale dell’Ente, che, nei diversi ruoli, uomini e donne della ricerca pubblica, ognuno con le proprie competenze, contribuisce allo sviluppo del più grande ente di ricerca pubblica italiano”.
Quello che emerge da questo primo Bilancio di genere del CNR, il più grande Ente di ricerca pubblica italiana, è una fotografia comune alla quasi totalità delle organizzazioni: mentre è attuata una pari opportunità di genere al livello di carriera iniziale del personale tecnologico dell’Ente in cui è prevalente il genere femminile, risultano prevalentemente ad appannaggio di personale di genere maschile e in fasce di età più avanzate i percorsi di sviluppo delle carriere (specialmente al livello apicale) e all’interno di alcuni ambiti scientifici.
Nel CNR “Come dato settoriale, –afferma Avveduto – questo fenomeno ha una connotazione definita: nel Dipartimento di Scienze Umane e Sociali esistono le migliori possibilità per il personale femminile di giungere ai vertici della carriera, mentre le minori occasioni di sviluppo professionale nelle carriere scientifiche si rilevano nell’ambito delle Scienze bio-agroalimentari. Resta ancora molta strada da fare“.
Interessante la recente ricerca della sociologa Shoshana Zuboff che nel suo ultimo libro The Age for Surveillance Capitalism. The Fight for a Human Future at the New Frontier of Power (Profile Books, 2019) ci mette in guardia sugli effetti dei big data sui nostri comportamenti.
La sociologa della Harvard business school afferma che nella nostra epoca, caratterizzata dal “capitalismo della sorveglianza” ci si appropria dei dati relativi agli umani comportamenti, in particolare di quelli online e dopo accurata elaborazione questi dati (big data) sono in parte utilizzati per migliorare genericamente beni e servizi, ma per il residuo confluiscono in quei “prodotti di previsione” commerciati nei “nuovi mercati comportamentali a termine“.
Coloro che si appropriano dei big data e li elaborano accumulano così immense ricchezze; secondo la sociologa occorre limitare il capitalismo della sorveglianza oltre che per ragioni antiche (è monopolistico e viola la privacy) soprattutto perché riduce a merce i comportamenti umani: il capitalismo della sorveglianza non si accontenta di automatizzare i flussi di informazione su di noi, ma mira a automatizzare noi stessi”.
Nella civiltà dell’informazione occorre prevedere nuove tutele di diritti cognitivi che proteggano i/le cittadini/e dall’invasione del furto di dati su vasta scala per non mettere a rischio la democrazia.
Per combattere la cultura della violenza e gli stereotipi legati alla violenza e alle differenze di genere e riportare l’attenzione sul tema del rispetto nelle relazioni interpersonali è nata l’iniziativa “Io lo chiedo”?, su iniziativa della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea, in collaborazione con Amnesty International: un percorso strutturato con alcuni selezionati Istituti scolastici di tutto il territorio nazionale per sensibilizzare le ragazze e i ragazzi delle scuole secondarie di secondo grado sul principio del consenso consapevole nei rapporti sessuali.
In Italia il Codice Penale non fa riferimento la principio del consenso consapevole , così come previsto dall’art.36 della Convenzione di Istanbul, ratificata nel nostro paese nel 2014. L’introduzione della regola generale – chiedere espressamente e, se si è ancora in dubbio fermarsi – nella nostra legislazione aiuterebbe a garantire il pieno accesso alla giustizia alle vittime di violenza sessuale, una piaga da fermare: secondo un’indagine dell’Agenzia per i diritti fondamentali del 2014, una donna su tre nella UE ha subito violenze fisiche e/o sessuali dall’età dei 15 anni. Il 55% delle donne ha subito una o più forme di molestie sessuali (l’11% è stato sottoposto a molestie informatiche). Una su venti è stata stuprata.
Come ormai noto i Comitati Unici – CUG hanno inglobato, ampliandone le funzioni, i Comitati Pari Opportunità e i Comitati Paritetici contro il mobbing ed hanno quindi tra i loro compiti quello di vigilare sull’adozione dei Codici di condotta, atti amministrativi obbligatori con cui ogni organizzazione pubblica favorisce la diffusione della cultura della legalità, della trasparenza e della non discriminazione che stabiliscono valori, misure e azioni volte a tutelare l’inclusione e rispetto della dignità soggettiva.
I Codici di Condotta si pongono anche come strumenti a presidio della legalità, di tutela dei principi costituzionali di eguaglianza, imparzialità, trasparenza e non discriminazione, assumendo così una funzione complementare ai Codici di comportamento connessi alle misure di prevenzione della corruzione e trasparenza.
La trasparenza, considerata la più eminente misura anticorruttiva è infatti anche presidio contro le disuguaglianze e le discriminazioni nei luoghi di lavoro così i due organismi, CUG e Comitati Anticorruzione interagiscono virtuosamente: i CUG sono chiamati ad esprimere pareri in via consultiva sui Piani formativi anticorruzione così come sulla revisione dei Codici di comportamento e, nello stesso tempo, i Responsabili anticorruzione prevedono Piani di formazione sul Codice di condotta a protezione della dignità umana come misura di prevenzione della corruzione, quale formazione sui temi dell’etica, della deontologia e della legalità a dimostrare che la materia della protezione della dignità della persona diviene anche misura specifica di carattere anticorruttivo, idonea a garantire etica e legalità dell’agire pubblico oltre che il benessere sui luoghi di lavoro.
Tre libri tra le proposte culturali del numero di giugno:
- “Invisibili. Come il nostro mondo ignora le donne in ogni campo. Dati alla mano” di Caroline Criado Perez, un libro rivoluzionario ed estremamente rivelatorio che ci farà vedere il mondo con altri occhi;
- Il “Manuale per ragazze rivoluzionarie. Perché il femminismo ci rende felici” di Giulia Blasi, analizza le situazioni che le donne quotidianamente vivono e offre consigli pratici e concreti per mettere in atto un femminismo pieno di ottimismo e spirito di collaborazione, che possa renderci tutti più felici;
- “Diventare cittadine. Il voto alle donne in Italia” di Anna Rossi-Doria, un libro simbolo, per ripercorre come le donne italiane abbiano conquistato e non ottenuto per grazia ricevuta il diritto di voto. Il libro è fuori catalogo e sarebbe necessario chiedere alla casa editrice di ripubblicarlo per diffonderlo nelle scuole e leggerlo alle generazioni più giovani per non dimenticare.
Ed infine la rubrica sulle date importanti da celebrare che ci fa riflettere su alcuni aspetti di rilevanza sociale. In particolare il 30 luglio da ricordare la Gionata Mondiale contro la tratta di esseri umani.
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