Arpa Calabria racconta in poche righe il passaggio da bersaglio designato ad attore del dialogo partecipato grazie all’uso attivo nei propri canali social.
Non è facile spiegare ad un bambino di scuola elementare perché, quando non funziona un depuratore, c’è il rischio che a mare ci siano “brutte sorprese”. A dirla tutta, non è facile spiegarlo a chiunque non sia addetto ai lavori o non abbia un’infarinatura generale di queste tematiche. Ma, per un ente pubblico che detiene dati ed informazioni ambientali quale è l’Arpa, è d’obbligo spiegare cosa succede intorno a noi.
E’ con questo convincimento che l’Arpa Calabria, ormai già da un anno, ha deciso di entrare “mani e piedi” nel mondo dei social network con un approccio più deciso e proattivo. In effetti, l’Arpa Calabria è presente su Facebook come su Twitter già dal 2013, ma è dall’anno scorso che la filosofia della comunicazione agenziale attraverso i social è cambiata: da una presenza formale, quasi passiva, degli anni passati, ad una massiccia attività di comunicazione, istituzionale, pubblica e scientifica, degli ultimi dodici mesi.
Senza entrare nei dettagli della gestione dei social (attualmente Arpa Calabria ha profili ufficiali su YouTube, Facebook, Twitter, Instagram, Google+ nonché sulla messaggistica istantanea di WhatsApp e Telegram), il motivo scatenante di questa super-socializzazione è stato l’ennesimo attacco attraverso i social, gratuito ed infondato, subito dai nostri tecnici, in particolare quelli impegnati nella campagna di monitoraggio delle acque di balneazione. Dinanzi ad un proliferare di commenti sguaiati ed isterici sui social, con un indice di penetrazione particolarmente importante, considerando che viaggiavano su Gruppi pubblici dalla grande audience (TGR Rai della Calabria), la comunicazione dell’Agenzia si “limitava” alle note ufficiali sui Media tradizionali ed un rilancio delle stesse sui social. Tutto ciò non bastava, perché era forte la percezione che il rumore di fondo tra Arpa Calabria e l’opinione pubblica riuscisse con fin troppa facilità a distorcere i nostri messaggi. L’unica alternativa, appunto, era quella di scendere nell’arena e presidiare i social con quell’approccio deciso e proattivo che ci ha permesso, in breve tempo, di riportare il tono del dibattito sugli esiti analitici della balneazione, ad esempio, su criteri di normalità anche se qualche pizzico di polemica non è mancato.
Così per l’Arpacal la presenza sui social è diventata densa di nuovi incontri e conoscenze di una fetta dell’opinione pubblica che, al di là dei leoni da tastiera e scienziati della domenica sempre iperattivi, ha portato alla luce tante realtà, associative e non, impegnate con i propri mezzi e la propria abnegazione, ad approfondire la propria conoscenza scientifica, per capire meglio le diverse problematiche ambientali presenti sul territorio. E grazie a questa circostanza, il social è diventato il campo non più di battaglia ma di incontro tra chi “deve” spiegare le tematiche ambientali e chi “vuole” conoscerle, con dati ma anche attraverso prodotti divulgativi.
Se è vero com’è vero che, nell’era post-accademica della scienza, non c’è progresso delle conoscenze scientifiche se i risultati del lavoro scientifico non vengono comunicati, per “saper fare e farlo sapere” i social sono diventati lo strumento più tempestivo ed efficace che Arpacal possiede per divulgare la propria conoscenza, fornendo ai cittadini strumenti per condividere il sapere ed incidere nelle decisioni pubbliche.