Intervista a Carlo Emanuele Pepe, Direttore generale di Arpa Liguria, e vicepresidente Snpa, giunti circa a metà del percorso di testimonianze dei vertici del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente. In oltre trent’anni di esperienza nel settore ambientale, fra i suoi incarichi precedenti figura un mandato da Direttore generale di Arpa Veneto e l’esperienza decennale da dirigente di un’importante azienda multiservizi. Una figura fra le più esperte di questi temi nell’attuale Consiglio Snpa.

Il Paese sta affrontando una crisi sanitaria, e sociale ed economica con pochi precedenti, ma al contempo sta lavorando per uscirne e costruire una prospettiva di ripartenza. In quale modo il SNPA può dare il proprio contributo perché questa ripartenza sia nel segno dell’ambiente?
Seguo con attenzione le uscite di Ambienteinforma, e devo dire che il quadro tracciato dai Direttori che mi hanno preceduto su questo spazio rispecchia le mie convinzioni. Il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente ha le potenzialità per essere uno dei cardini della ripartenza dell’Italia.
Perché, volenti o nolenti, è ormai evidente come l’ambiente sia componente imprescindibile di qualsiasi attività antropica. L’emergenza sanitaria che stiamo vivendo, e da cui sono convinto usciremo in tempi proporzionali alla nostra capacità di collaborare e trovare nuovi comportamenti e attività, si inserisce nel più ampio contesto del rapporto fra ambiente e salute, a sua volta legato indissolubilmente al tema della crisi climatica. Un cambiamento che l’uomo ha accelerato, con una tempistica – rapportata alle ere della terra – analoga soltanto a grandi eventi estremi seguiti da millenni di adattamento alle nuove condizioni.
Ripartire nel segno dell’ambiente significa avere presente lo scenario complessivo in cui ci si muove, senza per questo dimenticare l’importanza della singola azione. Non ripeterò i discorsi relativi agli obiettivi dell’agenda 2030 o i principi di trasparenza, terzietà e omogeneità, pilastri del nostro agire quotidiano. Il valore aggiunto del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente è quello di mettere in relazione grandi professionalità specializzate in argomenti complicatissimi, collegandole al rispetto dei dettami normativi su una materia relativamente giovane come quella ambientale, guidati dall’unico interesse della sostenibilità del paese. Machine learning e intelligenza artificiale, space economy guidata da Copernicus e modellistica ad alta risoluzione, reti di monitoraggio in tempo reale, controlli e analisi su inquinanti emergenti, risposte sistematiche e costanti a situazioni di emergenza. Fra le diverse cose in cui dovremo essere bravi nei prossimi anni, dobbiamo rendere meglio fruibili i nostri dati ai non addetti ai lavori, lavorando costantemente anche nella comunicazione, intesa come strumento di divulgazione ed elemento identitario della cultura di Snpa.

Se la ripartenza del Paese deve essere nel segno dell’ambiente, quali potrebbero essere i problemi che ancora impediscono il consolidamento di un forte Sistema nazionale di protezione ambientale, da affrontare e risolvere una volta per tutte?
Far ripartire il Paese nel segno dell’ambiente vuol dire anche collegare ambiente e salute, ambiente e lavoro, ambiente e sviluppo… ambiente come minimo comune denominatore del Paese Italia. Snpa è il riferimento pubblico sul tema, ma è ancora un’organizzazione giovane che paga lo scotto della sua relativamente breve storia, dovendo ancora maturare in diversi elementi.
Uno fra tutti, quello relativo connesso ai decreti attuativi: sono in corso, a diversi livelli e sui tavoli più opportuni, confronti per dare continuità alla Legge 132/2016, approvata all’unanimità dal Parlamento italiano. Deve finalmente essere messa in condizione di funzionare al meglio e non può correre il rischio di venire ridiscussa. È indispensabile trovare il punto di sintesi fra le varie componenti del sistema paese, che vede questioni centrali e autonomie federali, riconoscimenti professionali e funzioni giudiziarie, norme obbligatorie e indicazioni volontarie.
Snpa deve completare il cammino che, in passato, hanno affrontato altri enti con caratteristiche analoghe, anche se questo percorso avviene in un momento storico differente. molto particolare. Presenta maggiori difficoltà, dal punto di vista del momento sociale e di attenzione al tema ambientale, e vantaggi indiscutibili, come le capacità tecnologiche, le possibilità di omogeneità e di informazione senza precedenti. Ormai abbiamo raggiunto un’abitudine al confronto fra le Agenzie e alla crescita comune, non alla disparità. Grazie alla tecnologia, ci confrontiamo quotidianamente per far crescer tutto il sistema: qualche tempo fa eravamo parenti alla lontana, ora stiamo aiutando tutte le componenti a raggiungere il passo di quelle più avanzate, condividendo soluzioni e buone pratiche.

Sulla base di condizioni di rinnovata forza e autonomia il SNPA può svolgere un ruolo importante nello scenario che si sta profilando in Italia e in Europa?
Per gestire l’ambiente e il territorio è indispensabile partire dalla sua conoscenza oggettiva. La realtà è complicata, servono competenze intrecciate provenienti da tutti i campi scientifici. Snpa è lo snodo italiano di un sistema di tutela ambientale che nasce a livello continentale e arriva fino alle realtà locali. L’importanza del ruolo che il Sistema rivestirà dipende da quanto cammino riusciremo a portare avanti insieme, perché solo con il contributo di tutte le diverse componenti possiamo affermarci come Snpa.

Sta per volgere al termine il mandato da vicepresidente Snpa: cosa ti è rimasto più impresso da questa privilegiata postazione di osservazione?
Il ruolo di vicepresidente Snpa è stato una grande opportunità poter dare un contributo ad aumentare il dialogo sia fra le Agenzie, sia a livello istituzionale con il resto del “Sistema paese”, arrivando alle più alte cariche istituzionali dello Stato.
Inoltre, nonostante l’esperienza decennale nelle Arpa, questo biennio da vicepresidente mi ha portato a conoscere nel dettaglio numerose realtà locali, con una diversità di argomenti e una specializzazione davvero con poche uguali.
In tutte però ho riscontrato un entusiasmo e un attaccamento al lavoro che va al di là di ogni obbligo contrattuale o deontologia professionale. Uno fra i tanti esempi che potrei fare viene proprio dall’Arpa Liguria, e lo cito per la risonanza internazionale che ha avuto.
Il crollo del Ponte Morandi, con il suo carico di 43 vittime che nessuno potrà dimenticare, ci ha impegnato per quasi due anni, seguendo costantemente l’evoluzione di una situazione che ha avuto infinite sfaccettature, dalla meteorologia alla qualità dell’aria, dai controlli alle terre e rocce da scavo, passando per le analisi di laboratorio e i rapporti con gli altri Enti.
Tutto è culminato, ma non finito, con la giornata del 28 giugno 2019, iniziata ben prima dell’alba e conclusa solo a tarda notte, con oltre quaranta colleghi impegnati con passione per raggiungere il risultato più alto: la sicurezza dei cittadini, che in migliaia quella sera hanno aspettato l’esito dell’analisi dei campioni per rientrare a casa in tutta sicurezza.
(Intervista a cura di Federico Grasso, Arpa Liguria)
