Sorvino: «rinnoviamo l’Arpa Campania per costruire il Snpa»

Stefano Sorvino è da poche settimane direttore generale dell’Agenzia ambientale campana, dopo aver ricoperto per più di tre anni il ruolo di commissario straordinario. Avvocato amministrativista e docente di diritto ambientale, 56 anni, Sorvino è stato, tra l’altro, segretario generale di Autorità di bacino regionali ed interregionali, e spesso consulente delle Autorità Giudiziarie, tra l’altro, per l’inchiesta seguita alla tragica alluvione di Sarno del ‘98. Con questa intervista intende presentare ai lettori del notiziario Snpa le principali questioni da affrontare per programmare il futuro dell’Arpa Campania.

Avvocato, può raccontare brevemente qual è lo scenario in cui lavora l’Agenzia?

«Quando si parla di ambiente, la Campania risulta uno dei contesti regionali più impegnativi in Italia, per la concentrazione di vari fattori. È la regione più densamente popolata, con una grande area metropolitana tra Napoli, Caserta e Salerno, che esercita una forte pressione insediativa su risorse naturalistiche e paesaggistiche di notevole pregio con inevitabili elementi di degrado. Eravamo fino a ieri la regione delle più difficili emergenze ambientali e delle gestioni commissariali: penso al capitolo delle bonifiche (a cominciare da Bagnoli e Napoli Est), all’emergenza rifiuti, all’assetto idrogeologico, all’inquinamento del bacino idrografico del fiume Sarno. Emergenze in parte superate o in via di superamento, ma vi è ad esempio il capitolo ancora apertissimo ed attuale delle bonifiche, piccole e grandi, su cui c’è un considerevole intreccio di competenze e problematiche. Peraltro anche le emergenze superate presentano ricadute ancora attuali. In questo scenario, le aspettative e gli impegni riposti sull’Arpa Campania sono notevoli: non è un caso che la legge 6 del 2014 rappresenta l’unica fattispecie in cui una norma statale approvata dal Parlamento chiama direttamente in causa una specifica Agenzia regionale, affidandoci una parte delle indagini ambientali faticosamente avviate nella cosiddetta Terra dei fuochi nell’ambito di una collaborazione interforze. L’Arpa Campania poi è tra le più attive nella collaborazione con le Magistrature e le Forze di polizia, dovendo corrispondere a richieste continue di supporto nelle indagini sugli ecoreati e sugli illeciti ambientali in genere».

L’Arpa Campania è attualmente in grado di reggere di fronte a queste sfide?

«L’Agenzia si sforza di essere all’altezza, grazie alla professionalità e allo spirito di servizio della gran parte dei suoi operatori spesso oberati e sovraccaricati. Ma sono evidenti le insufficienze strutturali che risalgono alla fase genetica e non sono mai state colmate. Negli ultimi anni abbiamo registrato importanti segnali di attenzione da parte del governo regionale, che ha incrementato dallo 0,47 allo 0,53% la quota del Fondo sanitario regionale destinata a finanziare l’Ente per la spesa corrente e ha attribuito all’Agenzia fondi europei del Por per investimenti a favore del parco tecnologico, ma certo non basta a coprire i notevoli fabbisogni. In rapporto alla popolazione regionale, siamo tra le Arpa meno dotate di personale, in particolare tecnico, e di risorse finanziarie, come emerge anche dalle elaborazioni statistiche del Sistema nazionale (“Quanti siamo”, “quanto costiamo”). Se l’obiettivo della legge n. 132/2016 è garantire livelli uniformi di prestazioni in tutto il territorio nazionale, come già dovrebbe essere per la sanità – in altre parole implementare gradualmente i cosiddetti Lepta – allora le Agenzie meno dotate di risorse finanziarie ed umane, in particolare quelle del Centro-Sud, rischiano di avere gravi difficoltà».

Nella legge 132 del 2016 ci sono a suo avviso dei limiti?

«Più che nella legge quadro, una serie di disposizioni nazionali e regionali attributive di nuovi compiti recano la cosiddetta clausola di “invarianza finanziaria” secondo cui i livelli delle prestazioni debbono essere incrementati ed uniformati senza maggiori oneri per la finanza pubblica. Purtroppo è un’impostazione non realistica quella di richiedere sempre maggiori prestazioni senza adeguare le risorse attribuite. Altro punto delicato, il conferimento di funzioni di polizia giudiziaria al personale ispettivo delle Agenzie, materia su cui, come è noto, si attende l’emanazione di un Regolamento attuativo da parte del Governo: strumento senz’altro utile, ma anche in questo caso, si pone il problema delle risorse umane e finanziarie. Attualmente, la collaborazione dell’Arpa Campania alle attività investigative è sostanzialmente gratuita. Se la si potesse finanziare con i proventi delle sanzioni per gli ecoreati, ci sarebbe un beneficio non trascurabile per l’Ente, ma occorre nel concreto studiare i meccanismi per poter destinare queste risorse allo scopo in forma diretta. A maggior ragione, si porrebbe questo problema se ci venissero formalmente assegnate le funzioni di ufficiali di polizia giudiziaria, già di fatto sostanzialmente svolte, con oneri organizzativi e a discapito delle attività istituzionali programmate in via ordinaria».

Può citare alcuni dei risultati conseguiti dalla gestione commissariale appena conclusa?

«Abbiamo creato le premesse per il rinnovamento ed il rafforzamento dell’Arpa Campania, lavorando soprattutto al riequilibrio finanziario, con la razionalizzazione della spesa, una consistente attività di recupero crediti e lo sviluppo di attività finanziate dagli utenti oltre che dai trasferimenti regionali. Siamo intervenuti sul riordino dell’organizzazione, con modifiche importanti dei Regolamenti dell’Agenzia. Abbiamo avviato l’aggiornamento dell’organico, cercando anche di ovviare ai numerosi pensionamenti, con una serie di stabilizzazioni, assunzioni di dirigenti e procedure di mobilità per operatori tecnici. Abbiamo avuto di nuovo accesso ai fondi strutturali europei, grazie al sostegno della Regione, con il finanziamento di alcuni specifici progetti per l’aggiornamento tecnologico dell’Ente, ma mi auguro che sia soltanto l’inizio. Abbiamo avviato le procedure concorsuali per assumere gli operatori tecnici necessari, iniziando nei limiti e con le possibilità consentite a colmare i gap strutturali di Arpac, che è tornata ad essere un’Agenzia in movimento».

Luigi Mosca – Arpa Campania
l.mosca@arpacampania.it

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