l 27 giugno del 1980, alle 20.59 e 45 secondi, nei cieli italiani, si consumava una delle più gravi tragedie aeree nella storia del Paese; un aereo Dc-9 della compagnia privata “Itavia” esplodeva in volo all’altezza dell’isola di Ustica, lungo la rotta tra Bologna e Palermo. Tutte le 81 persone a bordo, tra passeggeri e membri dell’equipaggio, morirono nella tragedia.
Da allora è iniziato uno dei più grandi misteri italiani, caratterizzato da insabbiamenti, incidenti, delegittimazioni, suicidi e morti sospette, registri e tracciati radar cancellati, documenti spariti nel nulla; un “muro di gomma” per nascondere cosa sia realmente accaduto nei cieli del Mediterraneo quella tragica notte.
Cosa distrusse il Dc-9 dell’”Itavia”? Fu una bomba, come da molti oggi ritenuto o un missile, lanciato da un caccia militare in quello che venne definito un “vero e proprio scenario di guerra” aerea nello spazio aereo italiano?
A quasi 41 anni da quella tragedia, prova a far luce sui misteri ancora irrisolti il libro “Ustica, un’ingiustizia civile”, edito da Rubettino e scritto a quattro mani dal giornalista e storico dell’Aviazione Gregory Alegi e dal generale di Squadra aerea Leonardo Tricarico, già capo di Stato maggiore dell’Aeronautica Militare, presidente della Fondazione Icsa (Intelligence Culture and Security Analysis) e presidente del Comitato Scientifico della SAFA (Scuola di Alta Formazione Ambientale di Arpa Umbria)