Le pillole di sostenibilità di Arpa Toscana: prendersi cura dei propri abiti in modo sostenibile

Una delle principali questioni ambientali da tenere in considerazione, quando laviamo gli indumenti in lavatrice, è quella dell’inquinamento delle acque, di cui sono responsabili non solo gli scarichi industriali ma anche quelli domestici.

Importanti studi di settore hanno evidenziato l’alto potere inquinante di molti prodotti che utilizziamo quotidianamente in casa, compresi alcuni detersivi usati per i lavaggi in lavatrice, le sostanze utilizzate per renderli efficaci, spesso, sono di origine chimica e di natura tossica ed iI loro potere inquinante è amplificato dal fatto che, una volta azionato il programma di risciacquo della lavatrice, lo scarico finisce nelle acque reflue urbane e, se non trattate correttamente, anche nei fiumi e mari.

A questo si aggiunge il problema dell’inquinamento da plastiche, dovuto anche alle micro-fibre tessili di tipo sintetico, che, secondo diversi studi, incidono, sul totale, per il 35%. In particolare, uno studio italiano, “The contribution of washing processes of synthetic clothes to microplastic pollution“, condotto dal CNR e pubblicato nel 2019, mostra come, durante un normale lavaggio in lavatrice, vengano rilasciate da 124 a 308 mg per kg di microfibre tessili. Questo range è influenzato dal tipo di indumento lavato, in particolare dalla natura del filato e dalla sua torsione, come dimostrano anche diversi altri studi.

Secondo la ricerca “Evaluation of microplastic release caused by textile washing processes of synthetic fabrics”, pubblicata su Environmental Pollution (2017), l’acrilico è uno dei tessuti che crea i maggiori problemi, addirittura cinque volte in più rispetto al tessuto misto cotone-poliestere ed una lavatrice con un carico di 5 kg di materiale in poliestere produce tra i 6 e i 17,7 milioni di microfibre.

Un ulteriore studio effettuato dall’Università di Plymouth, pubblicato nel 2016, ha confrontato i diversi tessuti e le variabili durante il lavaggio, evidenziando come su un carico da 6 kg, i capi in tessuti misti, cotone e poliestere, rilascino quasi 138mila fibre, contro le oltre 496mila del poliestere e le quasi 729mila dell’acrilico.

Nel 2015, una ricerca realizzata da Life-mermaid metteva in luce come un grammo di tessuto rilasciasse, in un solo lavaggio, più di 3.000 microfibre per grammo. Una felpa in pile dal peso di 680 grammi, ad esempio, può perdere circa 1 milione di fibre a lavaggio mentre un paio di calze di nylon quasi 136.000.

Per limitare quest’ impatto ambientale, possiamo adottare alcuni semplici accorgimenti:

  • scegliere capi di abbigliamento in tessuti che riducano il numero di filamenti sintetici rilasciati, meglio optare per le fibre naturali (cotone, lana, seta, lino)  che non dovrebbe mancare in un “armadio sostenibile”
  • utilizzare i vestiti più a lungo, infatti le microfibre rilasciate sono molto alte soprattutto nei primi lavaggi
  • caricare la lavatrice in modo da garantire un rapporto tra tessuto e acqua, in grado di diminuire il rilascio di micro-fibre, non avviare la lavatrice quando è troppo vuota, l’ideale sarebbe 3/4 di carico
  • scegliere, ogni volta che sia possibile, cicli di lavaggio brevi, da 15 minuti, a 30°C, in grado di ridurre non solo la quantità di microfibre rilasciate dai tessuti ma anche lo spreco energetico e idrico.

Chiediamoci sempre se sia possibile adottare sistemi alternativi al bucato in lavatrice.

Tra questi, c’è l’uso del vapore, possiamo pensare di dotarci di una striratrice a vapore di tipo casalingo oppure approfittare della doccia quotidiana. Quando facciamo la doccia, infatti, si produce molto vapore che può essere utile per rinfrescare i nostri capi.

Spazzolare gli abiti è un’altra ottima alternativa al lavaggio in lavatrice, soprattutto nel caso di tessuti di lana, la spazzola elimina fango ed altre sostanze dense che non riescono ad inserirsi nella trama fitta di certi tessuti.

Ci sono poi “alternative più particolari”, come congelare i capi di abbigliamento; lasciandoli nel congelatore per tutta la notte, il freddo uccide i batteri, causa dei cattivi odori.

Talvolta, invece di un intero ciclo in lavatrice, è sufficiente agire, con un po’ di acqua e sapone, in modo mirato sulla macchia.

Lavare a mano, soprattutto utilizzando acqua di recupero, ad esempio quella della vasca dopo il bagno, può prospettarsi una buona alternativa all’uso della lavatrice, soprattutto per i capi delicati, come la biancheria intima. In questo modo saranno meno soggetti ad usura, durando più a lungo.

Infine, bisogna fare attenzione anche agli elettrodomestici che ci aiutano nelle attività quotidiane in casa, seppure ormai indispensabili, dobbiamo usarli con criterio: non utilizziamo l’asciugatrice nel periodo estivo e in tutte quelle occasioni in cui le condizioni meteo consentono di stendere il bucato. Lo stesso possiamo dire del ferro da stiro, che non è necessario passare proprio su tutti gli indumenti.

Gli elettrodomestici di ultima generazione sono progettati per essere più “attenti all’ambiente”, infatti, un gruppo di ricerca, confrontando diverse lavatrici “ultimo modello”, ha verificato che queste garantiscono una riduzione nel rilascio di fibre da tessuti in pile e poliestere. Se dobbiamo acquistarne una nuova, dunque, optiamo, se possibile, per una di ultima generazione, con classe energetica efficiente, meglio se dotata di sistemi di monitoraggio del consumo energetico, idrico e di sistemi di analisi del carico.

Testo di Stefania Calleri

Per maggiori dettagli consulta La pillola di sostenibilità su come prendersi cura dei propri abiti

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Le Pillole di sostenibilità di Arpa Toscana

Le pillole di sostenibilità sono eco-consigli da mettere in pratica per migliorare la salute dell’ambiente (e anche la nostra). Ogni 15 giorni, a partire dal fine novembre 2020, viene pubblicata una pillola in cui si suggeriscono comportamenti ecosostenibili semplici – mai più di sei – con cui possiamo fare la differenza.
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