Grandi frane, monitoraggio geologico strategico per la riduzione del rischio

Negli scorsi giorni, la rivista scientifica Geographica Helvetica(*) ha pubblicato un interessante articolo a cura del Centro di monitoraggio geologico (CMG) di Arpa Lombardia (https://gh.copernicus.org/articles/76/85/2021/), in cui si ripercorrono le considerazioni e le esperienze già esposte in occasione di un precedente congresso annuale della Società Geomorfologica Svizzera  (SGmS), tenutosi a Bellinzona.

L’articolo si incentra sulla valutazione della riduzione del rischio, nelle aree in prossimità di grandi pareti rocciose, ottenuta mediante una oculata gestione dei sistemi di monitoraggio geologico con finalità di allertamento (early warning).
Partendo da due recenti e significative case history gestite dal CMG lombardo, che ad oggi tiene sotto stretta sorveglianza oltre quaranta importanti frane, l’articolo evidenzia le potenzialità di tali sistemi, ma ne analizza anche le numerose criticità e i limiti, soprattutto rispetto al controllo di fenomeni quali i  distacchi in roccia, di cui non vi è ancora una chiara e completa conoscenza dei meccanismi.

Ricordando come, negli ultimi decenni, l’importanza delle reti di monitoraggio sia andata crescendo, gli autori evidenziano che la tematica è particolarmente sentita “soprattutto nella parte di mondo tecnologicamente più sviluppata dove la richiesta di sicurezza rispetto ai fenomeni naturali si è fatta sempre più elevata. Mentre spesso gli abitanti rifiutano la logica di un utilizzo territoriale equilibrato e compatibile alla pericolosità dei propri territori, paradossalmente da parte degli stessi aumenta la richiesta di sicurezza. In altre parole, il cittadino è diventato consumatore di sicurezza come di un servizio che gli è dovuto, a prescindere dai suoi comportamenti e dalle conseguenze delle scelte da lui adottate”. 

Recenti avvenimenti, quali quello di Tavernola Bergamasca sul lago d’Iseo, dimostrano come sia necessario prevedere non solo un sistema di monitoraggio, ma anche tutti quegli studi e quelle pianificazioni che, a valle delle situazioni d’allarme, permettano l’ordinata ed efficace gestione di attività tipiche di fasi pre emergenziali e tali da permettere “la sottrazione di persone o strutture mobili dall’area potenzialmente interessata dallo scenario”.

Prendendo in esame i franamenti avvenuti sulla parete di Gallivaggio (San Giacomo Filippo – So) nel maggio 2018 e a Cataeggio (Val Masino -So) pochi mesi dopo, nel febbraio 2019, lo studio del CMG permette di affermare che a una condizione di pericolo sostanzialmente immutata da secoli in entrambe le aree, è viceversa corrisposta l’evoluzione di una differente condizione di rischio. Ciò sia in termini negativi, a causa delle mutate condizioni urbanistiche e viabilistiche, sia in termini positivi, grazie alla progettazione e messa in atto di numerosi interventi, strutturali e non.  I diversi interventi di difesa sono stati valutati in termini di risorse economiche e confrontati con l’utilità e l’impatto economico di sistemi non strutturali, quali quelli di monitoraggio geologico.

Gli autori evidenziano come “il caso di studio di Gallivaggio può essere portato quale virtuoso esempio dove la rete di monitoraggio ha preventivamente evidenziato l’incipiente franamento; le azioni successive messe in atto dal decisore pubblico hanno fatto sì che l’area sottoposta a pericolo fosse evacuata, ne fosse interdetto l’accesso e venissero rimossi e messe al sicuro alcune opere d’arte presenti”.

Entrambe le situazioni analizzate suggeriscono come, dato il modesto incremento di costi (circa 1% annuo rispetto al budget stanziato per le opere di difesa strutturali), per una migliore gestione del rischio sia opportuno abbinare alle numerose opere di difesa un adeguato monitoraggio geologico, che sarà tanto più efficace e funzionale quanto più sarà prevista una completa gestione della rete di monitoraggio e una pianificazione preventiva delle attività di protezione civile.

Tutto ciò, concludono gli autori “non azzererà però il rischio, salvo che non si vogliano mettere in atto interventi di dubbia compatibilità sia economica sia sociale, e andrà perciò sempre tenuto conto che le attività e gli utilizzi del territorio dovranno essere pianificati in modo da risultare compatibili alla pericolosità presente”. 

(*) Geographica Helvetica è una rivista multilingue promossa e sostenuta dall’Accademia Svizzera di Scienze e dall’Associazione svizzera di geografia. La rivista, open access, constente l’accesso web gratuito ai risultati della ricerca e la massima visibilità per gli articoli pubblicati. Prima della pubblicazione, ogni articolo è sottoposto a una valutazione e a un processo di peer review, per garantirne l’attendibilità e la significatività scientifica.

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