Prospettive per la qualità dell’aria in Europa

Nel 2030 il numero di morti premature dovute all’inquinamento atmosferico potrebbe ridursi di circa il 55% rispetto al 2005, se gli Stati membri attuassero tutte le misure previste dall’attuale normativa UE in materia di inquinamento atmosferico. Rimarrebbero però ancora oltre 130.000 morti premature all’anno dovute al solo PM2,5.

L’inquinamento atmosferico rappresenta il primo rischio sanitario ambientale nell’UE, è causa di malattie croniche e gravi come asma, problemi cardiovascolari e cancro ai polmoni; è allo stesso tempo motivo di grave preoccupazione per i cittadini dell’UE sia per l’ambiente sia per la salute.

È dunque necessario e possibile fare di più e subito, esistono ancora molte misure che porterebbero più vantaggi che costi alla società.

La qualità dell’aria ambiente

Sono ancora troppi i cittadini europei esposti a concentrazioni di alcuni inquinanti atmosferici superiori al limite o ai valori obiettivo stabiliti nelle direttive in materia di qualità dell’aria ambiente; un numero ancora maggiore è esposto a livelli superiori a quelli raccomandati dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS).

Al 1º dicembre 2020 si registrano 31 casi di infrazione in corso nei confronti di 18 Stati membri per casi di superamento dei livelli di concentrazione o di monitoraggio errato di PM10, PM2.5, biossido di azoto o biossido di zolfo, per dieci dei quali è stata adita la Corte di giustizia dell’Unione europea; per cinque di questi ultimi è stata emessa una sentenza.

Secondo le prospettiva tracciata dalla Commissione europea, se tutta la legislazione adottata in materia di aria pulita e clima fosse pienamente attuata, la percentuale della popolazione UE che vive in aree che soddisfano le attuali Linee guida dell’OMS per il particolato fine potrebbe più che raddoppiare tra il 2015 e il 2030. Tuttavia, ci sarebbe ancora un 12% di popolazione esposto a livelli superiori. Con una politica più ambiziosa possibile, questa quota potrebbe ridursi al 4%, residuo dovuto all’inquinamento proveniente dall’esterno dell’UE e da cause naturali. Da sottolineare come le tendenze positive si riferiscono solo alla concentrazione di fondo e non includono i possibili punti critici di inquinamento, compresi quelli dove si superano i valori raccomandati dall’OMS.

Limiti nazionali di emissione

Sul piano delle emissioni, quasi tutti gli Stati membri devono ridurre immediatamente e in modo sostanziale le emissioni per adempiere totalmente ai propri obblighi in merito all’attuazione della direttiva sui limiti nazionali di emissione (NEC) e questo vale in particolare per l’ammoniaca.

Attuando pienamente tutta la legislazione esistente, la maggior parte degli Stati sarebbe infatti in grado di rispettare gli impegni di riduzione previsti per il 2030 per 4 dei 5 inquinanti disciplinati dalla direttiva NEC: ossidi di azoto, anidride solforosa, composti organici volatili non metanici e PM2,5. Le misure supplementari di risanamento dell’aria annunciate nei programmi nazionali di controllo dell’inquinamento atmosferico (che contengono le misure messe in atto per adempiere agli obblighi ai sensi della direttiva stessa), accelererebbero ulteriormente i miglioramenti previsti. 

Tali misure non sarebbero però sufficienti a ridurre ai livelli massimi consentiti le emissioni di ammoniaca, provenienti al 90% dal settore agricolo, poiché 15 Stati membri dovrebbero ancora intraprendere con urgenza azioni oltre a quelle annunciate nei loro programmi nazionali (Bulgaria, Danimarca, Germania, Estonia, Irlanda, Cipro, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Austria, Polonia, Portogallo, Romania, Finlandia e Svezia).

Impatti sugli ecosistemi

Per quanto riguarda l’impatto dell’inquinamento atmosferico sugli ecosistemi, nonostante i miglioramenti previsti, quasi la metà delle aree Natura 2000 dell’UE sarebbe ancora minacciata dall’eutrofizzazione a causa dell’inquinamento atmosferico: i livelli di depositi di azoto sono ancora notevolmente superiori ai carichi critici e minacciano la biodiversità. L’inquinamento atmosferico incide su tutti gli ecosistemi, compresi i raccolti agricoli e le foreste, che trarrebbero invece grandi benefici dalla sua diminuzione e dalla conseguente riduzione dell’eutrofizzazione, dell’acidificazione e del flusso di ozono in eccesso.

Impatti economici

La Commissione, nella sua relazione, sottolinea come le misure di risanamento dell’aria apportino benefici alla società superiori ai costi e il fatto che i benefici aumentino con azioni più ambiziose in materia di aria pulita e clima sottolinei l’esistenza di sinergie tra queste due politiche. 

Le misure annunciate dagli Stati membri nei propri programmi nazionali costano circa 1,4 miliardi di euro all’anno nell’UE ma l’aumento dei benefici sul piano sanitario, in termini di mortalità e morbilità ridotte, supera quello dei costi, comportando un guadagno complessivo per l’intera società. Ricordiamo tra i costi economici dell’inquinamento atmosferico l’aumento delle spese mediche, la riduzione della produttività (per esempio a causa delle giornate lavorative perse) e la diminuzione dei rendimenti agricoli.

La revisione delle norme UE e l’impegno degli Stati membri

Come anche annunciato dal Green Deal europeo, la Commissione proporrà di

  • rivedere le norme in materia di qualità dell’aria per allinearle maggiormente alle raccomandazioni dell’OMS, soprattutto per il PM2,5,
  • rafforzare le disposizioni in materia di monitoraggio, modellizzazione e piani per la qualità dell’aria, per aiutare le autorità locali a conseguire l’obiettivo di un’aria più pulita.

Inoltre, c’è l’esigenza di continuare a lavorare per ridurre le emissioni dei precursori degli inquinanti atmosferici, in particolar modo il metano, un importante precursore dell’ozono troposferico; a tal proposito il riesame della direttiva NEC previsto entro il 2025 valuterà la possibilità di includere il metano tra gli inquinanti da essa regolamentati.

Dal canto loro gli Stati membri dovranno perseguire, intensificare, ampliare e attuare le misure per ridurre l’inquinamento atmosferico e i gas a effetto serra. La Commissione, nella relazione, individua alcune opportunità che potranno supportare, anche economicamente, in questo sforzo gli Stati membri, come quelle offerte da

  • NextGenerationEU, lo strumento messo a punto per andare verso un’Europa post Covid-19 più verde,
  • Renovation wave, una nuova strategia per promuovere l’efficienza energetica tramite la ristrutturazione di edifici pubblici e privati,
  • norme più rigorose in materia di emissioni inquinanti in atmosfera per i veicoli, come per quelli con motore a combustione interna annunciate nel Green Deal,
  • la revisione della direttiva sulle emissioni industriali,
  • la nuova politica agricola comune (PAC), ancora soggetta a negoziati interistituzionali, che potrà svolgerà un ruolo cruciale nell’incentivare gli Stati membri a ridurre l’inquinamento atmosferico nel settore agricolo.

Oltre a rafforzare le misure interne è però necessaria anche una cooperazione internazionale e interregionale più forte, perché come dimostrato, nella maggioranza degli Stati membri, un contributo significativo alla concentrazione di fondo del PM2,5, ad esempio, proviene da altri Stati membri, in aggiunta ai già significativi contributi interni.

Per approfondimenti leggi la Relazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Seconde prospettive in materia di aria pulita

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