Strategia per l’ambiente marino, cosa fa l’Italia

La direttiva quadro sulla Strategia per l’ambiente marino (Msfd, 2008/56/CE) rappresenta un importante strumento di governance del sistema mare, promuovendo l’adozione di strategie complesse mirate alla salvaguardia dell’ecosistema marino per il raggiungimento del buono stato ambientale entro il 2020, lo stato delle acque che consenta di preservare la diversità ecologica e la vitalità dei che compongono l’ambiente marino funzionino completamente e siano in grado di mantenere la loro resilienza.

Insieme alle direttive europee, in particolare le direttive Habitat e Uccelli selvatici e altri strumenti normativi come la Politica comune della pesca, la Msfd garantisce un robusto quadro politico e giuridico per l’adempimento degli impegni internazionali relativi alla protezione della biodiversità marina.
La natura transfrontaliera dell’ambiente marino rende indispensabile l’utilizzo dello strumento della cooperazione regionale, sia fra stati membri che con i paesi terzi, per addivenire ad azioni e metodiche condivise, coerenti e maggiormente efficaci.

L’articolazione della Strategia marina prevede – secondo il principio di gestione adattativa – l’implementazione di un processo evolutivo ciclico, della durata di sei anni, costituito da cinque fasi successive, oggetto di aggiornamento al termine di ogni ciclo (figura 1):

  • la valutazione iniziale dello stato dell’ambiente marino e dell’impatto delle attività antropiche e degli aspetti socio- economici dell’utilizzo dell’ambiente marino e dei costi del suo degrado
  • la determinazione del buono stato ambientale (Ges), dei traguardi ambientali sulla base degli undici descrittori qualitativi di cui all’allegato I della direttiva quadro
  • l’elaborazione dei Programmi di monitoraggio per la valutazione continua dello stato ambientale delle acque marine, in funzione dei traguardi ambientali adottati
  • l’elaborazione di uno o più Programmi di misure, finalizzati a conseguire o mantenere il Ges.

Ogni elemento della Strategia, prima di essere comunicato alla Comunità europea, attraverso un sistema di reportistica standardizzato, deve essere sottoposto a consultazione pubblica.

Implementazione della Strategia marina in Italia
In Italia la direttiva 2008/56/CE è stata recepita attraverso il Dlgs 190/2010, che ne riprende tutti i principi fondamentali e le varie fasi previste, attribuendone la competenza al ministero dell’Ambiente (Mattm). In tabella1 sono riportati i decreti finora adottati, con relative tempistiche, per il primo e il secondo ciclo attuativo della Strategia marina; nella tabella sono, altresì, indicate le future scadenze.

Il Programma di monitoraggio
Il piano di monitoraggio adottato dall’Italia con il Dm del 11 febbraio 2015, per il primo ciclo di attuazione della Strategia marina (2012-2018), è articolato in sette programmi, suddivisi a loro volta in sottoprogrammi. Oggetto di indagine sono gli elementi caratteristici dell’ambiente marino e i fattori di pressione e di impatto che gravano sugli ecosistemi, individuati attraverso la valutazione iniziale e oggetto dei traguardi ambientali.

Il sistema di monitoraggio, organizzato a livello delle tre Sottoregioni marine individuate dalla direttiva e di competenza italiana (Mar Mediterraneo Occidentale, Mar Ionio–Mar Mediterraneo Centrale e Mare Adriatico) è coordinato dal Mattm con il supporto tecnico scientifico dell’Ispra e prevede l’utilizzo di metodiche standardizzate comuni, garantendo così coerenza fra i criteri utilizzati per la scelta delle aree di indagine e per la restituzione del dato. Tutti i dati raccolti sono trasmessi, secondo standard definiti, al Sistema informativo centralizzato della Strategia marina (http://www.db-strategiamarina.isprambiente.it), una banca dati accessibile a tutti i potenziali utilizzatori che consente la raccolta, la gestione e la condivisione a livello comunitario degli elementi acquisiti con il monitoraggio.

Il programma di monitoraggio è attualmente in corso di revisione, come
richiesto dalla direttiva 2008/56/CE. L’adozione del nuovo programma, che terrà conto delle esperienze condotte, sia a livello nazionale che unionale e internazionale, e delle nuove definizioni del Ges e dei traguardi elaborati per il secondo ciclo di attuazione, è prevista nel 2020.

Le attività di monitoraggio contenute nel Dm del 11 febbraio 2015, sono condotte dal Snpa (Sistema nazionale di protezione ambientale). Le attività delle Arpa, suddivise per sottoregione e coordinate dalle tre Arpa capofila (Arpal, Arpae e Arpacal) sono organizzate in moduli operativi: 9 per il triennio 2015-2017 e 13 per il triennio 2018-2020 (è possibile trovare tutti i dettagli riguardo il Programma di monitoraggio della Strategia marina e i moduli operativi sul sito istituzionale del Mattm). A completamento delle attività delle Arpa, per meglio rispondere alle esigenze della Strategia marina, Ispra svolge attività complementari.

Alcuni monitoraggi, in particolare quelli riguardanti specie e habitat inclusi nelle direttive Habitat e Uccelli, sono svolti anche all’interno delle Amp (Aree marine protette), che rappresentano un importante strumento di conservazione della biodiversità marina e fornisconoun osservatorio privilegiato sullo stato di avanzamento verso gli obiettivi di sostenibilità ambientale previsti dalla direttiva quadro.

L’attuazione del monitoraggio ha visto, infine, per il triennio 2015-2017, anche la partecipazione del Cnr, che si è avvalso della collaborazione della ricerca universitaria per il tramite del Conisma per lo svolgimento di indagini in ambienti profondi, oltre le 12 Mn (miglia nautiche) e che prevedevano l’utilizzo di apparecchiature.
Le informazioni riguardanti i criteri per la scelta delle aree da sottoporre alle indagini, la strategia e la frequenza di campionamento, i metodi di analisi/ indagine e le modalità di restituzione dati sono contenute in schede metodologiche e standard informativi, appositamente redatti dal ministero dell’Ambiente in collaborazione con Snpa.

Al fine di garantire un’adeguata standardizzazione delle conoscenze tecniche e operative, è stato inoltre realizzato un piano di formazione sulle procedure e le metodologie di indagine da adottare, rivolto prevalentemente al personale delle Arpa, ma aperto anche ai rappresentanti del Comitato tecnico della Strategia marina, agli ufficiali delle Capitanerie di porto e ai direttori delle Amp.

Il Programma di misure
Il Programma nazionale di misure della Strategia marina comprende misure adottate, pienamente o non pienamente implementate, da altre politiche e strumenti normativi e che contribuiscono al raggiungimento del Ges, unitamente a misure aggiuntive riferibili all’attuazione di strumenti normativi unionali e accordi internazionali già esistenti. Per perseguire al meglio gli obiettivi della direttiva e garantire il raggiungimento dei traguardi individuati nella Strategia marina sono state individuate 12 misure nuove. Tutte le misure individuate sono state inserite nel Dpcm del 10 ottobre 2017. Tale programma di misure sarà revisionato ed eventualmente aggiornato nel 2021.

L’impegno del Mattm
Nel corso degli ultimi decenni è emersa con forza la consapevolezza che l’ambiente marino sta subendo un rilevante aumento di pressioni antropiche, il cui crescente impatto richiede la messa in opera di strategie articolate e partecipate, che ne contrastino gli effetti negativi, indipendentemente da dove essi si manifestino.
In tal senso si è reso urgente e necessario implementare azioni di gestione e monitoraggio finalizzate al mantenimento della biodiversità marina, dei servizi ecosistemici a essa associati e a preservare la vitalità dei nostri mari.

In questo contesto il ministero dell’Ambiente ha lavorato, negli ultimi anni, al fianco delle amministrazioni, rappresentate all’interno del Comitato tecnico della Strategia marina, ma anche con il supporto di Ispra, con le Arpa e con gli enti di ricerca, all’implementazione delle varie fasi previste dalla direttiva quadro, portando avanti una politica tesa alla salvaguardia dello stato delle acque marine che prende per la prima volta in considerazione, non solo tutti gli elementi dell’ecosistema minacciati dalle attività antropiche, ma anche pressioni e impatti fino a oggi conosciuti ma scarsamente indagati, come i rifiuti marini o il rumore sottomarino, mettendoli in relazione con gli aspetti socio-economici e rafforzando, al contempo, la rete delle Aree marine protette.

Le informazioni sullo stato del mare raccolte grazie alla Strategia marina, delle pressioni, degli impatti, delle ricadute socio-economiche di un’errata gestione delle risorse si è tradotta quindi in una strategia nazionale che di anno in anno diventa sempre più coerente con le peculiarità delle diverse regioni geografiche e biogeografiche, grazie soprattutto a un proficuo percorso partecipato, che continua ad arricchirsi con nuove e importanti esperienze.

Giuseppe Italiano
Direttore generale Mare e costa
Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare

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Altre risorse in snpambiente.it, Marine strategy

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