Il 5G, prime misure Arpa FVG

Le prime misurazioni del campo elettromagnetico delle nuove antenne con tecnologia 5G evidenziano valori molto inferiori ai valore di attenzione e all’obiettivo di qualità previsto dalla normativa. Questo è il risultato delle indagini svolte nei giorni scorsi da Arpa sulle prime installazioni attivate in Friuli Venezia Giulia a metà gennaio di quest’anno (fig. 1).

Fig. 1 – Analisi spettro 5g. Misurazione effettuata con  un analizzatore di spettro delle frequenze nella banda 3.6-3.8 GHz del 5G. Monitoraggio Arpa FVG effettuato a metà gennaio 2020, dopo che il gestore ha comunicato di aver attivato l’impianto

Come noto, l’installazione di ogni impianto radiobase è soggetto ad un parere preventivo di Arpa, che si esprime sulla compatibilità del progetto con i limiti previsti dalla normativa per la protezione della popolazione dalle esposizioni ai campi elettromagnetici. Le valutazioni di ARPA, inviate come previsto al Gestore e ai Comuni, considerano l’impatto massimo sia dell’impianto in progetto che degli impianti già presenti sul territorio, verificando il rispetto dei limiti di legge in tutti i punti accessibili dalla popolazione.

I risultati del parere (il primo per il 5G è stato emesso da Arpa a ottobre 2019) hanno evidenziato il rispetto dei limiti di legge in tutti i punti considerati con un valore di campo elettrico “calcolato” sempre inferiore ai 6 V/m, che rappresenta il valore di attenzione e l’obiettivo di qualità per il campo elettrico (fig. 2).

Fig. 2 – Parere Arpa FVG. Esempio di calcolo, effettuato da Arpa FVG, del campo elettromagnetico prodotto a 1.5 m dal suolo per il parere di una stazione radiobase che utilizza anche la tecnologia 5G.

Si ricorda che il valore di attenzione e l’obiettivo di qualità sono i più cautelativi tra i limiti di legge, questi si applicano ai luoghi con permanenza superiore alle 4 ore giornaliere e alle loro pertinenze esterne, mentre i limiti di esposizione, pari a 20 V/m, 40 V/m e  60 V/m in relazione alla frequenza dell’impianto, si applicano a tutte le aree accessibili alla popolazione.

Arpa ha anche effettuato misure “di fondo” del campo elettromagnetico (prima dell’installazione dell’impianto 5G) e misure post-operam a seguito della comunicazione dell’attivazione dell’impianto. Le misure sono visibili sul sito dell’Agenzia nella sezione “radiazioni/campi-elettromagnetici”.  Tutte le misurazioni nell’area prossima agli impianti hanno evidenziato un campo elettrico compreso nel range 0,3-1 V/m, quindi molto inferiori al valore di 6 V/m.

I valori misurati evidenziano pertanto che l’impatto del 5G è attualmente molto basso rispetto alle altre tecnologie, o addirittura nullo, visto anche il poco traffico su tale tecnologia.

Corre l’obbligo di ricordare che le valutazioni preventive sono solo una parte delle misurazioni effettuate dall’Agenzia per l’ambiente, in quanto, successivamente all’installazione di un impianto radiobase, il campo elettromagnetico viene verificato periodicamente. Se dovessero emergere dei superamenti dei limiti, si procede ad un risanamento così come previsto dall’attuale normativa.

Per quanto riguarda gli strumenti di misura riferiti alla tecnologia 5G, è da segnalare che l’Arpa del Friuli Venezia Giulia dispone già di tutta la strumentazione necessaria ad effettuare le valutazioni e le misure richieste. Nuove dotazioni verranno acquisite nei prossimi anni in accordo con i protocolli tecnici di valutazione e misura che verranno perfezionati dai gruppi di lavoro attivati in seno a  Ispra e a SNPA, ai quali anche l’Arpa del Friuli Venezia Giulia partecipa attivamente.

Per ulteriori informazioni

> La tecnologia 5G bussa alle nostre porte

7 pensieri su “Il 5G, prime misure Arpa FVG

  1. Salve,
    volevo capire alcune cose:
    – avete fatto misurazioni oppure avete simulato i V/m ?
    – se avete misurato, i valori da voi riportato sono relativi alla media delle 24 ore o dei 6 min ?
    – come avete ‘simulato’ il beam forming (MIMO) che sono la caratteristica principale della tecnologia 5G ?

    Grazie

    1. L’impatto elettromagnetico è stato valutato tramite simulazioni in fase preliminare, cioè prima dell’installazione dell’impianto. Le simulazioni sono state effettuate tenendo conto della massima potenza applicabile al connettore di antenna e senza applicare alcun fattore di riduzione, il che corrisponde alla condizione più cautelativa. I diagrammi di antenna sono stati ottenuto come inviluppo dei singoli diagrammi di antenna sintetizzabili per l’impianto in questione. Già la Delibera SNPA 59/2019 (aggiornata dalla Delibera 69/2020) precisava che “la costruzione dell’inviluppo del diagramma di irradiazione, a partire dai possibili diagrammi di irradiazione sintetizzabili dall’antenna attiva mMIMO, deve essere effettuata scegliendo il valore di attenuazione minimo per ogni grado orizzontale e verticale”.
       
      Dopo l’installazione dell’impianto, sono state effettuate delle misure sia in banda larga che in banda stretta. In particolare le misure in banda stretta sono state effettuate al fine di verificare l’attivazione della tecnologia 5G, hanno infatti permesso di individuare e misurare il contributo dei singoli beams e dei relativi canali di controllo (sempre presenti) nei punti di misura. Le misure in banda larga sono state effettuate come media sui 6 minuti e sono registrate nel sito come tutte le misure dell’Agenzia, come riportato nell’articolo fotografano la situazione attuale in cui il traffico sul 5G è praticamente nullo non essendovi ancora dispositivi connessi.

      Settore Protezione dall’inquinamento elettromagnetico – Arpa FVG

  2. I limiti di legge di 6 V/m non sono affatto protettivi. Per esperienza personale posso testimoniare che a me fanno male esposizioni superiori ai 0,10 V/m. Con 0,30 V/m sperimento insonnia, intorpidimenti, aritmie cardiache e altri malesseri. Non bisogna dimenticare che le leggi utilizzano un criterio obsoleto, quale è la possibilità che i campi elettromagnetici siano dannosi solo se hanno un effetto termico.

  3. E’ importante sottolineare come le antenne 5G abbiano una caratteristica particolare che le distingue dalle precedenti antenne 2/3/4G, in quanto queste ultime “hanno un diagramma di radiazione statico, che non varia nel tempo, andando quindi ad “illuminare” il territorio circostante sempre nella stessa maniera …. Le antenne smart (5G e 4G nelle ultime release) possono invece adottare il diagramma di radiazione in maniera dinamica, a seconda delle esigenze. Una sottoclasse di queste, le antenne Massive MIMO, sono costituite da moltissime antenne elementari (ad esempio 64 o 128 elementi) che funzionano in maniera coerente ed orchestrata … [orientandosi] verso la posizione del terminale mobile.. Possono gestire molti distinti lobi direttivi orientati a diversi utenti nella cella, contemporaneamente. (tratto da Cemlab https://www.cemlab.it/index.html). Questo apre la strada ad uno scenario nuovo, che rende complicata la misurazione dell’intensità di campo effettiva con i dispositivi collegati. E oggi sappiamo che il numero di dispositivi che potranno collegarsi con il sistema 5G IoT (Internet of the Things) potrebbe essere dell’ordine di un milione per chilometro quadrato (non solo cellulari, ma anche automobili a guida autonoma, frigoriferi, lavatrici, phon, stampanti .. e tutte gli strumenti elettronici che utilizziamo).
    In questo senso anche l’Istituto Superiore di Sanità, nel rapporto ISTISAN 19/11 dell’agosto 2019 sostiene che “L’introduzione della tecnologia 5G potrà portare a scenari di esposizione molto complessi, con livelli di campo elettromagnetico fortemente variabili nel tempo, nello spazio e nell’uso delle risorse delle bande di frequenza”.
    Pertanto riteniamo di dover sottolineare che l’intensità di campo rilevata da ARPA è un dato statico incapace di descrivere la complessità delle antenne 5G, il cui limitato irraggiamento misurato dipende dal “poco traffico su tale tecnologia” nella nostra regione, come scritto nel vostro articolo.

  4. studi rilevano la pericolosità delle stazioni radio base (fonte “Wireless” di F. R. Orlando e F. Marinelli):
    – Horst Eger (2004), studio effettuato su 1000 pazienti, la percentuale dei casi di cancro era 3 volte superiore nei pazienti che avevano vissuto almeno a 400 metri da un’antenna negli ultimi 10 anni;
    – Dr. Siegal Sadetzki dell’università di Tel Aviv (2010) 622 persone che vivevano in un raggio di 350 mt da un antenna di cellulare per un periodo di 3-7 anni, i malati di cancro nell’area erano 4 volte di più rispetto al gruppo che viveva lontano,
    – Dr.ssa Adilza Condessa Dode (2011), studio condotto a Belo Horizonte tra il 1996 e il 2006, si erano verificati più casi di morti per cancro nelle aree in prossimità delle antenne. Nella regione in cui erano state installate più antenne 5,83 persone colpite su 1000 di cancro, quella con meno antenne 2,05 su 1000. Tumori più comuni: alla prostata, ai polmoni, ai reni, al seno, al fegato
    – Sultan Ayoub Meo e colleghi (2015), Arabia, studio effettuato su studenti e livelli di emoglobina glicata (predisponente a diabete mellito di tipo 2): gruppo 1 esposto per 6 ore/ giorno per 5 giorni a settimana a scuola ad antenna 0,19 V/m, gruppo 2 esposto per 6 ore/giorno per 5 giorni a settimana ad antenna 0,08 V/m entrambe alla frequenza di 925 mHz, le analisi del sangue hanno rilevato emoglobina glicata nel gruppo 1 più alta rispetto al gruppo 2, con un rischio significativo più alto di diabete per il primo gruppo.

  5. Queste sono misurazioni puramente teoriche e ben lontane dalla realtà: quando gli apparecchi saranno connessi e collegati con il beamforming i valori saranno ben più elevati.
    Come scritto da Pluta i limiti di legge sono ben al di sopra della soglia di sicurezza biologica: esistono migliaia di studi che lo dimostrano e svariati appelli internazionali sottoscritti da centinaia di scienziati che chiedono una revisione delle soglie di attenzione ed una riclassificazione delle onde elettromagnetiche come cancerogeni possibili o certi.
    È bene anche sottolineare che la tecnologia 5G ad oggi non ha alle spalle NESSUNO STUDIO che ne attesti la sicurezza! Sì tratta a tutti gli effetti di un esperimento sulla pelle di tutti!

  6. la permanenza per diverse ore e’ solitamente in casa o ufficio , pertanto a mio avviso questi utenti possono provvedere con appositi materiali di schermatura (vetri al piombo , cappotti con fibre speciali etc.. ) , poi pero’ non ci si deve lamentare se si e’ irreperibili al cellulare , la tecnologia andra’ sempre avanti piaccia o no…

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