Per i cittadini europei, i cambiamenti climatici in cima all’elenco delle priorità del Parlamento Europeo

Secondo un’indagine realizzata sul campo da alcuni ricercatori del Dipartimento di Scienze politico-sociali della Scuola Normale, a Firenze, chi prende parte agli scioperi per il clima e l’ambiente ritiene che sarà la scienza a migliorare le condizioni ambientali, più che la politica, anche se è necessario fare pressioni sui governi e sull’opinione pubblica.

Dall’indagine emerge che il 53% degli intervistati è sotto i 21 anni di età (percentuale che rispecchia l’andamento nelle altre città europee) e tutti presentano una visione complessa sulle potenziali soluzioni al tema dell’inquinamento e dell’impatto antropico sull’ecosistema, che va da una trasformazione degli stili di vita ad un intervento politico.

Fra gli intervistati fiorentini, al di sotto dei 21 anni

  • il 74% ritiene che si possa fare affidamento sulla scienza per affrontare i problemi ambientali
  • il 6% non è, invece,  d’accordo (contro il 20% degli over 35)
  • solo il 13% (e il 12% degli over 35) ritiene che si possa fare affidamento sui governi
  • il 77% degli under 21 crede comunque nella necessità di cambiare i propri stili di vita (contro il 53% degli over 35) e lo fa nei fatti: il 73% dichiara di orientarsi sulla base di considerazioni etiche e politiche nell’acquisto di prodotti, il 50% sulla base dell’alimentazione, il 75% con l’obiettivo di ridurre complessivamente i consumi.

Contrastando le visioni dei giovani come disinteressati alla politica, gli scioperi per l’ambiente testimoniano di una generazione particolarmente impegnata.

I partecipanti sotto i 21 anni ritengono di partecipare soprattutto per difendere i loro interessi (il 73% contro il 59% per gli over 35, che invece in larga parte dichiarano di partecipare per esprimere solidarietà). L’89% pensa comunque che sia anche necessario fare pressione sui governi per cambiare le politiche pubbliche, ma con pari intensità credono anche nella necessità di sensibilizzare l’opinione pubblica. Mentre l’88% dei giovanissimi ritiene che i partiti politici facciano promesse che poi non mantengono, il 57% è convinto che i cittadini organizzati possano avere successo nel promuovere politiche ambientaliste, tanto più (l’86%) se i cittadini di diversi paesi convergono in una protesta globale.

Eurobarometro

Nel corso del 2019, quindi, le proteste guidate dalle giovani generazioni, che hanno mobilitato milioni di persone nell’UE e nel mondo, hanno influenzato anche le persone adulte, come evidenzia una recente indagine dell’Eurobarometro, commissionata dal Parlamento Europeo (PE) nell’ottobre 2019. Da questa emerge, infatti, che quasi sei cittadini europei su dieci sono fiduciosi o convinti che le proteste guidate dai giovani abbiano un impatto diretto sulle politiche sia a livello nazionale che europeo.

“Combattere i cambiamenti climatici e preservare il nostro ambiente, gli oceani e la biodiversità” dovrebbe essere la principale priorità del Parlamento europeo (PE), secondo la maggioranza dei cittadini dell’UE consultati.

In totale, il 32% degli europei indica la lotta contro i cambiamenti climatici e la salvaguardia dell’ambiente come le questioni più importanti all’esame dei deputati. È il tema più citato in 11 Stati membri, in particolare in Svezia (62%), Danimarca (50%) e Paesi Bassi (46%).

In Italia la lotta ai cambiamenti climatici è – insieme all’immigrazione – il secondo tema che il Parlamento dovrebbe affrontare come priorità (25% degli intervistati). A guidare la classifica è la lotta alla disoccupazione (37%).

L’indagine Eurobarometro ha anche chiesto agli intervistati quale minaccia ambientale andrebbe affrontata con più urgenza. La maggioranza assoluta (52%) ritiene che si tratti dei cambiamenti climatici, seguiti da:

  • inquinamento dell’aria (35%)
  • inquinamento marino (31%)
  • deforestazione
  • crescente quantità di rifiuti (entrambi il 28%).

Anche in Italia i cambiamenti climatici e l’inquinamento atmosferico sono i temi più citati (rispettivamente 46% e 41%), seguiti però dalla quantità crescente di rifiuti (38%).

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