Incendi in Australia, disastro ecologico per la fauna del continente

Milioni di ettari di foresta bruciano in Australia, immensa la perdita di biodiversità del continente. Le stime parlano di un numero enorme  di animali uccisi dalle fiamme. Quali conseguenze per la biodiversità australiana? Ne parliamo con Piero Genovesi, responsabile del Servizio Coordinamento Fauna di ISPRA e membro dello comitato direttivo dello IUCN, l’International Union for Conservation of Nature Species Survival Commission, di cui presiede il gruppo specialistico sulle specie invasive.

Video ESA (agenzia spaziale europea) sulla diffusione dell’aerosol prodotto dagli incendi in Australia

Le immagini dei koala e dei canguri colpiti dalle fiamme hanno fatto il giro del mondo. Quante specie sono state colpite dagli incendi in Australia?

I numeri circolati in questi giorni sono stime calcolate sulla base di uno studio realizzato dieci anni fa dal prof. Dickman. La ricerca individuava le densità delle specie presenti in un territorio per stimare il numero di animali persi nel caso di distruzione degli habitat. Considerando che gli incendi hanno distrutto otto milioni di ettari di territorio (pari alla superficie dell’Austria), la stima iniziale era di 480 milioni di esemplari colpiti, aggiornato ieri con 800 milioni. Il Wwf australiano ha parlato in questi giorni di un miliardo e 250 milioni. Si tratta di primi calcoli, purtroppo ragionevoli. Tra l’altro questi numeri fanno riferimento solo ai mammiferi, agli uccelli e ai rettili. Se fossero stati considerati anche gli invertebrati e gli anfibi, le stime sarebbero molto superiori. Quello che è certo è che l’impatto degli incendi è enorme sulla biodiversità dell’Australia, che è la regione al mondo che più ha sofferto la perdita di specie. 

Si parla di effetti diretti sulla fauna, ma anche indiretti. 

L’ impatto immediato è la distruzione diretta degli animali e degli ambienti, ma gli effetti ci saranno anche sugli esemplari che riescono a sopravvivere. Pensiamo ai rettili: possono salvarsi dalle fiamme, ma poi, spento l’incendio, si ritrovano in un habitat devastato. Molti marsupiali hanno abitudini arboricole e saranno quindi minacciati dalla distruzione delle foreste, mentre i mammiferi che vivono nel sottobosco saranno vulnerabili alla predazione dei  gatti inselvatichiti e delle volpi, specie introdotte dall’uomo in Australia e che hanno già causato l’estinzione di molte specie autoctone. 

La vulnerabilità dell’Australia è legata alla storia particolare di questo continente, isolato da oltre 50 milioni di anni e che per questo ha sviluppato una fauna unica. Si calcola che delle oltre 300 specie di mammiferi autoctoni, oltre l’80% sia endemico, ovvero vive solo in Australia, spesso in areali molto ridotti. Oltre ai mammiferi anche l’89% dei rettili, il 90% dei pesci e degli insetti e il 93% degli anfibi australiani siano endemici. 

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Tra le specie più colpite ci sono sicuramente i koala. Abbiamo visto le immagini drammatiche della loro scomparsa: gli incendi hanno sterminato 8000 esemplari, ovvero un terzo della popolazione australiana. Ma sono molte le specie colpite pesantemente. Ad esempio il potoroo dai piedi lunghi, Potorus longipes, un marsupiale  con un areale estremamente ridotto completamente distrutto dagli incendi. O il l topo australiano del fiume Hastings, un roditore endemico strettamente legato al sottobosco oramai scomparso: si calcola sia stato colpito il 40% della popolazione sino ad oggi, che significa un elevato rischio di estinzione. Già a novembre, prima del picco degli incendi, era stata segnalata una forte moria delle volpi volanti dagli occhiali, un pipistrello frugivoro di grandi dimensioni: a causa dello shock termico legato alle temperature estremamente elevate di quest’anno, si stima che in pochi giorni siano morte oltre 23 mila volpi volanti.

E’ difficile fare una stima scientificamente accurata di quanto sta accadendo, ma l’impatto è sicuramente enorme e serviranno decenni di impegno per recuperare almeno in parte quanto si sta perdendo in pochi mesi. 

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