Il ruolo dell’industria e il primato italiano nella Ue

Regolamentare l’end of waste, favorire il mercato delle materie prime seconde, vincolare gli acquisti della Pa al nuovo codice appalti, accrescere la capacità impiantistica: questi alcuni interventi urgenti che il mondo industriale richiede per mantenere il primato italiano nella Ue in tema di economia circolare.

L’economia circolare, per noi, come Confindustria, rappresenta un capitolo strategico delle politiche industriali europee e nazionali, poiché pone al centro il tema della crescita, stabile e duratura. L’Italia, grazie alle sue imprese, è da tempo ai primi posti per quel che riguarda l’economia circolare in senso ampio e quindi non solo nella gestione dei rifiuti industriali, ma anche per quel che riguarda la gestione efficiente delle materie prime nella fase di approvvigionamento, nonché durante tutto il processo produttivo.

Le nostre imprese recuperano oltre l’80% dei rifiuti prodotti e il nostro indice di produttività per ogni kg di risorsa consumata genera 3 euro di Pil, contro una media europea di 2,24 e valori tra 2,3 e 3,6 in tutte le altre grandi economie europee. In altri termini, siamo leader in Europa nell’economia circolare.

Tuttavia, queste eccellenti performance del mondo produttivo italiano, perno delle strategie di crescita e politica industriale di questo paese, hanno ancora delle significative potenzialità di miglioramento. In questo senso, come riportato nel nostro rapporto presentato a ottobre 2018 “Economia circolare: il ruolo dell’industria italiana”, riteniamo che vi siano tre linee d’intervento principali su cui è quanto mai opportuno e urgente agire. 

Innanzitutto, vanno rimosse tutte quelle barriere di natura non tecnologica, relative al quadro normativo e amministrativo in campo ambientale, derivanti da un approccio restrittivo del legislatore e degli enti preposti al controllo e al rilascio delle autorizzazioni. Su questo punto, il riferimento è soprattutto alla situazione paradossale in cui il paese ha vissuto per più di un anno sul tema del recupero e riciclo. Le attività di riciclo, che ci hanno permesso di raggiungere i sopracitati numeri, infatti, fino ai primi mesi del 2018, sono state garantite, mediante autorizzazioni a livello regionale “caso per caso”, consentendo così la realizzazione di impianti e processi sempre più innovativi, sostenibili ed efficienti. 

Tuttavia, il 28 febbraio 2018 è stata pubblicata una sentenza del Consiglio di Stato con la quale è stato affermato che lo strumento di derivazione comunitaria, cosiddetto end of waste, può essere fatto valere solamente se trova applicazione all’interno di regolamenti europei o decreti nazionali. La sentenza, mettendo in discussione il sistema di autorizzazioni rilasciate su base regionale o provinciale, che l’Italia ha messo in atto sin dal 1997, ha quindi sostanzialmente bloccato questo meccanismo virtuoso. Il blocco è costato fino a oggi 1,6 miliardi di euro per famiglie e imprese.

Questa situazione di stallo ha trovato finalmente una risoluzione grazie a un emendamento alla legge di conversione del Dl cosiddetto “Salva imprese”, il quale recepisce le richieste portate avanti al Governo e Parlamento da Confindustria e altre 55 associazioni in un appello pubblico svoltosi lo scorso 25 luglio. Infatti, la norma oltre a prevedere la reintroduzione del meccanismo del caso per caso in capo alle Regioni, senza alcun intervento preventivo dello Stato, introduce anche i nuovi criteri europei per il rilascio delle autorizzazioni end of waste caso per caso. (Leggi anche End of waste, luci e ombre della recente riforma in Ecoscienza 5/2019)

La seconda linea d’intervento identificata nel nostro rapporto, fa riferimento alla necessità di favorire lo scambio di beni e materiali prodotti in linea con i principi dell’economia circolare, andando, pertanto, a stimolare quanto più possibile la crescita di un mercato di sbocco per le materie prime seconde, attraverso sia la domanda pubblica, che quella privata. 

Con riferimento a quest’ultima, come Confindustria, abbiamo segnalato al ministero dell’Ambiente la necessità di intervenire a livello europeo per riformare la disciplina delle aliquote Iva, inserendo, all’interno della lista di beni e servizi che possono ricevere un trattamento di tassazione agevolato (Iva al 5%), anche quelli riciclati e recuperati… Leggi l’articolo completo (pdf) in Ecoscienza 5/2019

Autore: Marco Ravazzolo
Responsabile ambiente, Area politiche industriali, Confindustria

Leggi il servizio Economia circolare 

Vai a Ecoscienza 5/2019

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.