CEM a radiofrequenze: effetti sulla salute

Lo spettro di effetti considerati dalle ricerche sui campi elettromagnetici è molto ampio. L’Oms sta conducendo una revisione sistematica. Per il 5G, a determinate condizioni, non si prevedono effetti negativi sulla salute. Il ministero dell’Ambiente ha finanziato un progetto sull’esposizione umana ai campi elettromagnetici, svolto da Snpa, Iss, Cnr ed Enea. Previste linee di ricerca sull’esposizione indoor e outdoor, di epidemiologia e di cancerogenesi sperimentale. Gli articoli in Ecoscienza 4/2019.

L’esposizione a campi elettromagnetici a radiofrequenze (Rf; 100 kHz-300 GHz) è ubiquitaria e dovuta a numerosi sorgenti. Parte della popolazione è preoccupata per i possibili rischi per la salute da sorgenti fisse ambientali, come i WiFi nelle scuole o le antenne di telefonia mobile, negli scenari attuali e in previsione dello standard 5G.
Le sorgenti più temute non sono quelle che forniscono il maggior contributo all’esposizione individuale. Il 90-95% della radiazione a Rf assorbita quotidianamente deriva dai dispositivi utilizzati a stretto contatto, in particolare da cellulari/smartphone utilizzati per chiamate vocali e traffico dati su reti wireless [1].

Le Rf possono penetrare nel corpo: maggiore è la frequenza, minore è la profondità di penetrazione. Gli standard internazionali sono finalizzati alla prevenzione degli effetti nocivi accertati, che si verificano in conseguenza di eccessivi assorbimenti di energia elettromagnetica (stress termico generale ed eccessivo riscaldamento localizzato). A tutt’oggi, nessun altro effetto nocivo dell’esposizione a Rf risulta scientificamente comprovato [2].

Il volume della ricerca
Lo stato attuale delle conoscenze poggia su una voluminosa base scientifica. Emf-Portal, la banca dati della letteratura sugli effetti dei campi elettromagnetici sulla salute (https://www.emf-portal.org/en), conta oggi più di 28000 pubblicazioni, oltre un terzo delle quali relative alle Rf (figura 1). 

Lo spettro di effetti considerati è molto ampio e include tumori, genotossicità, ipersensibilità ai campi elettromagnetici, attività cerebrale (elettroencefalografia e permeabilità della barriera emato-encefalica), funzioni cognitive e psicomotorie, sonno, comportamento, fertilità e gravidanza, effetti indiretti (compatibilità elettromagnetica).

Gli studi epidemiologici sulle Rf hanno esaminato diverse relazioni esposizione-effetto, con particolare attenzione ai telefoni cellulari tra le sorgenti di esposizione e ai tumori per quanto riguarda gli effetti (figura 2).

Le indagini sperimentali (sull’uomo, su modelli animali o su sistemi biologici isolati) vengono effettuate in condizioni di esposizione controllata e in cieco, evitando così l’influenza di bias di informazione sui risultati. Tuttavia, l’oggetto degli studi di provocazione nell’uomo è ristretto agli effetti reversibili e possono esserci problemi di estrapolazione dei risultati dai modelli animali all’uomo e dagli studi su sistemi cellulari all’organismo in toto. D’altra parte, gli studi epidemiologici osservazionali forniscono evidenze di diretta rilevanza per l’uomo, ma sono molto più suscettibili degli studi sperimentali a errori e distorsioni. Per queste ragioni, le valutazioni dei potenziali effetti nocivi dell’esposizione ad agenti ambientali e altri fattori di rischio si basano su rassegne sistematiche integrate delle evidenze scientifiche prodotte in tutti gli ambiti di ricerca.

La valutazione della IARC
Nel maggio 2011 l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) ha esaminato le evidenze scientifiche sulla potenziale cancerogenicità delle Rf [3, 4]. Sulla base dei risultati di alcuni studi caso-controllo sull’uso del telefono cellulare e il rischio di tumori cerebrali (lo studio internazionale Interphone e una serie di studi caso-controllo effettuati in Svezia da Hardell e collaboratori), il gruppo di lavoro ha concluso che gli studi sull’uomo fornivano limitata evidenza di un effetto dell’esposizione a Rf sul rischio di glioma e neuroma acustico.

I risultati di uno studio prospettico di coorte (che non evidenziava alcuna associazione) venivano giudicati attribuibili a misclassificazione dell’esposizione, mentre le analisi di trend temporale dei tumori cerebrali (che non rilevavano alcun incremento d’incidenza) venivano considerati non informativi per la copertura temporale troppo breve. La valutazione non era unanime: un’opinione di minoranza classificava le evidenze epidemiologiche come inadeguate, sottolineando l’incoerenza tra i risultati degli studi caso-controllo e la stabilità dei tassi di glioma e neuroma acustico. Nella valutazione complessiva, il panel Iarc classificava i campi a Rf come “possibili cancerogeni” (gruppo 2B), una categoria utilizzata quando “ci sono evidenze non convincenti che l’esposizione possa causare il cancro nell’uomo e negli animali”.

L’evoluzione delle evidenze
Dopo la valutazione della Iarc, sono stati pubblicati numerosi studi caso-controllo e di coorte con periodi di osservazione di 10-15 anni, analisi dei trend temporali dei tumori cerebrali a quasi 30 anni di distanza dall’introduzione dei cellulari, nonché studi di simulazione dell’andamento dei tassi d’incidenza in diversi scenari di rischio. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sta conducendo una revisione sistematica dei rischi per la salute da Rf, inclusi i tumori. Nel frattempo, il comitato scientifico della Commissione europea (Scenihr) e altri gruppi di esperti hanno prodotto valutazioni aggiornate le cui conclusioni concordano nel ritenere che le evidenze scientifiche sulla potenziale cancerogenicità delle Rf siano deboli e non richiedano modifiche all’impostazione degli standard di protezione correnti [5-13].

Le motivazioni sottostanti a queste conclusioni vengono illustrate nei paragrafi seguenti, attraverso una sintesi aggiornata delle evidenze epidemiologiche sulla relazione cellulari-tumori, accompagnata da una guida all’interpretazione dei risultati basata su considerazioni di validità delle stime di associazione, riproducibilità dei risultati e coerenza con altre evidenze.
L’argomento è trattato più estesamente in un recente articolo in inglese [14] e in un rapporto tecnico in italiano [15], ai quali si rimanda per approfondimenti.

Uso del cellulare e tumori
Data la stretta localizzazione dell’esposizione a Rf da uso del cellulare, le neoplasie di maggiore interesse sono i tumori intracranici e delle ghiandole salivari. Si tratta di tumori rari ed eterogenei per molte caratteristiche. I gliomi sono prevalentemente maligni; i meningiomi sono generalmente benigni e due volte più frequenti tra le donne che tra gli uomini; i neuromi del nervo acustico sono neoplasie benigne a lenta crescita; tra i tumori della parotide e delle altre ghiandole salivari gli adenomi sono più frequenti dei carcinomi. Le radiazioni ionizzanti ad alte dosi (terapeutiche) sono gli unici fattori di rischio ambientali accertati… Leggi l’articolo completo, con ampia bibliografia:

Autrice: Susanna Lagorio Istituto superiore di sanità

Note:
[1] Roser K., Schoeni A., Struchen B. et al., “Personal radiofrequency electromagnetic field exposure measurements in Swiss adolescents”, Environment international, 2017;99:303-14.
[2] Who, Electromagnetic fields and public health: mobile phones, Factsheet 193:World Health Organization, 2014:4.
[3] Baan R,, Grosse Y,, Lauby-Secretan B. et al., “Carcinogenicity of radiofrequency electromagnetic fields”, The Lancet Oncology, 2011;12:624-6.
[4] Iarc Working Group on the evaluation of carcinogenic risks to humans, Non-ionizing radiation, “Part 2: Radiofrequency electromagnetic fields”, Lyon, International Agency for Research on Cancer, 2013.
[5] Scenihr, Potential health effects of exposure to electromagnetic fields (EMF), Luxembourg: European Commission, 2015.
[6] Agnir (Advisory Group on non-Ionising Radiation), Health effects from radiofrequency electromagnetic fields, London, Health Protection Agency, 2012.
[7] Anses, Radiofréquences et santé. Mise à jour de l’expertise, Maisons-Alfort,
Agence nationale de sécurité sanitaire de l’alimentation de l’environnement et du travail, 2013.
[8] Arpansa Radiofrequency Expert Panel, Review of radiofrequency health effects research – Scientific literature 2000 – 2012, Yallambie, Australian Radiation Protection and Nuclear Safety Agency, 2014.
[9] Demers P., Findlay R., Foster K.R. et al., Expert panel report on a review of safety code 6 (2013): health Canada’s safety limits for exposure to radiofrequency fields, Ottawa, Royal Society of Canada, 2014.
[10] Hcnl (Health Council of The Netherlands), Mobile phones and cancer Part 3 – Update and overall conclusions from epidemiological and animal studies, The Hague: Health Council of the Netherlands; 2016
[11] Ccars (Comité Científico Asesor en Radiofrecuencias y Salud), Informe sobre
Radiofrecuencia y Salud (2013-2016), Madrid, Colegio Oficial de Ingenieros de Telecomunicación (Coit), 2017.
[12] New Zealand Ministry of Health, Interagency Committee on the Health Effects of Non-ionising Fields – Report to Ministers, Wellington, Ministry of Health, 2018.
[13] Feychting M., Schüz J., “Electromagnetic Fields”, in Thun M., Linet M.S., Cerhan J.R., Haiman C.A., Schottenfeld D. (eds.), Cancer Epidemiology and Prevention, 4 ed., New York, Oxford University Press, 2017:260-74.
[14] Röösli M., Lagorio S., Schoemaker M.J., Schüz J., Feychting M., “Brain and salivary gland tumors and mobile phone use: evaluating the evidence from various epidemiological study designs”, Annu Rev Public Health, 2019;40:221-38.
[15] Lagorio S., Anglesio L., d’Amore G., Marino C., Scarfì M.R., Radiazioni a radiofrequenze e tumori: sintesi delle evidenze scientifiche, Roma, Istituto superiore di sanità, 2019 (in corso di stampa).

Leggi anche In partenza un progetto di ricerca su Cem e salute
Il ministero dell’Ambiente ha finanziato un progetto sugli effetti sanitari dovuti all’esposizione umana ai campi elettromagnetici, che sarà svolto dal Snpa con il coinvolgimento di iss, Cnr ed Enea. In programma linee di ricerca sull’esposizione indoor e outdoor, di epidemiologia e di cancerogenesi sperimentale.
Articolo di Giuseppe Marsico1, Lucia Ardoino2 in Ecoscienza 4/2019
1. Ispra – 2. Enea

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