Proteggere l’Amazzonia, senza ipocrisie

La distruzione del patrimonio naturale va affrontata avendo presente un quadro complesso e superando visioni distorte e manipolazioni. La situazione brasiliana è emblematica della necessità di trovare nuovi strumenti per un nuovo equilibrio, che salvaguardi insieme la biodiversità e i diritti umani. L’articolo di Francesco Bertolini in Ecoscienza 4/2019.

Divisione Omicidi: l’insegna è ben visibile su un grande palazzo nel centro di Belem, capitale dello stato del Parà, dove comincia la grande regione amazzonica.
È un triste biglietto da visita di quest’area del Brasile, paese in cui lo scorso anno sono stati uccisi 271 ambientalisti, un terribile monito per chi vuole proteggere la foresta e i suoi abitanti, umani o meno che siano.
Belem è una delle città al mondo con il più alto tasso di omicidi, e da qui sono partiti e partono i progetti per deforestare, per poi aprire al pascolo o a nuovi sfruttamenti minerari. Il 60-70% della deforestazione è responsabilità del pascolo, a sua volta forse l’industria più controversa del Brasile, primo produttore al mondo di carne, dove i prestiti bancari vengono erogati in funzione del numero di animali che ogni allevatore dichiara; nessuno può verificare questo numero, e cosi l’allevamento è fonte di truffe, pulizia dei traffici illeciti e soprattutto di potere, di grande potere.
In Brasile è obbligatorio recarsi a votare, il clientelismo è endemico e i politici hanno il vitalizio anche se eletti a livello locale. In un contesto di questo tipo va letto il disastro che sta avvenendo in Amazzonia… Leggi il resto

Nella foto: Le strade che aprono alla deforestazione in Amazzonia.

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