Uno studio Arpa FVG-UniUd per prevenire la “malattia del Legionario”

Nasce da una collaborazione tra Arpa FVG e l’Università di Udine un nuovo metodo scientifico per identificare, sulla base di dati ambientali, le zone a maggior rischio di legionellosi, malattia causata da un patogeno emergente che in certe condizioni può causare gravi forme di polmonite.

Il metodo sviluppato in Regione, frutto della consolidata collaborazione tra l’Università degli Studi di Udine e Arpa FVG, ha suscitato grande interesse nella comunità scientifica ed è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista americana Plos One (1).

Lo studio scientifico consente per la prima volta di mettere a punto un metodo epidemiologico predittivo, basato sui dati ambientali, utilizzabile dalle autorità sanitarie per ottimizzare l’attività di monitoraggio della Legionella pneumophila sul territorio regionale, grazie alla possibilità di identificare in anticipo le zone a maggior rischio di sviluppo di focolai infettivi.

Il lavoro parte da molto lontano. Il Laboratorio alimenti e microbiologia di Arpa è infatti riconosciuto dal Ministero della Salute come Centro di Riferimento Regionale per le indagini e il monitoraggio della Legionella pneumophila (2). A partire dal 2002, il Laboratorio ha analizzato oltre 20.000 campioni di acque sanitarie, prelevati nell’ambito di circa 4.000 campionamenti ambientali.

L’analisi di questi dati storici ha permesso di evidenziare nel territorio regionale le zone dove si sono verificati picchi di concentrazione di legionella nel periodo 2002-2017, consentendo quindi di mettere a punto il metodo predittivo e di validarlo.

COS’È LA LEGIONELLOSI

Si tratta di una grave forma di polmonite causata dal batterio Legionella pneumophila, definito dall’Istituto Superiore di Sanità come uno dei principali batteri patogeni emergenti degli ultimi 5 anni.

La legionellosi viene normalmente acquisita per inalazione di aerosol contenete il batterio e negli ultimi anni, a causa dello sviluppo di diversi focolai infettivi, ha ricevuto una notevole risonanza mediatica.

La legionellosi è anche chiamata malattia del legionario. Il nome è dovuto al fatto che questo patogeno emergente venne identificato per la prima volta nel 1977, in un gruppo di persone che avevano partecipato a un raduno della Legione Americana l’anno precedente, nel Bellevue-Stratford Hotel Di Philadelphia. Su 221 persone che contrassero la malattia ne morirono 34. Questo avvenimento ebbe ampia rilevanza mediatica e avviò un dibattito sulla capacità dei sistemi sanitari nazionali ad affrontare focolai epidemici di origine sconosciuta (3).

L’impatto sulla società statunitense fu così forte che nel 1981 Bob Dylan, diventato nel frattempo Premio Nobel,  scrisse una canzone per commemorare questo evento: Legionnaire’s Disease (4).

INTERESSE SANITARIO E AMBIENTALE

La Legionella pneumophila è normalmente presente, in concentrazioni molto basse e non pericolose per la salute dell’uomo, in tutti gli ambienti acquatici. Il problema sussiste quando il batterio colonizza gli habitat antropici (per esempio impianti di condizionamento e impianti di distribuzione di acqua potabile) e si moltiplica in essi, raggiungendo elevate concentrazioni che possono provocare la malattia, specie in individui a rischio (per esempio persone anziane e immunodepressi), qualora venga inalato un aerosol contaminato.  Non sono al momento noti casi di trasmissione della legionellosi da uomo a uomo.

PERCHE’ E’ IMPORTANTE CERCARE LA LEGIONELLA PNEUMOPHILA

L’incidenza della legionellosi è in aumento a livello mondiale (e anche in Italia) negli ultimi trent’anni. Nello specifico, i casi di legionellosi in Italia sono saliti dai 79 del 1997 ai 2014 del 2017, e nello stesso arco temporale il tasso  di incidenza della patologia nella popolazione italiana ha seguito un trend di crescita che ha raggiunto i 33,2 casi  per milione di abitanti (5). La situazione in Friuli Venezia Giulia è in linea con il dato nazionale.

Le cause vanno ricercate nel cambiamento dello stile di vita e della demografia nelle popolazioni. L’invecchiamento della popolazione mondiale, la diffusione degli impianti di condizionamento, la diffusione dei centri benessere e delle residenze per gli anziani sono tra le cause della diffusione della patologia. Anche i miglioramenti nelle metodologie diagnostiche e la maggiore sensibilità degli enti preposti al controllo sanitario hanno influito nell’aumento dei casi di legionellosi accertati.

Bisogna inoltre considerare che quando la Legionella pneumophila ha colonizzato un ambiente antropico (per esempio un impianto idrico) è molto difficile da eradicare con i comuni procedimenti di sanificazione, come per esempio la clorazione o il trattamento termico dell’acqua.

Questo batterio, che per sopravvivere necessita della presenza di altre specie batteriche, trova il suo habitat ideale nei biofilm e nelle incrostazioni che si formano all’interno delle tubazioni, per cui la vetustà degli impianti è uno dei fattori che può agevolare la sua proliferazione.

SUL METODO PREDITTIVO

Vista la difficoltà di eradicare la Legionella pneumophila è essenziale prevenire la formazione di focolai. Per questo motivo è necessario orientare i piani di sorveglianza con lo sviluppo di metodi predittivi capaci di individuare le aree a maggior rischio di infezione.

I metodi predittivi trovano una sempre maggiore applicazione in ambito medico-scientifico, e vengono utilizzati nei sistemi di prevenzione alla diffusione delle patologie. Una delle novità del lavoro sviluppato da Arpa e dall’Università di Udine è che per la messa a punto sono stati utilizzati dati ambientali, mentre normalmente vengono utilizzati dati sanitari.

SVILUPPO FUTURI

Visti i promettenti risultati raggiunti, la collaborazione tra l’Università degli Studi di Udine e l’Arpa FVG continuerà nei prossimi anni, approfondendo gli studi di modellistica predittiva fino a ora condotti e affrontando temi relativi alla genetica di questo patogeno emergente.

Note

(1)  “Environmental surveillance and spatio – temporal analysis of Legionella spp. in a region of northeastern Italy (2002-2017)”, a cura di S. De Martin, A. Felice, M. Franchi del laboratorio dell’ARPA FVG e di M. Civilini, N. Vitacolonna e L. Iacumin dell’Università degli Studi di Udine.

(2)  Il Laboratorio Arpa è  accreditato ai sensi della norma ISO/IEC 17025 per la Legionella con la tecnica culturale (ISO 11371) e con la tecnica in biologia molecolare (ISO/TS 12869)

(3)  fonte: https://www.epicentro.iss.it/leggere/pdf/legion_NYT.pdf

(4)  fonte: https://www.epicentro.iss.it/leggere/pdf/legion_NYT.pdf (5)     fonte: http://www.legionellaonline.it/notiziario%20legionellosi%20_9_2018.pdf

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.