Il monitoraggio delle tartarughe marine in Toscana

È stato realizzato da Arpa Toscana un video per spiegare l’attività di monitoraggio sulla biodiversità marina con particolare attenzione alle specie protette di grandi vertebrati marini come le tartarughe.

Nell’ambito delle attività di monitoraggio della biodiversità marina ARPAT, col suo Settore Mare, raccoglie informazioni nelle acque Toscane fin dalla sua costituzione, ma è dal 2007, con l’istituzione dell’Osservatorio Toscano Cetacei, oggi Osservatorio Toscano per la Biodiversità (OTB), che ha avuto inizio con la rete regionale per il recupero di cetacei, tartarughe e grandi pesci cartilaginei, il monitoraggio sistematico di cetacei e tartarughe spiaggiati e/o catturati accidentalmente lungo le nostre coste.

nido Santa Lucia aperto

Fanno parte della rete regionale di monitoraggio degli spiaggiamenti numerosi centri di ricerca pubblici e privati, musei di storia naturale, acquari, associazioni ambientaliste, università.
L’attività di monitoraggio della rete Toscana parte sempre dalla segnalazione alla Capitaneria di Porto che ha messo a disposizione dei cittadini il numero gratuito e sempre attivo 1530. 
ARPAT, Università di Siena, Istituto Zooprofilattico sperimentale del Lazio e Toscana, coadiuvati dall’Università di Padova per i cetacei superiori a 5 m di lunghezza, coordinano le attività per conto di Regione Toscana. ARPAT in particolare aggiorna le banche dati regionali e nazionali e redige un report annuale su tutta l’attività svolta, raccogliendo i contributi di tutti i partecipanti alla rete OTB.

Nei nostri mari toscani, in questo lungo periodo di monitoraggio, sono state registrate tre specie di tartarughe: quella comune Caretta caretta rappresenta il 98% delle tartarughe recuperate ma occasionalmente sono state registrate anche le rarissime tartaruga verde tartaruga liuto.

La protagonista di questo video è la tartaruga marina comune in tutte le fasi della sua esistenza:

  • dalle nidificazioni di tartaruga Caretta caretta che eccezionalmente si sono registrate in Toscana per la prima volta nel 2013 e che in questi anni sono sempre più numerose, come testimoniano i quattro nidi di tartaruga marina Caretta caretta individuati in questa estate 2019 lungo le nostre coste a CecinaSan Vincenzo, Marina di Grosseto e Castiglione della Pescaia. Sempre più spesso sono proprio i cittadini, turisti o volontari che, grazie anche alla campagna di informazione Chi trova un nido trova un tesoro lanciata dall’OTB, individuano le tracce della nidificazione sulla sabbia o segnalano la schiusa delle uova; questo è il caso riportato nel video quando, il 6 settembre del 2015, Valerio Scarinci e Giulio Innocenti dell’ “Orbetello Camping Village – Gruppo Club Del Sole” hanno ripreso la schiusa delle uova e le tartarughine che raggiungevano il mare sul Tombolo della Giannella, vicino Porto S. Stefano (Orbetello, GR). A loro il nostro ringraziamento per la concessione delle immagini;
tartaruga liberata in mare
  • ai rischi e le minacce che le tartarughe possono incontrare durante la loro vita in mare: catture accidentali nelle reti da pesca (tramagli, palamiti e strascico), collisioni con natanti veloci, ingestione di rifiuti;
  • agli spiaggiamenti o ritrovamenti in mare di individui ormai morti (circa il 70%) oppure ancora vivi ma in difficoltà (30% dei casi) e che possono essere trasportati in uno dei 4 centri di recupero certificati da Regione Toscana per l’ospedalizzazione e le cure necessarie (Centro di Talamone, nel Parco della Maremma, il centro dell’Associazione Tartamare a Marina di Grosseto, l’Acquario di Livorno ed il centro WWF di Massa). Nel video si descrive anche l’attività che il Settore Mare di ARPAT effettua per analizzare lo stomaco degli esemplari deceduti per lo studio della loro dieta; tal volta nello stomaco degli animali si ritrovano grandi quantità di plastica anche se non ci sono ancora evidenze che queste possano essere dirette cause di morte. Inoltre il monitoraggio dei rifiuti antropici negli stomaci degli animali marini è un’attività prevista anche dalla direttiva quadro sulla Strategia Marina.
  • Infine come tutte le storie a lieto fine, gli esemplari di tartaruga che sono stati riabilitati nei centri di recupero vengono sempre liberati in mare, come nel caso della protagonista del nostro video, la tartaruga comune Eleonora, riabilitata presso l’Acquario di Livorno, e rilasciata l’11 giugno 2019, con la collaborazione della Capitaneria di Porto, nelle acque dell’Area Marina Protetta delle Secche della Meloria.
percorso Eleonora dopo la liberazione in mare

Prima della liberazione in mare la tartaruga Eleonora è stata marcata con una targhetta metallica, applicata sulla pinna anteriore sinistra, che riporta un numero identificativo che permette di riconoscerla se dovesse essere ritrovata. Grazie alla collaborazione con l’Università di Pisa sul carapace della tartaruga è stato applicato un tag satellitare che ci permetterà di seguire gli spostamenti dell’esemplare, per alcuni mesi, accedendo al sito del progetto CARESAT. Fino ad oggi Eleonora ha fatto un percorso di circa 700 Km, spostandosi verso sud fino ad arrivare nell’area campana.

Il video è stato presentato venerdì 9 agosto a Camaiore in occasione dell’evento pubblico organizzato dal Comune di Camaiore e da ARPAT, dedicato a Le meraviglie del mare toscano: alla scoperta di un patrimonio da difendere.

testo a cura di Francesca Chiostri

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