Tutela dei beni culturali: Matera scelta nel progetto “ArTek” di Ispra

Anche Matera è stata inclusa tra i cinque siti pilota interessati dal progetto ArTek nato per prevenire lo stato di conservazione dei beni architettonico-archelogici e storico-artistici dalla potenziale aggressività dell’ambiente in cui sono localizzati.

Gli altri quattro sono Villa Adriana e il centro storico di Tivoli, Civita di Bagnoregio,  il Parco Regionale Urbano di Monte Orlando e l’area archeologica di Gianola (Gaeta e Formia)e  l’area archeologica di Baia (Bacoli).

Durato due anni  ArTek  è stato finanziato dall’ESA (Agenzia Spaziale Europea) con il sostegno di ASI (Agenzia Spaziale Italiana) coordinato dalla la NAIS (Nextant Applications and Innovative Solutions) una Piccola Media Impresa del Lazio.
Tra i partner vi sono  l’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro, l’ISPRA, il CNR-IMAA (Consiglio Nazionale per le Ricerche – Istituto di Metodologie per l’Analisi Ambientale), l’ENAV (Ente Nazionale per l’Assistenza al Volo), SUPERELECTRIC s.r.l., STRAGO s.p.a. e ipTronix s.r.l.

L’ambizioso progetto intende sfruttare  le capacità offerte dalle nuove tecnologie spaziali (telerilevamento satellitare, telecomunicazioni e navigazione) per valutare in modo speditivo (anche se preliminare) il livello di criticità dei siti patrimonio culturale e reagire prontamente a situazioni potenzialmente pericolose e/o attivare efficaci interventi di mitigazione.

L’Italia è, sì, depositaria di uno straordinario patrimonio culturale ma particolarmente fragile per le  minacce ambientali naturali e antropiche cui è esposta.

I siti culturali, specialmente quelli più importanti, devono poi affrontare anche la complessa coesistenza tra la conservazione del patrimonio e lo sviluppo del turismo potenziale fonte di deterioramenti e danni. Per far fronte a queste necessità i gestori necessitano, quindi, anche di strumenti che li supportino nella gestione materiale del sito (come nel monitoraggio del numero dei visitatori e della loro localizzazione in tempo reale all’interno del sito stesso) e che soddisfino contemporaneamente anche le esigenze di conservazione del bene.
Matera, la Città dei Sassi, dal 1993 dichiarata Patrimonio dell’Umanità,  rientra proprio tra  i siti, per la fase dimostrativa del progetto, sulla base delle caratteristiche territoriali.

Rischio locale di annerimento dei beni architettonici schedati in situ

In base alla classificazione del Corine Land Cover, l’area di studio in percentuale più significativa è quella occupata ,a  Matera, da seminativi in aree non irrigue (68,7 per cento) seguita da boschi di latifoglie (8,5 per cento).

Per quanto riguarda la pericolosità e il rischio ambientale aria, le informazioni di riferimento sono state raccolte dalle registrazioni delle stazioni meteorologiche e dalla centralina di monitoraggio della qualità dell’aria presenti sul territorio comunale (una stazione suburbana industriale, è situata presso l’area industriale La Martella)poiché mancano i dati spazializzati prodotti da modelli atmosferici.

Inoltre i dati di concentrazione del particolato atmosferico registrati dalla centralina presente a Matera sono disponibili fino al 2012, per la stima della recessione superficiale e dell’annerimento sono state utilizzate le concentrazioni di PM10 fornite dal CNR-IMAA di Potenza (uno dei partner del progetto ArTeK) ricavate, per il 2016 e il 2017, da osservazioni satellitari (Landsat).

Per entrambi gli anni, la pericolosità della recessione superficiale a Matera risulta bassa (inferiore a 6,4 µm/anno)  così come la perdita percentuale di luminosità delle superfici, o sporcamento, che dalla stima effettuata è inferiore al 2 per cento sull’intero comune.

Convicinio di Sant’Antonio Abate-Matera

Un unico stabilimento PIR attivo (ex RIR) è attualmente ubicato, a Matera, nella frazione La Martella (a nord-ovest del centro abitato):  S.I.P. Sud Italia Poliuretani S.r.l.,  di soglia superiore (per la presenza in quantità significativa di una sostanza tossica TDI,toluene diisocianato) le cui attività consistono nella produzione di Poliuretano Espanso Flessibile. Tra le operazioni svolte rientrano lo stoccaggio e lo scarico di materie prime, la produzione di Poliuretano Espanso Flessibile, il taglio in blocchi del prodotto, il suo raffreddamento e lo stoccaggio in magazzini dedicati.
Il  rapporto di sicurezza, valutato dalle Autorità competenti,  ipotizza scenari incidentali  originati, tra gli altri da rilasci di TDI dai serbatoi di stoccaggio durante le operazioni di travaso da autobotte, da incendio in magazzino di stoccaggio del P. E. F. con dispersione in atmosfera dei fumi tossici di combustione, da incendio di GPL in fase liquida o vapore.

La notifica evidenzia che nessuno degli scenari incidentali sopra descritti, identificati dalla società e considerati nel Piano di Emergenza Esterna predisposto dal Prefetto, ha effetti all’esterno dello stabilimento S.I.P. Sud Italia Poliuretani S.r.l e non interessa quindi elementi sensibili e le abitazioni del vicino villaggio La Martella.

Quanto sopra vale, ovviamente, anche per i beni culturali presenti nel comune di Matera.

L’estrazione dei dati di pericolosità naturale sull’Area di Matera ha evidenziato la presenza di poligoni di frane e di aree soggette a frane superficiali.
In conclusione, per tutte le aree considerate in ArTeK, il danno associato alla recessione superficiale e all’annerimento, stimato al 2017, è risultato generalmente basso.

La combinazione tra i dati elaborati da ISPRA (pericolosità) e le informazioni ricavate dall’ Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro (vulnerabilità) ha consentito di individuare, approssimativamente,  quei beni che potrebbero essere a maggiore rischio di degrado e che quindi necessitano di un monitoraggio più frequente sia del loro stato di conservazione che del territorio con cui interagiscono.

Per quanto riguarda la pericolosità associata alla presenza eventuale di impianti PIR (già RIR), come nel caso proprio di Matera, gli scenari incidentali esterni agli stabilimenti, riportati nei piani di sicurezza, non interessano le aree occupate dai beni architettonici e archeologici oggetto di studio.

Sulla base di tali dati di input, le tecniche e le procedure di monitoraggio adottate durante il progetto ArTeK hanno fornito un’interpretazione preliminare di tipo dinamico. I primi risultati ottenuti dalle diverse tipologie di monitoraggio in situ, satellitare (radar e/o ottico) o di dettaglio (UAV, sistema real time) necessitano ora di verifiche dirette di calibratura.

Chiesa di Santa Lucia alle Malve- Matera

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