Luci e buio: tecniche e dati per lo studio dell’inquinamento luminoso

Una sintesi dei dati raccolti nel 2018 in Veneto è stata pubblicata su una rivista scientifica internazionale; differenti le tecniche d’indagine utilizzate, tra cui mappe cromatiche per visualizzare l’intensità del fenomeno.

Una tecnica di indagine, per la prima volta utilizzata in Italia, ha permesso di studiare l’evoluzione dell’inquinamento durante la notte attraverso l’elaborazione di mappe del cielo in cui i diversi colori indicano l’inquinamento luminoso presente.

A fianco un esempio di analisi dei dati, relativi alla stazione di Padova, dove il picco più alto corrisponde alle notti serene e senza luna nell’anno, mentre il picco a più bassa brillanza corrisponde alle notti nuvolose, in cui la nuvolosità amplifica

Nelle due figure sotto si riporta la foto del cielo di Padova e l’elaborazione effettuata; la freccia indica l’inquinamento luminoso prodotto dall’illuminazione della basilica del Santo, ora sostituita con una nuova illuminazione ecosostenibile che non disperde luce inutilmente nella volta celeste.

Il Veneto è l’unica regione in Italia ad avere una rete regionale di centraline dedicate, situate in località con caratteristiche differenti, da quella urbana di Padova fino alla più remota situata in alta quota nelle Dolomiti a Passo Valles, che misurano ad intervalli regolari la brillanza notturna in tutte le notti dell’anno, evidenziando le criticità causate dalla luce artificiale prodotta dagli impianti di illuminazione pubblici e privati.

Un documento più dettagliato verrà pubblicato a breve sul sito di Arpa Veneto, dove sono anche disponibili i dati in diretta delle centraline che rilevano i dati di brillanza.

Nell’immagine la freccia indica la Basilica di Sant’Antonio a Padova.

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