Sargon, fondatore dell'impero accadico

Cronaca di una fine, l’emergenza climatica tra passato e presente

Alcuni di coloro che negano l’emergenza climatica affermano che anche nel passato del nostro Pianeta ci sono state variazioni analoghe a quanto stiamo vivendo ai nostri giorni e quindi non c’è da allarmarsi.

Sulla rivista Micron, con un articolo di Romualdo Gianoli si propone una vicenda in epoca storica – che per la similitudine con le vicende dei giorni nostri presenta alcune somiglianze “inquietanti” -, la dissoluzione del “primo, vero impero universale”, e cioé l’impero accadico, che all’apice della sua potenza si estendeva su una vasta area tra Medio Oriente e Asia, lungo il Tigri e l’Eufrate, tra le attuali Siria, Turchia, Iran, Arabia Saudita e Iraq. Impero però che dopo circa 150 anni dalla sua fondazione si dissolse, e nel tempo gli storici si sono divisi sulle motivazioni di questa parabola.

L’articolo però ora richiama l’attenzione sui più ricenti studi secondo cui un “gruppo di ricercatori ha potuto ricostruire una dettagliata storia della presenza di polveri e sabbia nella zona. Polveri e sabbia trasportate dai venti che, lungo il percorso e prima di arrivare fin lì, avevano attraversato le aree settentrionali fertili dell’impero accadico, depositandovisi in gran quantità.

In questo modo sono stati individuati con grande precisione due periodidi estrema e prolungata siccità: uno, iniziato nel 4.510 a.C. e durato 110 anni e un altro, iniziato nel 4.260 a.C. e durato addirittura 290 anni. E proprio l’inizio di quest’ultimo evento coincide esattamente con l’epoca del collasso dell’impero accadico.

Se questa scoperta non può essere considerata una prova decisiva del nesso causale tra cambiamenti climatici e caduta dell’impero, quanto meno, però, è indicativa di una forte “corresponsabilità”.

E’ storicamente noto, d’altronde, che il crollo della struttura sociale accadica fu accompagnato (e determinato) dallo spostamento in massa delle popolazioni dal nord, ormai inaridito, verso il sud, nel tentativo di sfuggire alle carestie e alla siccità.

Non è azzardato dire, allora, che quella fu una delle prime ondate di migranti ambientali della storia, qualcosa che ai tempi nostri vediamo (e vedremo) sempre più spesso e che, allora come oggi, generò enormi sconvolgimenti sociali. L’esodo di massa da nord a sud, infatti, portò a un conflitto con le popolazioni locali che si videro improvvisamente invadere da questi migranti.

E quale fu, a quell’epoca, la risposta a quell’invasione? La costruzione di un muro lungo 180 chilometri fra il Tigri e l’Eufrate, il cosiddetto “muro degli Amorrei”. Da quei lontani tempi sono passati oltre 4.000 anni ma, pensando alla cronaca dei nostri tempi, è curioso notare che le risposte a certi problemi sono ancora le stesse di allora.”

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