Elettrosmog in casa: meglio il Wi-Fi rispetto alla rete cellulare

Per minimizzare l’esposizione ai campi elettromagnetici, l’Appa Bolzano consiglia di navigare sul web utilizzando la connessione alla rete Wi-Fi piuttosto che quella alla rete mobile, soprattutto in casa ma anche all’aperto. Video su YouTube.

Se si parla di campi elettromagnetici si pensa subito alle stazioni radio base per la telefonia cellulare e ai tralicci dell’alta tensione, dimenticando però che anche in ambito domestico tutte le apparecchiature elettriche ed elettroniche accese, quali ad esempio forno a microonde, piano cottura ad induzione, rasoi elettrici ma anche Wi-Fi e cellulari, emettono campi elettromagnetici.

Wi-Fi o rete mobile?

La crescente diffusione di apparecchiature e di nuove tecnologie (domotica, smarthome ecc.) e il crescente utilizzo del cellulare sia nel tempo libero sia al lavoro (prenotazione viaggi, tickets, benessere, uso di “app” di vario genere e tipo ecc.) aumentano la possibile esposizione di ciascuno di noi ai campi elettromagnetici anche nelle proprie abitazioni. Per minimizzare la propria esposizione, senza dover rinunciare agli indubbi vantaggi offerti dalle nuove tecnologie, l’Appa Bolzano consiglia di navigare sul web utilizzando la connessione alla rete Wi-Fi piuttosto che quella alla rete mobile, sia in casa che all’aperto.
“Soprattutto in casa e dove è disponibile – spiega Luca Verdi, direttore del Laboratorio Analisi aria e radioprotezione dell’Appa Bolzano – è preferibile la rete Wi-Fi. Le antenne Wi-Fi, infatti, emettono onde elettromagnetiche per 0,1 Watt di potenza contro i 3000 Watt delle antenne della rete mobile”.
Scegliere il Wi-Fi significa quindi diminuire drasticamente l’inquinamento elettromagnetico con la stessa qualità di navigazione. “Già a un metro di distanza dal modem Wi-Fi”, spiega ancora Verdi, “il valore del campo elettromagnetico si riduce sensibilmente. È sufficiente quindi posizionarlo in un punto della casa in cui le persone non sostano a lungo per ridurre drasticamente l’esposizione personale alle radiazioni”.

(Video realizzato da GNews su incarico dell’Appa Bolzano)

Minor elettrosmog per la comunità
Inoltre, non usando la rete cellulare si evita di aumentare inutilmente l’inquinamento elettromagnetico in un’ampia area per l’utilità di una singola persona. “Un minor carico della rete cellulare significa un minore inquinamento elettromagnetico per la comunità e di conseguenza una minore necessità di continui potenziamenti della rete cellulare”, aggiunge Verdi.
Collegandosi alla rete cellulare in ambienti chiusi come in casa (ma anche in auto, in treno ecc.) la qualità del segnale cellulare è peggiore. Di conseguenza sia il telefono che il ripetitore aumentano la potenza di trasmissione perché fanno più fatica a “collegarsi”. “Usare la rete cellulare rispetto al Wi-Fi è come leggere un libro usando la luce del lampione stradale, invece che la lampada da tavolo” esemplifica Verdi.
Altro mito da sfatare: se si vede sul proprio cellulare le reti Wi-Fi dei vicini di casa, non significa che si è esposti a campi elettromagnetici elevati. In realtà si vedono tanti segnali perché i ricevitori dei cellulari sono estremamente sensibili e mostrano tutte le reti disponibili, seppur debolissime. È possibile inoltre che nell’elenco delle reti Wi-Fi appaiano anche le reti degli ultimi collegamenti effettuati, pur non essendo raggiungibili in quel momento. Da queste non risulta alcun impatto elettromagnetico.

L’uso intelligente del Wi-Fi sarà uno dei temi centrali della campagna “Uso consapevole del cellulare” che l’Appa Bolzano, in collaborazione con l’Agenzia di stampa e comunicazione della Provincia e altre ripartizioni provinciali (sanità, intendenze scolastiche, informatica, mobilità, protezione civile) darà il via a partire da metà febbraio 2019.

Ulteriori informazioni sui campi elettromagnetici sono disponibili sul sito web dell’Appa Bolzano sotto il tema “Radiazioni”.

4 pensieri su “Elettrosmog in casa: meglio il Wi-Fi rispetto alla rete cellulare

  1. Buongiorno, ė possibile che una persona esposta ad un Wi-Fi generato da hotspot abbia reazioni allergiche, cefalea, riscaldamento di alcune parti del corpo?

    1. Un essere umano immerso in un campo elettromagnetico (CEM) prodotto dalle antenne di un Wi-Fi, può avere diversi disturbi e diversi danni. Questi dipendono dalla potenza di emissione delle antenne del Wi-Fi, dalla costante dielettrica dell’aria dell’ambiente, dalla vicinanza e dal contatto con l’apparecchio che riceve tali onde. Le Onde Elettromagnetiche (OEM) trasportano energia elettrica senza conduttore; investendo un organismo vivente, producono effetti simili a quelli prodotti dal contatto di un conduttore (filo elettrico, piastra, condensatore, metalli). Le OEM quando investono un corpo vivente, causano l’effetto termico quasi sempre non all’esterno ma all’interno del corpo vivente e negli oggetti (es. gli alimenti contenenti delle quantità di acqua). L’effetto termico è dato dal principio di Joule (effetto Joule). Inoltre, penetrando nel corpo vivente, le OEM producono anche, come quando si tocca un filo elettrico o una piastra, contrazioni muscolari (tetanizzazione); causano magnetizzazione (aggregazione, incollamento) dei globuli rossi, con riduzione di quantità di ossigeno; inibizione dei normali processi bioelettrici ed elettrochimici del sistema nervoso (mal di testa, disturbi della memoria, senso di confusione mentale, incapacità di leggere, studiare, pensare), ghiandolare (inibizione della secrezione della melatonina). Riguardo al cuore, il miocardio (che funziona proprio per impulsi bioelettrici), subisce dalle correnti indotte delle OEM esterne uno scombussolamento del ritmo, insieme ad altri effetti e danni alcuni accertati altri da confermare. Ci sono persone che avvertono tali fenomeni come disturbo, mentre altri non avvertono nulla, ma gli effetti sono prodotti lo stesso per tutti. L’effetto di disturbo può divenire danno se l’esposizione è notevole (a causa della tensione della corrente, del tempo di esposizione, della distanza dall’antenna che trasmette) . Per avere un esempio molto evidente si prenda l’esposizione ai raggi solari (che sono onde elettromagnetiche). Come ci si difende dai raggi solari: allontanandosi, dalla luce solare, mettendosi all’ombra, schermandosi con copricapi o indumenti, bagnandosi in acqua), così ci si può difendere dalle OEM prodotte artificialmente dai Wi-Fi, antenne radio, ponti di propagazione e amplificazione di segnale. Si hanno disturbi e danni lievi o nulli se le OEM vengono trasmesse tramite fili schermati (cablatura di cat. 5 cat. 6 cat. 7 ecc.). Lodevole e molto apprezzato è lo sforzo di tanti operatori telefonici, radio, TV, ecc, di sostituzione dei fili di rame con fibre ottiche e cablatura all’interno di ambienti di lavoro, domestici, di ritrovo, ecc. Tali modalità di trasmissione delle frequenze elettromagnetiche potrà fare accettare forse anche i sistemi 5G di trasmissione. Rimane da chiarire onestamente e responsabilmente da parte dei competenti in materia se le OEM cablate nel sistema 5G sono indenni come il 3G e il 4G cablati.

    2. E’ la prima volta che leggo un coacervo di parole buttate a caso senza la minima cognizione scientifica VERA, mi riferisco alla risposta del 4/1. E’ evidentemente un copia-incolla di nozionismo approssimativo, spesso errato, che tanto va di moda negli ambienti lobotomizzati dei no-tutto.
      Ad esempio, non esiste il concetto di 3G/4G/5G “cablato”! Oppure saltare da “le onde penetrano nel corpo” (e non è del tutto corretto, alcune sì alcune no, altre lo attraversano come fosse trasparente) a dire che “di conseguenza provocano ecc” è scientificamente assurdo!

      Anche ai miei tempi c’erano questo tipo di discussioni, ad esempio sul fatto che fosse sano o meno cucinare con il microonde. Quando fu chiesto al prof di Campi Elettromagnetici all’Università, la risposta fu cautamente negativa, accompagnata dal sorriso con cui il nonno risponde alle domande del nipote di 3 anni.

      Al Sig. Pietro consiglio, se vuole, di informarsi su cosa siano i campi elettromagnetici e sulle interazioni note con i corpi umani, chiedendo ad una persona esperta del campo, non ad uno sconosciuto che risponde su un sito dove chiunque può darsi delle arie senza averne titolo. Magari troverà una persona paziente che proverà a spiegare in parole povere (cosa non facile) che la risposta sarà un cauto NO. Cauto perché nessuno scienziato che si rispetti si farà dominare dagli assoluti, gli scienziati veri pongono sempre dei dubbi e sono disposti a smentire sè stessi, approccio che evidentemente manca nella “relazione” suddetta.

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