Linguaggio e società, trasformazioni e contraddizioni in atto

 Il linguaggio non è soltanto un mezzo di comunicazione, ma è uno dei modi attraverso il quale una comunità esprime la sua cultura, le sue tradizioni, i suoi valori, i suoi modelli sociali. La lingua è anche un potente strumento di cambiamento sociale, che ha la potenzialità di de-costruire stereotipi e pregiudizi che distorcono e alterano la realtà.

A Roma il 29 novembre 2018, nell’ambito di un interessante Convegno organizzato dal CUG ENEA, presieduto dalla presidente Antonella Proietti, alla presenza di rappresentanti CUG di Enti pubblici (tra cui anche la presidente CUG-ISPRA Elvira Gatta), sociologhe, docenti universitarie, ricercatrici, artiste, hanno approfondito il tema su come l’uso della lingua italiana rispecchi le trasformazioni e le contraddizioni di una società insieme al giornalista e scrittore Roberto Olla che ha introdotto i lavori e moderato gli interventi.

Le relatrici del convegno hanno rappresentato l’evoluzione del linguaggio nella nostra società in particolare nel mondo della scuola e della Pubblica Amministrazione, luoghi pubblici attraverso i quali si evidenzia e si esprime la cultura di un paese.

Ogni intervento ha efficacemente mostrato come la scelta di utilizzare la forma maschile ed il neutro nel linguaggio, ignorando la forma femminile, sia stata nei secoli, un’operazione di esercizio del potere maschile che ancora oggi resiste alla richiesta di parità da parte delle donne.

In rappresentanza del CUG ARPAT e della Rete CUG delle Agenzie, Simona Cerrai ha richiamato la differenza sessuale come mappa concettuale, come lente per leggere e interpretare la complessità del mondo.

Lavorare sul linguaggio equivale a lavorare sull’organizzazione della mente e della coscienza di chi parla e di chi ascolta perché la parola è attività sociale, pubblica, strumento di prestigio e di comando, attività di libera espressione delle proprie scelte, manifestazione di soggettività autonoma, espressione del sé.

“Ecco quindi che prima di arrivare a un discorso sul linguaggio bisogna assumere la radicalità di un pensiero per mettere in discussione la nostra cultura, i nostri desideri, le nostre rappresentazioni. ripensare la relazione tra uomo-donna, ripensare la cultura, i modelli, l’immaginario e il linguaggio”.

A distanza di trent’anni fa dalla pubblicazione di “Il sessismo nella lingua italiana” di Alma Sabatini che auspicava un uso della lingua attento a non privilegiare il genere maschile e a non tramandare una serie di pregiudizi negativi nei confronti delle donne, l’Accademia della Crusca, nel 2017, riafferma nella nuova ricerca “QUASI UNA RIVOLUZIONE. I Femminili di professioni e cariche in Italia e all’estero” la possibilità di declinare al femminile le professioni e le cariche pubbliche.

La scelta di oscurare e marginalizzare l’identità dei soggetti femminili nel linguaggio attraverso l’uso grammaticale del solo genere maschile per la sua “neutralità” è dimostrato essere una scelta sociale e non sicuramente linguistica; l’Accademia della Crusca ha da sempre affermato la possibilità di declinare al femminile le professioni e le cariche pubbliche e finalmente il 7 marzo 2018 il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della ricerca (MIUR) ha pubblicato le Linee guida per l’uso del genere nel linguaggio amministrativo”.

Le resistenze all’uso del genere grammaticale femminile per molti titoli professionali o ruoli istituzionali ricoperti da donne che sembrano poggiare su ragioni di tipo linguistico, in realtà sono, celatamente, di tipo culturale; mentre le ragioni di chi lo sostiene sono apertamente culturali e, al tempo stesso, fondatamente linguistiche”.

Non si tratta però né di rimuovere le differenze né di imporre nuove regole, ma di fornire strumenti per far emergere stereotipi e disvelare la falsa naturalità di ruoli attitudinali.

E’ infatti responsabilità di ciascuno/a adattare le proprie scelte linguistiche al mutamento della società nella consapevolezza che non è una semplice scelta lessicale, ma culturale.

Non è più quindi rinviabile l’obiettivo di rivedere l’uso del linguaggio in ogni singola organizzazione della Pubblica Amministrazione al fine di eliminare stereotipi e pregiudizi sul ruolo della donna.

Simona Cerrai ha sottolineato l’importanza del ruolo dei CUG delle Agenzie ambientali, ora riuniti nella Rete CUG SNPA (aderente al Forum CUG, delle Pubbliche Amministrazioni, che riunisce 141 Amministrazioni) per il raggiungimento delle pari opportunità di genere e così promuovere nelle proprie organizzazioni:

  • il confronto critico di modelli stereotipati rimuovendo le differenze o imponendo nuove regole;
  • la cultura (e memoria della differenza) attraverso strumenti critici per leggere la realtà, rendere visibili le regole che legano le nostre vite per svelare la falsa naturalità di ruoli e attitudini;
  • l’adozione di un linguaggio sessuato per i ruoli professionali ricoperti da donne per riconoscere loro la propria dimensione professionale, sociale, culturale;
  • l’adozione di un linguaggio di genere rispettoso del genere nella stesura di Atti e Regolamenti;
  • il confronto (anche all’estero) per produrre cultura del cambiamento

Gli atti del convegno sono a disposizione nel sito dell’ENEA, al canale video delle donne ENEA, dove è possibile ascoltare i singoli interventi ed il dibattito scaturito tra le relatrici del Convegno ed i numerosi studenti di istituti superiori della capitale che hanno espresso alcune considerazioni.

Per informazioni :
CUG ENEA Antonella Proietti Presidente CUG
Stefania Giannetti Referente Comunicazione CUG Enea

FONTI UTILI

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