Posidonia oceanica e spiaggia ecologica

Lo spiaggiamento di Posidonia oceanica è un fenomeno naturale, e la banquette che si forma è un habitat molto importante dal punto di vista ecologico, quindi la migliore soluzione per la sua gestione è quella di mantenerla sull’arenile ed imparare a conviverci con naturalezza

In occasione del workshop organizzato da ARPAT su “Il sistema toscano per il controllo e la salvaguardia delle acque di balneazione e dell’ambiente marino”, che si è tenuto il 4 maggio 2018 a Livorno, Cecilia Mancusi (Settore Mare di ARPAT) ha affrontato, nel suo intervento, anche il tema della formazione delle banquette di Posidonia oceanica e delle spiagge ecologiche.

Posidonia oceanica è una pianta marina endemica del Mar Mediterraneo e svolge un importante ruolo di indicatore biologico della qualità delle acque marino-costiere per la sua sensibilità a perturbazioni naturali o artificiali in corso nell’ambiente, inoltre svolge un’azione contro l’erosione delle coste, stabilizza, consolida i fondali, ossigena le acque e rappresenta rifugio e nursey per molte specie marine.

Come per le piante terrestri, grandi quantità di foglie cadono nel periodo autunno – inverno e, a causa delle forti mareggiate invernali, insieme ad altre parti della pianta, si accumulano sulla spiaggia mischiandosi con la sabbia, formando strutture elastiche, anche di grandi dimensioni, che prendono il nome di “banquettes”, spesso non gradite a bagnanti, fruitori della spiaggia e gestori dei servizi balneari.

Nell’ottica di promuovere una corretta informazione, la scorsa estate, ARPAT ha pubblicato un opuscolo, destinato ai cittadini: “Informazioni utili per la permanenza in spiaggia, chi fa cosa in Toscana”, curato dall’Ufficio Relazioni con il Pubblico; tra gli argomenti trattati, anche lo spiaggiamento della Posidonia, vista come risorsa e non come problema.

Per diffondere un diverso approccio, ISPRA ha recentemente organizzato un corso di formazione on line a distanza (e-learning) rivolto a operatori tecnici ma anche ad un pubblico più ampio. Al termine del corso, probabilmente ad ottobre 2018, sarà invece organizzata una giornata in presenza in cui i partecipanti, suddivisi in gruppi di lavoro, affronteranno specifiche tematiche cercando di giungere a soluzioni gestionali condivise e alla redazione di un documento di sintesi da utilizzare in diversi contesti.

ISPRA ha anche predisposto iniziative di educazione ambientale rivolte ai bambini della scuola dell’infanzia e primaria, per la fascia di età dai 3 ai 10 anni, promuovendo un approccio eco-sostenibile alla Posidonia spiaggiata. I bambini inizialmente hanno mostrato un certo disagio al contatto con i residui di questa biomassa vegetale, ma, alla fine del percorso educativo, hanno maneggiato con estrema naturalezza questo materiale mostrando di avere superato molte remore e paure.

Contestualmente, l’Istituto sta sensibilizzando i Comuni balneari, iniziando da quelli laziali, affinché si facciano promotori dell’installazione sulla spiaggia di una specifica cartellonistica che informi sul valore ecologico di questa pianta, promuovendo così la spiaggia ecologica, che significa anche convivere con le banquettes ed apprezzarne l’importanza.

Purtroppo in molti paesi dell’Unione Europea, non solo quindi in Italia, le foglie che si staccano dalla pianta, accumulandosi lungo la battigia e finendo sulla spiaggia, sono spesso considerate rifiuti. Nonostante la circolare MATT 8123/2006 “Gestione della posidonia spiaggiata” preveda varie soluzioni gestionali:

  • mantenimento in situ delle banquettes (prendendo a modello le “spiagge ecologiche”, come fatto in Francia in alcune aree protette marine)
  • spostamento degli accumuli in zone meno frequentate della spiaggia per poi riportarla in sede alla fine della stagione balneare
  • rimozione permanente.

Il Settore Mare di ARPAT, di recente, ha fornito il suo supporto al Comune di Pisa che si è trovato ad affrontare una problematica urgente di spiaggiamento occasionale ed eccezionale di Posidonia sull’arenile di Calambrone. In questo caso la soluzione prescelta è stata quella di spostare la massa vegetale (principalmente foglie) in una zona più marginale della spiaggia, a ridosso della nuova sistemazione del Canale dello Scolmatore, in modo da costituire una nuova area di duna ed anteduna, prevedendo che vengano “ricoperte con uno strato di sabbia utile e funzionale anti-erosiva, con la garanzia del massimo rispetto e salvaguardia del naturale equilibrio ambientale”, pensando inoltre ad una successiva piantumazione di vegetazione dunale ad ulteriore consolidamento dell’area.

I Comuni, purtroppo, spesso scelgono la rimozione permanente, destinando questa biomassa vegetale a discariche e/o inceneritori, con pesanti oneri economici a carico della collettività.

Per fortuna in Italia, in particolare in Sardegna, in Spagna, a Malta ma soprattutto in Francia comincia ad affermarsi una reale sensibilità verso la spiaggia ecologica, dove si predilige il mantenimento delle banquettes di Posidonia in loco, riconoscendone a pieno il prezioso ruolo.

Negli ultimi anni si è aperta anche la possibilità di utilizzare questa biomassa in impianti di compostaggio. Infatti il Decreto Legislativo 29 aprile 2010, n. 75 “Riordino e revisione della disciplina in materia di fertilizzanti, a norma dell’articolo 13 della legge 7 luglio 2009, n. 88” afferma che per la produzione di compost possano essere utilizzate anche “alghe e piante marine, come la posidonia spiaggiata, previa separazione della frazione organica dalla eventuale presenza di sabbia, tra le matrici che compongono gli scarti compostabili, in proporzioni non superiori al 20% (P:P) della miscela iniziale”.

Per approfondimenti, si può consultare la pubblicazione di ISPRA “Formazione e gestione delle banquettes di Posidonia oceanica sugli arenili” (2010), alla cui stesura ha contribuito anche ARPAT, che ha trasferito nel documento l’esperienza maturata nel 2006 in occasione della predisposizione delle Linee guida della Provincia di Livorno.

Testo a cura di Stefania Calleri e Francesca Chiostri con la supervisione di Cecilia Mancusi

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