L’attività di ARPAT nel monitoraggio dei cetacei, delle tartarughe e dei grandi pesci cartilaginei – anno 2017

Gli ultimi decenni hanno visto un crescente interesse verso i cetacei rilevabile sia attraverso l’incremento del whale watching e nature cruises, sia per il proliferare di articoli e news sulla stampa e sul Web. Purtroppo le conoscenze scientifiche e forme di registrazione strutturata delle informazioni sono ancora carenti e, anche nei mari della Toscana, un parametro fondamentale quale l’abbondanza delle popolazioni di balene, delfini, tartarughe o grandi squali sono tuttora molto approssimative.

Con la Legge Regionale 19 marzo 2015 n° 30 “Norme per la conservazione e valorizzazione del patrimonio naturalistico-ambientale regionale”, la Regione Toscana istituisce, tra le altre misure, l’Osservatorio Toscano per la Biodiversità con funzioni di coordinamento e monitoraggio dello stato di conservazione di queste specie nell’ambito del Santuario Pelagos (L. 11 ottobre 2001 n°391). In questo contesto, attraverso il Piano Ambientale ed Energetico Regionale (PAER), si è costituita una rete tra varie Istituzioni Pubbliche finalizzata alla raccolta e allo scambio di informazioni e di dati che coinvolge oltre ad ARPAT e Regione Toscana le Capitanerie di Porto, i Comuni costieri, l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale Lazio e Toscana, l’Università di Siena, vari Parchi regionali e nazionali.

In quest’ottica i dati di cetacei, tartarughe e grandi squali raccolti da ARPAT sono, non solo forniti alla Regione Toscana e resi disponibili sul sito http://www.regione.toscana.it/-/osservatorio- toscano-per-la-biodiversita, ma anche condivisi con istituzioni esterne alla regione quali l’Università di Pavia che ospita la banca dati (http://mammiferimarini.unipv.it) o il Centro Studi Cetacei (http://www.centrostudicetacei.it).

Un’attenta e capillare attività di monitoraggio degli spiaggiamenti consente inoltre di raccogliere importanti campioni di organi, tessuti o il contenuto stomacale degli esemplari più integri che consentono di supportare ipotesi sulle cause di mortalità e quindi di identificare le pressioni ritenute più pericolose: siano esse catture accidentali della pesca, collisioni con natanti, contaminazione chimica, inquinamento acustico, presenza di micro e macroplastiche, ecc.

  • Arpa Toscana
  • Anno di pubblicazione: 2018
  • Periodicità: annuale
  • Temi: biodiversità

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.