La qualità dell’acqua potabile a Benevento


Le caratteristiche dell’acqua erogata nel capoluogo sannita sono migliorate negli ultimi anni. Lo indica uno studio condotto dall’Arpa Campania. Tuttavia permangono differenze da quartiere a quartiere.

L’utilizzo eccessivo  delle risorse idriche, spesso incontrollato, e il processo di industrializzazione hanno generato negli anni una modifica delle caratteristiche chimico-fisiche dell’acqua. Le acque utilizzate dall’uomo per i propri bisogni sono indicate  come “acque destinate al consumo umano” o “acque potabili”. Esse sono disciplinate dal decreto legislativo 31/2001, adottato in attuazione della direttiva 98/83/CE e modificato dal decreto legislativo 27/2002 e recentemente dal decreto ministeriale 14/06/2017.

Si tratta di acque trattate e non trattate destinate ad uso potabile, per la preparazione di cibo o altri usi domestici e per l’igiene personale, a prescindere dalla loro origine e provenienti da varie forme di approvvigionamento e distribuite tramite acquedotti, cisterne o confezionamento in bottiglia o in altri contenitori. Per essere definite potabili, le acque devono soddisfare molti requisiti:

• non devono contenere sostanze tossiche;

• non devono contenere microrganismi patogeni;

• devono contenere disciolti una certa quantità di sali minerali;

• devono essere incolori, inodori e insapori.

Nel Laboratorio multisito alimenti e acque ad uso umano dell’Arpa Campania, situato a Benevento, si è effettuato uno studio finalizzato alla valutazione del cambiamento nel tempo della qualità delle acque erogate nel capoluogo sannita. Sono stati analizzati 1927 campioni di acqua di rete per 47 diversi parametri, in un arco temporale lungo dodici anni (2005-2017).

I 61000 abitanti della città di Benevento, secondo la zona di residenza, usufruiscono di tre diverse forniture idriche: l’acquedotto regionale del Biferno (quartiere di Pacevecchia e parte del Viale Mellusi), i pozzi della zona di Pezzapiana e Campo Mazzoni (Rione Libertà e Rione Ferrovia),  la sorgente di Pietrafitta (zona industriale di Contrada Olivola). Quantitativamente va precisato che la maggior parte delle acque, circa il 58%, proviene dagli acquiferi  presenti in località Campo Mazzoni ed in località Pezzapiana.

La problematica storica legata a questi due acquiferi è la presenza di nitrati in concentrazioni prossime al limite di legge (50 mg/L) dovuta all’uso agricolo intensivo delle aree rurali della città e ad un utilizzo indiscriminato di concimi azotati, nonché alla presenza di tetracloroetilene in falda.
Questo alogenuro organico deriva presumibilmente da inquinamento legato alla presenza, in prossimità delle captazioni, di un dinamico nucleo industriale e di infrastrutture ferroviarie. Pertanto con tecniche di analisi statistica multivariata si è voluto verificare, in relazione a questi due parametri, se le acque negli ultimi dodici anni avessero subito dei peggioramenti o dei miglioramenti.

Grafico 1: Andamento nitrati nei campioni di acqua in esame

L’analisi dei dati ha evidenziato che la fornitura idrica destinata all’utenza nella città di Benevento è caratterizzata da due tipi di acque con concentrazione di nitrati molto diversa. Le acque con una concentrazione di nitrati più alta sono quelle captate dagli acquiferi di Campo Mazzoni e di Pezzapiana, che presentano una concentrazioni di nitrati pari a circa 40mg/L, invece le acque che presentano una bassa concentrazioni di nitrati sono quelle che provengono dalle pregiate sorgenti del Biferno, con concentrazioni pari a 5 mg/L (Grafico 1).

L’analisi statistica ha altresì evidenziato che il tetracloroetilene è presente solo nelle acque captate dagli acquiferi di Campo Mazzoni e Pezzapiana ed è assente nelle acque provenienti dal Biferno.La città quindi può essere divisa in due aree in cui è evidente che ad alcuni cittadini vengono fornite delle acque comunque idonee, ma con una concentrazione più alta sia di nitrati che di tetracloroetilene e un’altra zona che invece presenta un’acqua migliore perché proveniente dalle sorgenti del Biferno (Grafico 2). Quando la condotta del Biferno non è pienamente operativa, però, spesso la sua acqua viene miscelata a quella dei pozzi di Campo Mazzoni e Pezzapiana e ciò comporta una lieve modifica delle concentrazioni degli inquinanti.

Grafico 2: Andamento del tetracloroetilene nei campioni di acqua in esame

Ai fini di una valutazione accurata delle caratteristiche variabili nel tempo dell’acqua erogata ai cittadini beneventani, è stata applicata ai dati l’analisi statistica delle componenti principali. Con questa tecnica è stato evidenziato che tra i 47 parametri analizzati già solo 18 potevano rispondere della larga parte della variazione nel tempo della qualità delle acque erogate in città. I 18 parametri sono stati raccolti in tre componenti principali secondo il seguente schema:

• COMPOSIZIONE SALINA – PC1 (Calcio, Cloruro, Conducibilità, Durezza totale, Nitrati, Potassio, Residuo secco, Sodio e Solfato);

• INQUINAMENTO DA COMPOSTI CLORURATI – PC2 (Bromodiclorometano, Bromoformio, Clorodibromometano, Cloroformio e Trialometani totali);

• PRESENZA DI MICRORGANISMI FECALI– PC3 (Conta batterica a 37°C, Coliformi fecali, Enterococchi ed Escherichia coli).

La presenza di sali inorganici, tra cui i nitrati di origine agricola, ha subito negli ultimi dodici anni una lenta, ma costante e progressiva decrescita (Grafico 3). Questa condizione può essere spiegata sia con la diminuzione dell’uso agricolo di concimi inorganici, ma anche con una riduzione dei volumi di acqua captati dagli acquiferi di campo Mazzoni e Pezzapiana, e un aumento di quelli provenienti dalle pregiate sorgenti del Biferno.

Grafico 3: Analisi del trend di PC1

L’inquinamento dei composti clorurati (PC2) è dovuto all’utilizzo eccessivo di detergenti disinfettanti che rilasciano in falda una grande quantità di sottoprodotti dannosi per la salute quali il percloroetilene (PCE). Il PCE, usato come solvente a “secco”, viene largamente utilizzato come sgrassante nelle lavanderie, nell’industria metalmeccanica, nel lavaggio delle rotaie dei treni, come solvente per vernici ed infine nell’industria chimica e farmaceutica.

Nella città di Benevento questi prodotti sono stati individuati soprattutto nelle acque captate in zona Ferrovia, dove il percloroetilene viene utilizzato per il lavaggio delle rotaie dei treni. L’inquinamento dei composti clorurati ha un leggero decremento nel tempo, a testimonianza del fatto che c’è un miglioramento e quindi una riduzione dei sottoprodotti del cloro nelle falde acquifere e presumibilmente un uso più consapevole di questi prodotti estremamente inquinanti e persistenti nell’ambiente (Grafico 4).

Grafico 4: Analisi del trend di PC2
La presenza di microrganismi fecali nelle acque (PC3), a differenza delle altre due componenti principali legate all’aspetto chimico fisico, non mostra un significativo cambiamento nel tempo (Grafico 5). I superamenti dei valori limite di legge sono presenti anche se non frequenti.
Grafico 5: Analisi del trend di PC3

L’analisi statistica ha escluso dalle tre componenti principali la ricerca del batterio Pseudomonas aeruginosa, focalizzandosi, a livello microbiologico, unicamente sulla contaminazione di natura fecale. Pseudomonas aeruginosa può moltiplicarsi in ambiente acquatico in presenza di nutrienti e nel biofilm nella rete di distribuzione e il suo riscontro nelle acque potabili è generalmente indice del deterioramento della qualità microbiologica dell’acqua dovuto alla presenza di nutrienti, ad un flusso dell’acqua troppo basso o ad un trattamento di potabilizzazione insufficiente.

Pertanto Pseudomonas è un valido indicatore della qualità microbiologica dell’acqua potabile a livello della rete di distribuzione nonché dell’efficacia del trattamento di potabilizzazione poiché sono suoi serbatoi di diffusione i punti di erogazione degli impianti di distribuzione dell’acqua, difficilmente raggiungibili dal disinfettante residuo.

L’assenza di questo parametro dalle componenti principali conferma pertanto l’efficienza dei trattamenti di potabilizzazione e del buon mantenimento della rete di distribuzione delle acque della città di Benevento, nonostante la loro vetustà.

In conclusione, con questo studio si è potuto evidenziare che le acque destinate alla città di Benevento, negli ultimi dodici anni, sono migliorate nella loro composizione chimico-fisica e che gli interventi di prevenzione quotidianamente utilizzati sono  adeguati al tipo di risorsa e in grado di eliminare o abbattere i contaminanti microbiologici specifici.

Inoltre, l’utilizzo di tecniche di analisi multivariata, per l’analisi dei dati, può fornire indicazioni importanti per la valutazione e la programmazione degli interventi di controllo e prevenzione del sistema di distribuzione delle acque destinate al consumo umano.

Francesca Barone, Vittoria Ricci, Loredana Carideo, Mirella Schipani, Letizia Petrella Raffaele Esposito, Caterina Martuccio – Arpa Campania – f.barone@arpacampania.it

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