Incendi e smog attanagliano il Piemonte

Gli incendi che per giorni hanno investito le vallate alpine in Piemonte hanno causato notevoli danni alla flora e alla fauna e provocato un aumento delle concentrazioni degli inquinanti atmosferici, portando strascichi anche in Valle d’Aosta.

Dopo giorni di emergenza la situazione degli incendi in Piemonte che ha interessato le vallate alpine nell’area metropolitana di Torino, sembra essere sotto controllo. La massima allerta per gli incendi boschivi era stata dichiarata lo scorso 10 ottobre. Da allora sono stati registrati oltre 130 diversi focolai, in quasi tutte le province, in particolare nel torinese e nel cuneese. La siccità e il vento di foehn ne hanno favorito la propagazione.

Queste immagini (“Copernicus Sentinel data (2017)”), del 27 ottobre, mostrano la diffusione del fumo degli incendi boschivi nelle Alpi, da Mompantero verso la pianura piemontese, viste dal satellite Sentinel-2A del programma europeo Copernicus nella banda del visibile (a destra) e dell’infrarosso (a sinistra).

La qualità dell’aria

Arpa Piemonte, dal 24 ottobre, è intervenuta sui luoghi degli incendi boschivi che hanno interessato la provincia di Torino e di Cuneo, per rilevare la presenza di sostanze aerodisperse prodotte dalla combustione in quantità tali da prefigurare un potenziale danno alla salute in termini di tossicità acuta o comunque un’alterazione significativa della qualità dell’aria ambiente.

Con i rilevatori portatili a celle elettrochimiche ha effettuato su tutti i comuni interessati dagli incendi, sia nei centri abitati che a ridosso delle fiamme, la misurazione di una serie di inquinanti che possono presentare tossicità immediata e in particolare del monossido di carbonio, gas tossico che viene prodotto da reazioni di combustione, come ad esempio negli incendi boschivi.

In dieci giorni di controlli, per un totale di circa 800 valutazioni in campo, solo un dato di monossido di carbonio è stato trovato al di sopra del valore limite: in frazione San Martino del comune di Cantalupa in prossimità del fronte dell’incendio la sera del 25 ottobre scorso. Nel centro abitato il valore era al di sotto del limite, ma i tecnici dell’Agenzia hanno immediatamente informato Sindaco e Asl compente.

Il particolato prodotto dagli incendi ha interessato anche la pianura torinese. Le concentrazioni in aria ambiente del PM10 misurate nel territorio nella Città metropolitana di Torino hanno raggiunto valori decisamente elevati, ben oltre il valore limite giornaliero di 50 microgrammi/me in alcuni casi la strumentazione che produce misurazioni in continuo, con base temporale giornaliera od oraria, ha evidenziato criticità operative verosimilmente causate dall’inusuale quantità di materiale particolato presente in aria ambiente.

Venerdì scorso, il dato validato nella stazione di Beinasco ha registrato per il PM10 354 microgrammi/m3, valore più alto registrato in Piemonte dal 2000 ad oggi dalla rete di Arpa Piemonte e causato in buona parte dal fumo degli incendi boschivi che hanno continuato ad interessare le montagne del Piemonte. I fumi, trasportati dai venti di foehn di giovedì pomeriggio, sono giunti fino al capoluogo piemontese andando a sommarsi all’inquinamento di origine antropica presente in città.

La nube generata dall’incendio della val di susa del 27 ottobre (pyrocloud) vista dal sistema radarmeteorologico di Bric della Croce (le immagini mostrano quanto il fumo abbia interessato l’area torinese).

A Pinerolo, centro vicino agli incendi di Cantalupa e Cumiana, che usualmente nel mese di ottobre  non supera mai  il valori limite di 50 microgrammi/m3, sempre venerdì sono stati misurati 204 microgrammi/m3 a conferma del contributo particolarmente significativo degli incendi sui valori delle polveri sottili.

A causa degli incendi che hanno interessato la Valle Orco e la Val Chiusella in alcune giornate sono stati registrati valori elevati di PM10 anche dalla stazione di Ceresole Reale, posta a 1620 metri di altezza.

Il peggioramento della qualità dell’aria è stato avvertito anche in Valle d’Aosta dove per effetto dei venti la carica di particolato atmosferico ha raggiunto la regione.

Vista la situazione è prevedibile un aumento generalizzato delle medie annuali di PM10 nel 2017 rispetto al 2016 – anno che peraltro era stato caratterizzato da condizioni meteorologiche particolarmente favorevoli alla dispersione degli inquinanti – ma ciò nonostante, se da qui a fine anno non si verificheranno altri episodi analoghi, gli altri inquinanti che già rispettavano i limiti continueranno a farlo.

Nei prossimi giorni Arpa effettuerà valutazioni di dettaglio utilizzando i dati che scaturiranno dalle attività analitiche del laboratorio competente.

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