Uragano o tempesta extratropicale? In ogni caso è allerta rossa!

La comunicazione del rischio richiede un proprio linguaggio. L’uso del codice colore si dimostra la soluzione più efficace: il Servizio meteorologico della Lombardia ne parla a proposito dell’uragano Ophelia.

Ophelia è stato l’uragano più intenso della storia dell’Atlantico orientale: l’eccezionalità si deve, oltre alla sua intensità, anche alla traiettoria piuttosto insolita, che lo ha visto originarsi ad ovest delle isole Azzorre per poi risalire verso nord-est, fino a raggiungere Irlanda e Regno Unito nelle prime ore di lunedì 16.

Il sistema depressionario ha preso vita il 6 ottobre scorso da un fronte freddo morente alle latitudini tropicali, il quale ha trovato le condizioni giuste per acquisire energia e divenire, a partire dall’11 ottobre, il decimo uragano atlantico e il sesto tra i più forti della stagione 2017. Il suo centro di bassa pressione nei primi giorni è rimasto pressoché stazionario sopra il tratto di Oceano circa a 1000 km a sud-ovest delle Isole Azzorre e a 2000 km ad ovest delle Canarie. La sua intensità è cresciuta fino al 14 ottobre, quando per qualche ora ha raggiunto la categoria 3. Successivamente è iniziata la sua lenta fase di indebolimento che lo ha visto spostarsi verso nord-est.

Ophelia  dal satellite Meteosat

Con una raffica massima di 156 km/h, la mattina del 16 l’ex uragano Ophelia ha raggiunto le coste dell’Irlanda, passando alla storia nazionale come la tempesta più potente dal 1961. Se dalla Royal Meteorological Society fanno sapere che tempeste di questa intensità sono piuttosto rare, non è affatto inusuale che ex uragani approdino sulle coste delle Isole Britanniche. Da un’analisi riportata dal Washington Post è emerso che dal 1851 ben 45 tempeste dal “passato tropicale” hanno raggiunto l’Irlanda o le immediate vicinanze, circa una ogni 3-4 anni.

I record di Ophelia riguardano soprattutto l’intensità raggiunta dalla tempesta in acque solitamente poco favorevoli (relativamente fresche) al rinforzo e al mantenimento dei cicloni tropicali; Ophelia è stato infatti l’uragano più orientale, come posizione nell’Atlantico, a raggiungere la categoria 3 (scala Saffir Simpson per la misura dell’intensità degli uragani con valori da 1 a 5). Ciò significa che anche se per un breve periodo i suoi venti hanno superato probabilmente i 200 km/h. La rarità di questa situazione ha messo a dura prova i sofisticati modelli meteorologici adibiti alla previsione di questi eventi estremi.

La traiettoria di Ophelia prevista venerdì 13 ottobre – Fonte ECMWF

In particolare dall’ECMWF (Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine), le prime previsioni possibilistiche sull’arrivo di Ophelia sono uscite a 5-6 giorni dal reale approdo, mostrando un’affidabilità sempre crescente fino a 2-3 giorni prima, quando con buonissima precisione è stato individuato il percorso dell’occhio della tempesta lungo la costa occidentale della nazione irlandese. Maggiori difficoltà sono state riscontrante sull’intensità della tempesta, dato che anche la più pessimistica previsione non comprendeva un rinforzo fino alla categoria 3. Una tempesta quindi decisamente anomala e sorprendente, figlia di una “stagione” degli uragani atlantici mai così attiva dal 2005.

Allerta rossa in Irlanda

Il Servizio meteorologico irlandese ha emesso un’allerta rossa, estesa all’intero Paese per la prima volta nella sua storia. Conseguentemente sono state attivate numerose azioni di protezione. Un esempio per tutti: il Servizio sanitario nazionale ha sospeso tutte le visite ordinarie già programmate per evitare lo spostamento di mezzi e persone, concentrando le risorse per le richieste urgenti.

Come spesso accade, molti si sono chiesti quale fosse il modo più efficace per far comprendere alla popolazione il livello di pericolosità del fenomeno che si stava avvicinando: è chiaro che il termine “uragano” suscita immediatamente una maggiore percezione del rischio, rispetto al termine “depressione extratropicale”, sicuramente più corretta dal punto di vista scientifico, ma meno evocativa. Il codice colore (“rosso”, in questo caso) è la sintesi che concilia le due esigenze. Come noto, anche in Italia, il Sistema di protezione civile ha unificato le codifiche di allerta, adottando un sistema di codice colore riferito agli impatti dei fenomeni meteorologici.

E’ molto poco probabile che una tempesta tropicale atlantica possa raggiungere l’Italia, ma non per questo possiamo ritenerci al sicuro dai rischi indotti dai fenomeni naturali intesi. Al proposito i Servizi meteorologici delle Agenzie, insieme alle Regioni e al Dipartimento nazionale di protezione civile, lavorano quotidianamente per garantire la vigilanza meteorologica e per migliorare il sistema di prevenzione e comunicazione del rischio naturale.

A cura del Servizio meteorologico regionale di Arpa Lombardia

 

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