Disinfezione sperimentale con acido peracetico in Versilia

In corso, nella stagione balneare 2017, l’uso sperimentale di peracetico per la disinfezione delle acque di alcuni fossi che recapitano in mare in Versilia, al fine di evitare i ricorrenti episodi di superamento dei parametri di balneabilità delle acque nelle aree di costa limitrofe alla foce di questi fossi.

Il monitoraggio delle acque di balneazione effettuato da ARPAT nel corso degli anni ha evidenziato, in Versilia, frequenti casi di superamento dei parametri microbiologici, che hanno portato alla necessità di intervenire con divieti temporanei di balneazione (vedi Le acque di balneazione in Versilia).

Questi episodi hanno interessato prevalentemente aree balneari – non a caso classificate come “scarse” o “sufficienti” – che ricevono gli apporti inquinanti dei piccoli corsi d’acqua che sfociano lungo il litorale. Questi fossi (Abate, Fiumetto e Motrone) ricevono scarichi fognari non trattati (per abusivismo, commistioni di acque nere e bianche, carenze nella rete fognaria, ecc.) provenienti dagli agglomerati urbani di Lido di Camaiore, Marina di Pietrasanta e Viareggio e – soprattutto in concomitanza di precipitazioni intense – possono contaminare anche le acque costiere.

La soluzione di queste criticità comporta importanti interventi strutturali che richiedono cospicui investimenti, tempi di realizzazione medio-lunghi e il coinvolgimento degli enti territoriali. A tal fine la Regione Toscana ha sottoscritto, con le Province e i Comuni interessati, un Accordo di programma per la tutela delle foci fluviali e delle acque marino-costiere della riviera apuo-verisliese. L’ accordo prevede tra l’altro che in via temporanea – in attesa del completamento degli altri interventi – possa essere effettuata una disinfezione con acido peracetico (PAA) delle acque dei fossi per ridurne la contaminazione.

Data la natura straordinaria dell’intervento l’accordo di programma prevede che l’esecuzione del trattamento sia subordinato a un periodo di sperimentazione – affidato a un “ente terzo”, individuato nell’Università di Pisa – finalizzato a verificarne l’efficacia disinfettante e l’innocuità ambientale. In particolare sono previsti:

  • campionamenti pre-opera per la definizione del bianco: valore con il quale confrontare l’impatto del trattamento con riferimento ai parametri biologici ed eco tossicologici
  • messa a punto del dosaggio di acido peracetico sufficiente ad avere la necessaria efficacia con il minimo effetto tossico
  • valutazione del trattamento sia dal punto di vista dell’efficacia che della sua tossicità a breve e lungo termine

La sperimentazione – iniziata nell’aprile 2017 – viene effettuata per step:

  • la fase 1 prevede l’immissione di acido peracetico nelle idrovore del Fosso dell’Abate, che sono dei sistemi chiusi e quindi facilmente monitorabili.
  • la fase 2, che verrà avviata solo a fronte di risultati positivi e assenza di ecotossicità nello step precedente, prevede l’immissione di PAA  nell’alveo dei fossi per proseguire, a regime, per due stagioni balneari (fase 3).

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