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Un mondo di citizen scientists

citizen-scienceVi piacerebbe partecipare attivamente alla ricerca sulla presenza di specie aliene o sugli effetti dei cambiamenti climatici, sulla conservazione delle specie rare o sull’impatto che l’uomo ha sull’ambiente? Se la risposta è si, ma non avete le conoscenze scientifiche per farlo, potreste essere dei potenziali citizen scientists, cittadini volontari che partecipano alla ricerca scientifica pur non essendo esperti. Questo è il principio cardine su cui si basa la citizen science, la “scienza dei cittadini”.

In Italia, uno dei primi progetti di Citizen Science (da ora CS) è CSMON-LIFE (Citizen Science MONitoring). Finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma LIFE+, prevede la partecipazione del grande pubblico nello studio, nella gestione e nella conservazione della biodiversità. I cittadini sono coinvolti in attività di monitoraggio, e, guidati e formati da esperti, diventano citizen experts,  capaci di valutare la qualità dei dati raccolti dagli altri cittadini.

In realtà, il primo esempio di CS sembra risalire al 1900, quando la National Audubon Society (organizzazione ambientale no-profit statunitense dedicata alla conservazione degli uccelli) chiedeva il contributo dei  cittadini per la Christmas Bird Count, il monitoraggio degli uccelli che avveniva ogni Natale.

Dopo circa cinquant’anni da allora Rick Bonney negli Stati Uniti e Alan Irwin nel Regno Unito coniavano il termine CS, anche se con sfumature diverse: il primo sottolineava l’importanza del ruolo dello scienziato nel coinvolgimento del pubblico, il secondo della formazione di una cittadinanza scientifica che portasse all’apertura della conoscenza scientifica stessa.

Oggi i due aspetti si sono integrati anche se ancora non vi è una definizione univoca di CS. Il termine CS, nel giugno 2014, è comparso nella lista di parole nuove del dizionario  Oxford English che l’ha definita come «la raccolta e l’analisi di dati relativi al mondo naturale da parte di un pubblico, che prende parte a un progetto di collaborazione con scienziati professionisti» (fonte: Scienza in rete).

La Commissione Europea, nel Green paper on Citizen Science for Europe, definisce la CS come «la partecipazione del grande pubblico nelle attività di ricerca scientifica». I cittadini contribuiscono attivamente alla scienza con il loro impegno intellettuale, con le proprie conoscenze, con i loro strumenti e risorse; forniscono dati sperimentali, sollevano nuove domande e co-creano una nuova cultura scientifica. D’altro canto, mentre aggiungono valore alla ricerca, i partecipanti acquisiscono nuove conoscenze e competenze e comprendono il processo scientifico in maniera affascinante e coinvolgente.

Negli ultimi vent’anni le iniziative di CS sono aumentate notevolmente così come anche, grazie al web, è aumentata la possibilità da parte dei cittadini di accedere ai risultati dei progetti di CS (per approfondire: La citizen science 2.0, Treccani).

Infatti, uno dei principi cardine su cui si basa la CS è l’accesso aperto ai risultati. I dati raccolti sono resi pubblici e disponibili, ove possibile, in formato di libero accesso (open access). Inoltre, per definirsi tali, i progetti di CS, oltre a coinvolgere attivamente i cittadini, devono produrre un risultato scientifico originale. Le persone coinvolte posso prendere parte a più fasi del processo scientifico e il loro contributo viene riconosciuto ufficialmente nei risultati del progetto.

Ad ogni modo la CS è considerata una metodologia di ricerca come qualunque altra, con limiti e margini di errore che devono essere presi in considerazione e tenuti sotto controllo. A tal proposito, infatti, i programmi di CS vengono valutati per il loro risultato scientifico, per la qualità dei dati, per l’esperienza dei partecipanti e per l’ampiezza dell’impatto sociale e sulle politiche di settore.

Nella CS oggi, si delineano due importanti aspetti: un crescente impegno dei cittadini e una crescente assunzione di responsabilità degli scienziati nelle questioni democratiche e di policy. Nel With paper on Citizen Science for Europe, infatti, la Commissione Europea indica tre livelli sui quali agire per agevolare un cambiamento orientato ai principi della CS:

  • un “macro” livello che corrisponde al contesto entro il quale agiscono decisori politici e finanziatori, per individuare strategie comuni europee e finanziamenti adeguati per superare le barriere e le diversità tra gli Stati;
  • un “meso” livello che prevede di agire nel campo della mediazione e della facilitazione;
  • un “micro” livello a cui afferiscono i gruppi di ricerca e le comunità. Ciò che guida la CS è l’entusiasmo e la dedizione del singolo. La passione per la scienza è fondamentale nel promuovere nuovi modi di fare ricerca e sbloccare il potenziale delle persone e per questo deve essere sostenuta.

In California, nel 2015, si è svolta la prima conferenza mondiale sulla CS che ha visto la partecipazione di più di seicento persone provenienti da venticinque Paesi. A febbraio di quest’anno l’evento si è svolto a Raleugh (North Carolina). Anche l’Italia si è mossa: è, infatti, prevista per novembre a Roma la prima conferenza nazionale sulla CS in Italia.

3 pensieri su “Un mondo di citizen scientists

  1. Noi qui a Livorno abbiamo creato un manifesto grazie ad incontri partecipato, del quartiere eco solidale e una ventina di gruppi attivi di quartiere eco solidali. Siamo diverse centinaia.

    Siamo nati e siamo in rete tra noi.
    Vorremmo partecipare.
    Grazie
    Irene genovese

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