L’ambiente in Europa: stato e prospettive nel 2020

Male la biodiversità, meglio le emissioni, fonti rinnovabili e uso efficiente delle risorse. L’Agenzia europea per l’ambiente (EEA) presenta un bilancio della situazione ambientale del nostro continente e accompagna i dati con indicazioni concrete per chi è chiamato a prendere decisioni politiche. Lo fa nel Rapporto “State and Outlook of the Environment Report – SOER 2020”, un documento redatto ogni cinque anni sulla base delle informazioni ambientali raccolte dai 33 paesi aderenti (i 28 dell’Unione più Islanda, Liechtenstein, Norvegia, Svizzera e Turchia) e da 6 cooperanti (Albania, Bosnia-Erzegovina, Macedonia del Nord, Montenegro, Serbia e Kosovo).

Riunione del Management board della EEA

All’interno dell’Agenzia Europea, l’Italia è rappresentata dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale e dal Ministero dell’Ambiente. Alessandro Bratti, Direttore generale dell’Ispra, è anche vicepresidente dell’Agenzia.

Il quadro delineato dal Rapporto SOER 2020 presenta tendenze ambientali, nel complesso, simili a quelle del 2015. La preoccupazione maggiore è per quello che viene definito capitale naturale: aree protette, specie animali e vegetali, consumo del suolo, inquinamento dell’aria e impatto sugli ecosistemi. Dei 13 obiettivi strategici fissati per il 2020 in questo settore, solo due – aree terrestri e aree marine protette – hanno buone probabilità di essere raggiunti. Guardando al 2030, se le attuali tendenze dovessero rimanere tali, il deterioramento dell’ambiente naturale si aggraverà e aria, acqua e suolo continueranno a essere inquinati. C’è ancora, però, la possibilità di centrare quelli a più lungo termine del 2030 e 2050.

Il Rapporto dell’Agenzia Europea è indubbiamente preoccupante. Lo scenario europeo mostra un degrado diffuso dell’ambiente, con pochi settori in stato non negativo – ha sottolineato Alessandro Bratti intervenendo alla presentazione del Rapporto a Bruxelles – Anche se l’Italia non è al di sotto della media europea, anzi con situazioni indiscutibilmente buone, come nel caso del patrimonio naturale e delle aree protette, i nostri macrotrend non si discostano da quelli europei. I trend non positivi impongono ulteriori notevoli sforzi per l’implementazione del Green New Deal, verso il quale sono riposte grandi attese. L’impegno di Ispra è di continuare il percorso intrapreso con le ARPA/APPA per operare sempre di più in maniera sinergica”.

Progressi significativi sono stati fatti dall’Europa per quanto riguarda l’efficienza delle risorse, l’economia circolare; con qualche blocco negli ultimi mesi, diminuiscono anche le emissioni di gas serra, quelle industriali e la produzione di rifiuti. Migliora l’efficienza energetica e cresce la percentuale di energia rinnovabile. Nonostante i progressi, con difficoltà saranno raggiunti gli obiettivi energetici e climatici per il 2030 e il 2050 senza una forte sterzata.

Tendenze e proiezioni delle emissioni di gas a effetto serra nell’UE-28, 1990-2050

Gli effetti dei cambiamenti climatici e dell’inquinamento atmosferico e acustico sull’ambiente e la salute umana sono ancora fonte di preoccupazione. L’esposizione al particolato, responsabile di circa 400 000 decessi prematuri in Europa ogni anno, colpisce i paesi dell’Europa centrale e orientale in modo sproporzionato. Vi è inoltre una crescente preoccupazione per le sostanze chimiche pericolose e i rischi che ne derivano. Guardando al futuro, con una migliore integrazione delle politiche sull’ambiente e la salute, le prospettive per la riduzione dei rischi ambientali per la salute potrebbero essere più ottimistiche.

Il rapporto è stato presentato mercoledì 4 dicembre a Bruxelles nella sede del Consiglio dell’Unione Europea, l’organo che riunisce in varia composizione secondo i temi affrontati i rappresentanti dei vari governi.

Qui il comunicato stampa del SOER 2020, la relazione completa e il documento di sintesi: https://www.eea.europa.eu/it/highlights/lo-stato-dell-ambiente-in-europa.

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